Yellen si limita a considerazioni accademiche… Si attende Draghi

Lampi di Colore 775

NB: Lampi va in ferie la prossima settimana e riprende il  5 Settembre.

 

Come accennato ieri, le attese in termini di indicazioni di politica monetaria per questo Jackson Hole 2017 erano abbastanza basse. Ma quando c’è di mezzo la Yellen, non si è mai abbastanza prudenti.
Resta Draghi, per animare un po la giornata clou del Symposium. Ma per il presidente ECB un atteggiamento restrittivo sarebbe altamente sconsigliabile vista la  direzione presa dal cambio. Quanto a una  performance accomodante, il problema pratico e come  produrla in maniera efficace.

La  giornata è iniziata con il consueto tono di attesa delle grandi occasioni.  In Asia sono stati i mercati cinesi a trainare il sentiment,  seguiti con entusiasmo assai inferiore dal resto dei principali indici. Difficile dire cosa abbia ispirato Shanghai, al  di la del  balzo dell’utile di Petrochina.In generale  sembra ci siano buoni earnings dietro la forza,  oltre all’incombere del Congresso del  Partito  in Autunno. Infine il quadro tecnico, con Shanghai che ha superato il livello di 3.300 punti, che la  aveva respinta 2 volte negli ultimi 12 mesi.

La seduta europea è  iniziata con un tono cautamente costruttivo, con gli indici marginalmente positivi, e l’€ incollato a quota 1.18 vs$.
Tra i numerosi dati tedeschi usciti in mattinata, spicca l’IFO di agosto, stabile su lvelli assai elevati grazie a  un miglioramento della componente attese. Il GDP del secondo trimestre è stato convermato a +0.6%, trainato dalla forte domanda interna di consumi e investimenti,  mentre il canale estero ha sottratto qualcosa, e  forse continuerà a farlo nel terzo trimestre, con un € cosi forte. Non a caso i prezzi alla  produzione di luglio sono usciti assiai deboli. Ma per ora il sentiment non ne risente affatto, vedi IFO.

In US, i durable goods orders preliminari di luglio sono usciti in forte contrazione, a causa della  componente aeromobili, che aveva gonfiato il dato  di giugno.  Ma il dato depurato dalle componenti volatili è  risultato robusto.

E veniamo al discorso della Yellen. Le attese di un impostazione moderatamente restrittiva erano legate principalmente a 2 aspetti:
**  L’argomento,  ovvero la stabilità  finanziaria 10 anni dopo la crisi.  Viste  le  opinioni espresse in particolare da Dudley mesi fà sul ruolo della politica monetaria nel bilanciare le oscillazioni delle condizioni finanziarie per evitare gli eccessi, e  i varia accenni alla stabilità finanziaria comparsi nelle  minute degli ultimi FOMC, il  rischio era che la Yellen spendesse qualche parola  sulla necessità  di evitare che un quadro troppo espansivo favorisse eccessivo “risk taking” da parte degli investitori
**  L’occasione di fornire qualche indizio sul futuro corso della politica monetaria, in una fase in cui lo scenario prezzato dal mercato diverge in maniera significativa dal  quadro del  FOMC.

Niente di tutto  questo.
La Chairwoman ha colto l’occasione  per sottolineare che, grazie alla regolamentazione, il  sistema è ora più robusto (e quindi sarebbe meglio non smantellarla). L’unico accenno ai rischi derivanti da un eccessivo ottimismo sui mercati è consistito nel dire che preso o tardi si ripresenterà. Nessuno accenno al ruolo della politica monetaria nel contenere questi rischi. Nessun accenno a temi di politica monetaria di breve.
Non sono in pochi ad aver notato che il  discorso della Presidente è  sembrato un commiato, preoccupato solo di dimostrare di aver lasciato le  cose a posto. Personalmente, oseerverei che la  Yellen negli anni di commiati ne ha pronunciati parecchi.

Naturale che il mercato si sia messo a smontare qualsiasi tipo di hedge avesse messo in piedi contro una performance un po’ più incisiva. Il  dollaro ha perso supporto, soprattutto contro l’€, che ha iniziato rapidamente a scontare una performance analogamente accademica da parte di Draghi (da cui ci si aspetterebbe un qualche sforzo di contenimento). L’azionario US ha preso a sovraperformare quello europeo, improvvisamente zavorrato da una prospettiva di ulteriore apprezzamento della divisa unica. I rendimenti hanno eventualmente preso atto che alla Yellen il pricing del mercato  sta bene.  Anche l’intervista del membro FED Kaplan, che ha parlato di un “terminal rate” più basso, ha influito. Euforici gli emergenti, che vedono protrarsi il periodo di dollaro debole e tassi US bassi che tanto li favorisce.
Mesta chiusura per l’azionario europeo, che a questo punto attribuisce a Draghi poche possibilità  di arrestare il trend.
Senza alcuna collaborazione della FED, al Presidente ECB può non bastare di evitare qualsiasi tono restrittivo, per fermare il trend dell’€ (e con esso l’inasprimento delle condizioni finanziarie US). Probabilmente dovrebbe segnalare che a  ottobre l’annuncio di una riduzione del QE è tutt’altro  che scontato,  corredandolo  con qualche indicazione che le  regole, che danno non più  di 12 mesi di  vita al  programma dio acquisti,  possono essere modificate. Non è  la  sede adatta,  probabilmente.  Il che spiega perchè il mercato  non ci crede.
Ciò forse rinvia l’inversione di tendenza a quando la  FED dovrà  per forza dar corso a quanto  segnalato (la  balance sheet reduction). Debt ceiling permettendo.