Lampi di Colore

Lampi di Colore 93

Ripresa dopo  la  pausa pasquale (ieri gli USA erano aperti ma i volumi ridotti, ai minimi da fine 2015) su toni tranquilli e attività  ancora ridotta.

In realtà, i giorni scorsi non sono stati avari di sorprese. Intanto il GDP  US del quarto trimestre 2015 è  stato  rivisto a +1.4% annualizzato, principalmente grazie alla spesa  per consumi (rivista a +2.4% da +2%) e  a  maggiori esportazioni. Nulla di spettacolare,  ma se  si pensa  che la  prima stima  era  ferma a un misero +0.7% e la seconda mostrava un +1%,  appare evidente che la coda del  2015 in US non è stata cosi scarsa come si credeva. A parte ciò, il  fatto fa  riflettere su come le  revisioni cambiano totalmente il significato  dei dati. Un esempio di  quest’effetto lo stiamo notando  anche nel  primo trimestre del 2016: sembrava che i consumi avessero iniziato  l’anno con un buon tono, ma le  successive revisioni alle retail  sales di gennaio (da +0.2% a -0.4%) e al personal spending del medesimo mese (da +0.5% a +0.1%) sembrano indicare diversamente (anche se ora sappiamo che la base di partenza era più  alta). Ne consegue che basarsi sul singolo dato,  specie quando  risulta  particolarmente sorprendente, è un azzardo.

Restando  in tema di macro  US, le  survey regionali di marzo sembrano unanimi nel segnalare una significativa stabilizzazione del manifatturiero.  Dopo Empire NY, Richmond e Philly FED,  anche Kansas FED e Dallas FED hanno fatto segnare significativi rimbalzi (rispettivamente +6 punti a -6 e +22 punti a – 13.6). Il quadro è fotografato dal  seguente grafico,  che evidenzia  la  coralità del balzo.

Lampi di Colore 91

All’appello mancano Milwakee e Chicago  PMI prima dell’ ISM manufacturing di venerdi, che cattura l’intero paese. Le attese sono per un ritorno della survey survey sopra 50.

Venendo alla giornata odierna, la  seduta  asiatica ha mantenuto un tono incerto. L’accelerazione  dei profitti industriali cinesi osservata  in Gennaio-Febbraio non ha allettato gli investitori, a giudicare dalle performance di  Shanghai nelle ultime 2 sedute. Sul sentiment ha pesato  la conferma di nuove restrizioni sul real  estate , istituite la  scorsa settimana per contenere la recente salita  dei prezzi. Ora il focus passa sulle survey e i dati di marzo,  concentrati nella prima quindicina del mese (PMI, aggregati monetari e dati macro).

Parimenti, Tokyo non ha beneficiato del recente indebolimento dello yen. Stamattina labour market report e retail sales  di febbraio hanno deluso le  attese. Il mercato ha tenuto, puntando alla conferenza stampa  di  ABE prevista in serata, dalla  quale ci si attendeva qualche novità  sul fronte fiscale. Il  primo ministro giapponese ha dichiarato che l’aumento  IVA avrà luogo tra 12 mesi, ma che ci potrà essere un  anticipazione della  spesa pubblica  prevista dall’attuale budget. Ha inoltre confermato che si sta perseguendo  una coordinazione tra  le politiche monetarie ed economiche,  per rafforzare la  ripresa.

All’apertura, le borse europee hanno provato  a  capitalizzare il recupero di Wall Street di giovedi sera, e la  stabilità  di  ieri,  ma è  durato  poco. Al tono opaco ha contribuito la  rinnovata pesantezza del  petrolio, che prosegue la correzione inaugurata la scorsa settimana. Molti guardano giustamente al livello delle scorte come catalyst: difficile  andare sopra 40 $  senza un segnale di inversione di tendenza su quel fronte. Detto ciò, l’ammontare di scetticismo sul rally dell’ultimo mese e mezzo, avvenuto nonostante le scorte, e che quasi nessuno aveva visto arrivare, è notevole.

Le notizie relative a Carige hanno causato  una breve fiammata di entusiasmo sul settore bancario italiano ed  europeo,  stemperatasi con altrettanta rapidità.
Senza entrare troppo nel merito, osservo che il mercato  sta prendendo l’offerta di Apollo come se fosse la conferma che i non performing loans valgono davvero  il 17/18%  del valore facciale, il che lascia effettivamente buchi in parecchi bilanci,  visto  il livello medio di copertura. Peraltro, da semi profano (non sono un analista bancario), quello di Apollo mi sembra più il furbo tentativo di comprare la maggioranza di un istituto bancario regionale ripulito, utilizzando, per larga parte dell’investimento necessario, il margine che si pianifica di fare sui suoi suoi non performing loans. Come tale, mi pare da un lato un offerta soggetta a eventuali controfferte di altri interessati, e dall’altro un abbozzo di soluzione per alcuni altri istituti “problematici”. Come tale, in generale una buona notizia per il settore bancario nazionale. Ma magari mi sbaglio.

Allargando il quadro, si nota come le  banche europee abbiano restituito interamente il rally post ECB, e al  momento si trovino sotto i livelli pre annuncio delle nuove misure, pur distando ancora un buon margine dai minimi di metà  febbraio.
In altre parole, il mercato  attribuisce al  momento efficacia modesta alle TLTRO e agli acquisti di credito,  continuando a scontare una redditività  in crisi per gli istituti.
Mi pare esagerato. Intanto il cost of funding è  assai  sceso  dai livelli di febbraio, e  sembra destinato  a  scendere ancora  grazie  all’effetto  delle misure ECB su spread e costo della liquidità. E poi le  dinamiche del credito continuano ad essere discrete, il che offre un buon abbrivio all’ingranare delle misure: la crescita del credito al settore privato ha fatto segnare il massimo dal 2010 a febbraio in Eurozone (+  41 miliardi pari a +0.9% da prec +0.6%, ovvero + 33 miliardi di gennaio)

Perso il risk appetite iniziale, la price action si è trascinata nel pomeriggio, complice una Wall Street a sua volta poco  collaborativa, fino alla testimonianza della Yellen, avvenuta a mercati europei chiusi.

La Presidente  FED è stata davvero accomodante,  sconfessando  in toto la retorica dei membri FED che l’avevano preceduta in questi giorni. Nel discorso, preparato per l’Economic Club of New York, ha chiarito che il  FOMC  deve  essere estremamente cauto nell’alzare i tassi, e ha sottolineato varie volte il peggioramento del quadro macro globale e in particolare le  incertezze derivanti  da quello cinese. La  Fed ha ancora molte  opzioni per erogare easing monetario anche se i tassi tornassero a zero, ma deve tener conto dell’asimmetria della situazione: se l’economia accelera la leva dei tassi sarà assai efficace per  stabilizzarla, mentre se rallenta, lo  spazio sui tassi è  poco. E non è chiaro se il recupero dell’inflazione sarà  duraturo.
Interessante l’accenno alla funzione stabilizzatrice della curva dei tassi.  Con la loro  discesa, i rendimenti a lunga hanno ammortizzato  gli effetti negativi dell’inasprimento delle condizioni monetarie seguito al peggioramento del quadro macro globale.

Comprensibile la reazione dei mercati, con Wall Street che ha rapidamente svoltato  in positivo, il  dollaro che ha perso terreno contro tutte le divise, e i treasuries che hanno accelerato la  salita, in particolare le scadenze intermedie. Soddisfazione dal mondo emergente (vedremo domattina l’Asia), mentre i futures europei e giapponesi seguono con meno entusiasmo.