Oggi mi è capitato di rientrare in ufficio poco dopo l’apertura di Wall Street. Come ogni SGR che si rispetti, abbiamo in reception uno schermo sintonizzato su un canale finanziario. Il titolo campeggiante sullo schermo tuonava ” Second downday for S&P500 ! ”
Lo considero un buon esempio dei tempi che corrono, visto che l’S&P ieri ha lasciato sul terreno lo 0.02% e al momento perdeva circa lo 0.15%.
Il marginale assestamento di Wall Street ha comunque contribuito a riportare un po’ di incertezza sui mercati asiatici. Sul fronte macro, in Cina è stata pubblicata la bilancia commerciale di ottobre, con esportazioni e importazioni in moderato rallentamento, in linea con le attese. Nel dettagio, si nota un robusto calo delle importazioni di commodities, in particolare metalli industriali e petrolio. Capital Economics ha osservato che, sebbene i dati siano impattati dal Mid-Autumn Festival, sembra un segnale che la domanda interna sta perdendo momentum. Con il Plenum alle spalle, non è da escludere che le autorità alzino un po’ il piede dall’acceleratore.
Sul clima generale può aver marginalmente impattato anche il newsflow poco esaltante proveniente dagli USA:
** Secondo il Washington Post al Senato starebbero considerando di rinviare i tagli alle tasse di un anno. Vedremo cosa emerge giovedi, quando dovrebbe essere formalizzata la bozza.
** I candidati Repubblicani alle elezioni per il Governatore in Virginia e New Jersey hanno perso malamente (specie nel primo caso) contro i Democratici, un segnale che il disastroso rate approval di Trump sta cominciando a contagiare il gradimento verso il Partito. Personalmente penso che sviluppi del genere aumentino la probabilità di un approvazione rapida di qualche misura fiscale, perchè arrivare alle Midterm elections senza aver ottenuto nulla vorrebbe dire, per i Repubblicani, un elevata probabilità di consegnare il Congresso ai Democratici.
** Infine l’inchiesta sul Russiagate continua ad allargarsi e a produrre imbarazzi e fastidio (e forse ha contribuito alle disfatte di cui sopra).
Quanto a Trump, lui si è limitato ad attaccare la Nordcorea, via Twitter (NoKo has interpreted America’s past restraint as weakness. This would be a fatal miscalculation. Do not underestimate us. AND DO NOT TRY US.), e nel discorso tenuto a Seul, in cui ha dichiarato che Kim ha trasformato il paese in un iferno sulla terra e i paesi che ignorano i rischi (NDR Cina e Russia) porteranno il peso sulla coscienza. Vedremo gli effetti della cena privata tra il Presidente US e quello cinese prevista nelle prossime ore.
L’apertura europea ha nuovamente dovuto fare i conti, oltre che con gli incagli della riforma fiscale US, con le ambasce del sistema bancario italiano. Ufficializzato l’aumento di capitale del Creval (-29%) il mercato è andato a cercare gli altri candidati ad aumentare le coperture dei NPL. Il settore bancario eruopeo non si è giovato dell’accoglienza alle trimestrali di ABN e Credit Agricole, oltre che, come al solito, della compressione dei tassi.
Il clima opaco ha imposto uno stop alla compressione degli spreads periferici, e limitato l’apprezzamento della divisa unica nei confronti di un Dollaro in generale indebolito.
Scarno il calendario macro su entrambe le sponde dell’oceano, il focus è rimasto a Washington, con il segretario di Stato Mnuchin a dichiarare che sussistono preoccupazioni circa l’impatto della divisa sulla bilancia commerciale, ma che Trump mira fermamente a evitare qualsiasi rinvio del taglio alle tasse.
Detto della dell’apertura marginalmente negativa, l’S&P non ci ha messo molto a recuperare per passare in positivo poco dopo la chiusura europea.
L’azionario europeo ha recuperato nel finale, riducendo le perdite a briciole (tranne per Milano). Un (modesto, per la verità) aiuto al settore bancario è arrivato dal parere dell’ servizio giuridico dell’Europarlamento secondo cui l’ECB non ha le competenze per adottare il famoso addendum sui NPL.
Simmetricamente, i bonds core hanno restituito i guadagni, con il bund che ha messo a segno un progetto di shooting star (vedremo domani se viene confermata).
Wall Street oscilla poco sopra zero, con una price action che abbiamo notato spesso di recente. Si accettano scommesse sulla chiusura di stasera. Detto questo, le secche nel percorso della riforma fiscale si riflettono un po’ di più sulle small cap, con il Russell 2000 che non recupera al momento nulla del tonfo di ieri. Inoltre, la partecipazione al rally continua ad assottigliarsi: Sentimentrader ha osservato che, a fronte del massimo segnato lunedi dal DOW Jones, il 4% dei titoli che lo compongono ha segnato i minimi da 52 settimane, una delle letture peggiori degli ultimi 50 anni. Sul Nasdaq, a fronte del record, meno del 30% dei titoli ha avuto performance positiva, un record nei 30 anni di storia dell’indice.
La tenue risk aversion si riflette un po’ nelle performance dei Yen e oro.
Parlando di divergenze, una sottolineata da molti è quella tra azionario e high yield US. A fronte dei continui record messi a segno dal primo, l’ultimo massimo del secondo (misurato con la performance dell ETF più liquido, l’Ishares Iboxx HYG US) risale a luglio e da li si è osservata lateralità, mentre negli ultimi giorni il veicolo è sceso sotto la media mobile a 200 giorni.
Nulla di trascendentale, intendiamoci. La perdita da luglio ad oggi ammonta a meno del 2%, e e si annulla, se consideriamo il pagamento delle cedole
mensili.
Nondimeno è strano che un prodotto come l’HY US sottoperformi in una fase di volatilità ultra bassa (a chiaro supporto degli spreads) tassi stabili (in discesa negli ultimi giorni) e ciclo in accelerazione.
Come detto ieri per i bond emergenti (a loro volta a contatto con la media a 200 giorni) da monitorare.