Lampi di Colore

E’ difficile scacciare la sensazione che il robusto recupero odierno dei risk assets sia interamente dovuto alla forza del petrolio. Il brent sta facendo seguire al +6.8% di ieri uno spettacolare +8% (mentre scrivo). Alla luce della correlazione perfetta evidenziata i giorni scorsi, non c’è da stupirsi dei fuochi artificiali sull’azionario globale.

Detto ciò, si tratta probabilmente di una semplificazione. In verità, grazie a Draghi ma non solo, nelle ultime ore sui mercati si respira una certa aria di “contrattacco delle banche centrali”, il che contribuisce ad alimentare l’euforia, e probabilmente ha qualche merito anche nel rimbalzo dello stesso petrolio e delle altre commodities, nella misura in cui impatta sulle attese di crescita e sulla liquidità globale. Il paniere CRB fa seguire un +2.5% al +1.8% di ieri.

La riscossa asiatica è stata guidata stanotte da Tokyo con una performance strepitosa (+5.8%). Principale catalyst, la comparsa su Nikkei news di indiscrezioni secondo cui la Bank of Japan sarebbe riflettendo sull’opportunità di aumentare lo stimolo al prossimo meeting. La perentorietà di Draghi ieri offre ovviamente sostanza a queste speculazioni, che altrimenti avrebbero avuto minor risalto. Lo Yen ha perso oltre l’1% dalla conference ECB .
Dopo un po’ di tira e molla, i mercati cinesi hanno a loro volta scelto il rialzo, aggregandosi al tono positivo dell’area. A Davos, il vice presidente cinese Li Yuanchao  ha ribadito che la Cina non ha interesse a svalutare la divisa.

Sulla scorta del buon sentiment asiatico le borse europee sono partite in buon denaro, e pazienza se i PMI preliminari di gennaio hanno marginalmente deluso le attese, mostrando il primo calo da settembre (53.5 da prec 54.3 e vs attese per 54.1), e il tasso di espansione più basso da Febbraio scorso. Peraltro, vista la fiammata di volatilità osservata sui mercati non c’è troppo da stupirsi di questo moderato rallentamento che, come spiegano gli stessi economisti di Markit lascia l’attività economica su un livello coerente con una crescita di 0.3% 0.4% a trimestre.

Interessante la lettura del PMI manifatturiero US preliminare di gennaio (52.7 da prec 51.2 e vs attese per 51). Normalmente questo dato viene snobbato a favore del più affidabile ISM manufacturing, che recentemente ha mostrato letture sensibilmente inferiori, e da 2 mesi è in territorio di contrazione. Detto questo, come nota Deutsche Bank, il differenziale record tra i 2 indici è di 4.2 punti. Ciò implica che, a meno di i) clamorose revisioni al ribasso o ii) che questo record non venga battuto, il prossimo ISM dovrebbe mostrare un recupero, e segnare una pausa nel recente deterioramento del manifatturiero US.
Decisamente buone anche le existing home sales di dicembre (+14.7% da prec -10% e vs attese per +9%), mentre i leading indicators di dicembre sono calati (-0.2% da +0.5% in linea con attese) e il Chicago Fed di dicembre ha deluso (-0.22 da prec -0.36 e vs attese per -0.15) continuando a indicare crescita sotto trend.

Non che Wall Street si sia fatta influenzare dal macro (non è periodo). Trascinata da oil e central banks, sembra intenzionata a chiudere in bellezza la settimana, con il più insperato dei guadagni, almeno fino a 48 ore fa.
Dal punto di vista tecnico non sarebbe male, perchè farebbe seguire, al “hammer” (figura di inversione di breve) confermato di mercoledi sul grafico daily, un hammer sul grafico settimanale. Stesso discorso per oil e commodities che, a meno di colpi di scena clamorosi, disegneranno le medesime figure sui grafici weekly.

Il supporto di Draghi e le ulteriori rassicurazioni di Padoan hanno prodotto una seconda giornata positiva per le banche italiane, per quanto una raffica di prese di beneficio finali ne abbia ridotto i progressi, in particolare su alcuni degli istituti un po’ chiacchierati. Una sorta di “avvertimento” del mercato ai regulators e alle varie autorità alla vigilia di un week end in cui potrebbero vedere la luce alcuni dettagli della bad bank.
E’ di poco fa un indiscrezione dell’Ansa in cui si cita un interessamento del Santander, e potenzialmente di BNP Paribas, per il Monte dei Paschi. Ovviamente mai come in questo caso, queste indiscrezioni vanno prese con le molle.

Concludo con 2 dati sull’earning season US. Con circa il 15% delle aziende US che ha già riportato, il quarto trimestre si presenta non dissimile da quelli che lo hanno preceduto:
Il 78% delle trimestrali batte le stime di utili, in media del 5%, mentre solo il 48% batte quelle di fatturato, con una media marginalmente negativa (-0.3%) – dati di bloomberg.
Nessun disastro quindi (anzi una percentuale promettente sui profitti) ma va ricordato che le stime erano state assai ridotte, e che grazie al -40% dell’oil e gas la crescita è negativa del 4% anno su anno.