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Il nuovo (nel timing più che nei contenuto) progetto di riforma fiscale dell’esecutivo Trump continua a dominare il dibattito delle ultime ore. Sono in molti a far notare l’assenza di coperture, e le robuste difficoltà nel far passare in particolare al Senato, una riforma del genere.
Dall’altro lato, viene riproposta la narrativa di 7/8 mesi fa, prima che la raffica di fallimenti con Obamacare e l’assenza di dettagli spazzasse vie le speranze: anche una riforma di entità assai inferiore alle ambizioni di Trump può, in un economia già dotata di un buon ritmo di crescita e vicina al pieno impiego, ottenere un effetto rilevante e creare pressioni inflazionistiche (e quindi produrre una reazione da parte della FED).
La seduta odierna è stata caratterizzata, fin dalle ore asiatiche, da un ulteriore salita dei rendimenti US (alcuni hanno parlato di stop loss scattate al superamento della media mobile a 200 giorni da parte del 10 anni Treasury). Ciò ha dato ulteriore spunto al Dollaro e tenuto a freno indici e divise emergenti nell’area.
L’azionario cinese a Hong Kong continua a soffrire della correzione del settore immobiliare dopo le nuove misure contro la speculazione. Oggi si sono aggiunte le ambasce del settore assicurativo, dopo notizie di alcune ispezioni. Sul fronte macro, le aste di terreni continuano a mostrare esplosione di size e valori negoziati, il che è ottimo nel breve per le finanze pubbliche locali, ma è una price action che presenterà il conto più avanti.
Tokyo ha messo a segno un modesto rimbalzo, anche perchè ha chiuso nel momento di maggior forza del $. Peraltro, sul fronte politico sta prendendo forma uno scenario politico inatteso. Abe ha indetto elezioni anticipate con l’obiettivo di assicurarsi un prolungamento di mandato, sia pure con una maggioranza lievemente ridotta. L’idea era che, stanti le divisioni interne all’opposizione, il rischio di una sconfitta (o di una vittoria di Pirro) fosse ridotto. Ma il Governatore di Tokyo, Yuriko Koike, ha deciso di formare un nuovo partito nazionale (Partito della Speranza) e gli altri leader stanno lasciando intendere che potrebbero compattarsi intorno a questa nuova formazione. Quindi la situazione di Abe non è più cosi limpida.
L’apertura europea ha visto immediatamente i rendimenti seguire la strada indicata dai tassi US, mentre l’iniziale reazione dell’€ è stata di testare i minimi di ieri. Il settore bancario europeo ha ripreso a trainare i listini.
Non c’è voluto molto però, perchè il balzo dei rendimenti in Eurozone ridesse un po’ di supporto alla divisa unica, innescando un rimbalzo.
In mattinata, è poi emerso che l’EU (per voce del capo negoziatore Barnier) sembra disponibile a iniziare una negoziazione riguardo il regolamento del periodo di transizione verso la Brexit. Le news hanno dato supporto alla sterlina, ed in simpatia all’€.
Infine, si può dire che il $ ha iniziato a vedere un po’ di prese di beneficio dopo la corsa degli ultimi giorni. Ciò è stato agevolato dal fatto che sul fronte fiscale US hanno preso a circolare commenti più scettici, recanti numerosi riferimenti agli eventi di 8/9 mesi fa e ai numerosi fallimenti su Obamacare.
Sul fronte macro, era atteso il CPI tedesco flash di settembre e le pubblicazioni dei singoli stati in mattinata sembravano puntare a un dato sopra consenso, ma il consuntivo ha invece marginalmente deluso (0.0% da +0.2% e vs attese per +0.1%). Anche il CPI spagnolo ha deluso. Qualche responsabilità dell’€ forte?
L’effetto è stato però bilanciato da economic, business, industrial e services confidence eurozone per settembre, le prime tre assai robuste e sopra attese.
In US la terza (e finale) stima del GDP US del secondo trimestre ha portasto il dato a 3.1% annualizzato (+0.1%). Difficile isolare l’effetto degli uragani dall’advance trade balance e dalle scorte di agosto. Un problema di quasi tutti i dati macro US dei prossimi mesi.
Nel pomeriggio, le prese di beneficio hanno coinvolto anche i tassi, con rimbalzi diffusi tra i bonds, e contrazione degli spread periferici, in particolare del BTP, dopo la buona domanda in asta. Il ritracciamento dei rendimenti ha levato un po’ di forza alle banche ma in generale il rimbalzo dell’€ non ha nuociuto più di tanto all’azionario continentale, che chiude con marginali guadagni. Wall Street dopo il gradino fatto ieri grazie al progetto di riforma fiscale, ha apparentemente ripreso lo stato comatoso dei giorni scorsi.
Come osservato sopra, la narrativa sulla riforma fiscale US ha preso il sopravvento sul resto e cosi le critiche (giustificate peraltro) emerse oggi hanno causato un consolidamento dei recenti trend su tassi e divisa (oggi il rendimento del 2 anni treasury cala marginalmente). E’ possibile che il consolidamento prosegua ancora un pò’ visto che oltretutto domani è fine trimestre.
Detto questo, non bisogna, a mio parere, dimenticare che il movimento su tassi e divise è stato innescato da un rimbalzo del CPI US di agosto, da un FOMC più aggressivo delle attese, dal rinvio della questione del debt ceiling, mentre potrebbe ottenere altro supporto dall’inizio della balance sheet reduction FED. E comunque il tema fiscale terrà banco per un po’.
Secondo me questi fattori non hanno ancora espresso tutto il loro potenziale.