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Inizio di settimana assai tranquillo sui mercati, nonostante un week end denso di news.
In Giappone Abe ha confermato le attese dell’ultim’ora, ottenendo una maggioranza di 2/3 dei seggi. Su queste basi gli Abenomics restano quanto mai in voga (e lo yen ne ha preso atto) e anzi il prolungamento del mandato permetterà al Premier giapponese di considerare modifiche della costituzione. Tra l’altro, il ciclo continua a dare buoni segnali (vedi retail sales settembre robuste). Aggiungiamoci il $ generalmente forte, e stupisce poco di trovare Tokyo sugli scudi, al nuovo record dal 1996. L’azionario Giapponese pur con la recente rivalutazione, continua a offrire più valore di altri mercati . Certo, l’RSI a 88 consiglia magari di aspettare una reazione prima di entrare.
Sul fronte cinese, i dati sui prezzi delle case di settembre hanno mostrato aumenti modesti, in linea con agosto in media, confermando la recente tendenza delle tier 3 cities ad outperformare tier 1 e tier 2. Agli investitori non è sfuggito che il numero di città in cui i prezzi sono saliti (42) rappresenta il minimo da fine 2015, e che i volumi di vendita sono scesi, anno su anno, per la prima volta da 2 anni. Cosi il settore immobiliare ha gravato sugli indici a Hong Kong.
In Spagna, Rajoy ha attivato l’articolo 155 e delineato una serie di misure abbastanza aggressive (rimozione Governo catalano, scioglimento Parlamento e assunzione del controllo della polizia locale e dei media) sulle quali cercherà l’approvazione del Parlamento spagnolo tra giovedi e venerdi. Apparentemente i secessionisti stanno considerando di dichiarare unilateralmente l’indipendenza, e in giornata si è sentito parlare di incitamenti alla disobbedienza civile, e della predisposizione di scudi umani contro le azioni del governo centrale.
Difficile capire quali opzioni restino in mano a Puigdemont. Al momento sembra di capire che in caso di nuove elezioni il supporto per gli indipendentisti potrebbe calare (un sondaggio li colloca un seggio sotto la maggioranza, a 67 seggi contro il 72 attuali). Nuove elezioni rischiano di compromettere le loro rivedicazioni. Andando allo scontro con Madrid e costringendo Rajoy a misure ancora più drastiche, potrebbero rafforzare il loro consenso. Ma a quale prezzo?
Per il momento le tensioni continuano a inasprirsi, senza che questo sia avvertito sui mercati al di fuori della borsa madrilena.
Sul fronte US, nel week end, le aspettative di riforma fiscale hanno continuato a riprendere quota. Mulvaney ha dichiarato che l’approvazione entro dicembre è realistica. Oltre a ciò, riguardo la guida della FED, Trump ha dichiarato che potrebbe nominare sia Powell che Taylor (eventualmente uno presidente e uno vice?) e che la Yellen, comunque, continua a piacergli molto e non è fuori dai giochi.
Queste ultime news hanno offerto supporto al $ che ha iniziato la settimana con una nota forte, bagnando eventualmente un po’ le polveri alla parte emergente dell’Asia.
Aiutate dall’€ debole, le borse europee, dopo un breve scarto iniziale forse dovuto alle news spagnole, hanno mostrato una price action quietamente positiva. I bonds continuano a oscillare in attesa dell’ECB giovedi. Venerdi il buon tono aveva prodotto un rialzo dei rendimenti, e oggi c’è stato un pull back, eventualmente agevolato dalle news spagnole, sebbene ciò non spieghi il calo dello spread che ha caratterizzato entrambe le sedute (BTP-bund -6 bp tra venerdi e oggi, a 156). Tra l’altro il consenso si sta assestando su un estensione del QE ECB di 9 mesi, con un calo degli acquisti di 30-35 bln). Il ritracciamento dei rendimenti ha avuto il consueto effetto sulle banche.
L’apertura di Wall Street anzichè supportare il sentiment, lo ha reso ancora più incerto, senza un catalyst preciso. Tra l’altro, nel pomeriggio The Hill ha riportato che Giovedi la House of Representatives potrebbe votare la versione di Budget approvata in Senato, permettendo di evitare la necessità di una maggioranza qualificata per il passaggio finale al Senato. Buone notizie di sicuro, ma forse il mercato ne ha abbastanza di pettegolezzi, perchè gli effetti non si son visti e Wall Street ha continuato ad arrancare poco sotto la pari, inducendo gli indici europei a restituire i moderati guadagni, per chiudere con progressi marginali.
Sul fronte tecnico, l’Eurostoxx continua a incrociare sotto la resistenza in area 3620 senza trovare la forza di superarla in chiusura.
La tenacia con cui l’indice porta avanti il test depone a favore di una rottura finale, che apra a una leg up di almeno 100 punti. L’aspetto negativo di questa price action è che la rottura non è arrivata nonostante un € in calo e una Wall Street in progresso. Dovesse il vento cambiare bruscamente oltreoceano, c’è da scommetterci che l’Eurostoxx verrebbe almeno temporaneamente respinto.
Sul fronte cambi, Dollar Index e €/$ sono tornati ad avvicinarsi (soprattutto il primo) alle rispettive neckline dei testa e spalle indicati la scorsa settimana, la cui rottura aprirebbe ad una prosecuzione del rimbalzo per il primo e una correzione più profonda per il secondo.
A questi sviluppi si può accostarne un terzo, ad essi legato, ovvero il probabile test, da parte del 10 anno treasury, dell 2.40% di rendimento, estremo superiore del recente range, e livello su cui si sta concentrando l’attenzione del mercato.
E evidente che una rottura rialzista della resistenza offrirebbe al $ il catalyst per portare avanti il quadro tecnico costruttivo.