Mercati intimoriti per l'escalation tra USA e Corea del Nord

Lampi di Colore 753

Il clima vacanziero e moderatamente costruttivo di ieri è stato turbato, nella parte finale della seduta US, dalle dichiarazioni di Trump, in reazione a un report dell’Intelligence secondo cui i progressi della Nordcorea in termini di armi nucleari sarebbero superiori a quanto ritenuto finora. Il Presidente US è riuscito nell’impresa di adeguare la sua retorica a quella del  dittatore Kim Jong-un, minacciando “fuoco e fiamme di intensità mai vista prima”.
Non che la reazione sia stata esagerata: l’S&P ha aggiunto un’altra seduta al  record di variazioni marginali, lasciando sul terreno uno 0.24% .

Peraltro,  la reazione si è  fatta un po’ più significativa in Asia stanotte, complice la risposta nordcoreana alle frasi di Trump, contenente, oltre alla consueta retorica pirotecnica, l’indicazione che il  regime starebbe “esaminando attentamente” un attacco alla base militare US di Guam. Sulla scorta di ciò, il Giappone ha elevato  il livello di rischio relativo  alla Nordcorea.
La fiammata di risk aversion ha prodotto il consueto effetto sullo yen, danneggiando Tokyo. Tra gli altri indici penalizzata naturalmente Seul,  ma anche i mercati cinesi non hanno gradito (soprattutto lo HSCEI), eventualmente in considerazione del fatto che Shanghai è il principale sponsor diplomatico di Pyongyang,  e l’escalation potrebbe nuovamente danneggiare i pericolanti rapporti con gli USA. Tra gli altri indici positiva solo Sydney.
L’impressione personale è che sembra improbabile che l’ attuale aumento delle tensioni, scaturito dall’approvazione di nuove sanzioni da parte degli USA, approdi a qualcosa di più rispetto a quelli che lo hanno preceduto. Detto questo, vi sono un paio di considerazioni che mi inducono a monitorare attentamente gli sviluppi:
1) queste tensioni stanno montando progressivamente da qualche mese, e purtroppo l’attuale inquilino della Casa Bianca deve ancora essere testato di fronte ad una vera crisi.
2) I mercati vi hanno prestato pochissima attenzione, come si nota dal fatto che la borsa di Seul scambia nei pressi dei massimi storici, segnati appena 2 settimane fa. E’ possibile che il  premio al rischio geopolitico salga un po’.

Sul fronte macro, CPI e PPI di luglio in Cina in lieve calo e leggermente sotto attese, ma nulla di particolarmente emozionante.
Le borse europee, al  solito, hanno preso ancora peggio la  fiammata di volatilità,  accumulando rapidamente ampi passivi, in assenza di particolari news macro (a parte un ottima produzione industriale italiana a giugno. Tra i driver del  movimento la  correzione delle banche europee, che hanno risentito, oltre che del sentiment, della compressione dei rendimenti causata dalla risk aversion.

Nel primo pomeriggio, notizie generalmente buone sul fronte macro in US:
** Scorte e vendite all’ingrosso sopra attese a  giugno, che dovrebbero valere una revisione al rialzo di 0.1% per il  GDP del secondo trimestre
** Unit labour costs del secondo trimestre +0.6% vs +1.1% atteso ma il dato del  primo trimestre è passato da +2.2% a +5.4%. Notizie buone per lo scenario inflattivo FED. L’azionario non vi ha fatto minimamente caso, continuando a tradare pesante, ma il $ ha avuto un ulteriore spunto,  giungendo a bucare temporaneamente 1.17 vs € e recuperare quota 110 vs yen. E’  durata poco, e  sulla scorta di notizie di una perquisizione FBI in casa di Paul Manafort, l’ex presidente della campagna elettorale di Donald Trump, il biglietto verde ha ritracciato, tornando  sui livelli di ieri.
Peraltro, dopo un apertura pesante, Wall Street ha preso  la via del recupero, concedendo agli indici europei una chiusura, seppur ben negativa, ad una certa distanza dai minimi di seduta. Ma i bonds hanno restituito ben poco della loro forza, e gli spread periferici hanno subito il sentiment.

Sul  fronte tecnico, sviluppi potenzialmente interessanti a Wall Street. Gli indici ieri hanno messo a segno un reversal sui massimi (l’indice ha fatto nuovi massimi e poi ha chiuso negativo,  sotto il minimo del giorno prima), ma al momento non è  assolutamente chiaro se oggi avremo la  conferma (l’S&P perde  al momento appena lo 0.1%).
Il Nasdaq, indiscusso leader del rally 2017, aveva mostrato uno scenario simile il 27 di luglio e, per quanto l’indice non sia sceso granchè,  quel massimo per ora è   rimasto  inviolato nonostante i record del  DOW e dell’S&P. Il Russell 2000, indice delle small cap US, è a sua volta appeso al  supporto in area 1400 (vedi sotto). L’obbligazionario high yield US scende da alcuni giorni e sappiamo che il mercato è  corto volatilità  (vedi il record short sul future VIX segnalato dal CFTC).
Il quadro sembra favorevole ad una correzione di qualche tipo. Ma il  giudizio è  sospeso fino alla conferma. I falsi allarmi si sono sprecati nell’ultimo periodo.

Lampi di Colore 754