Le Banche Centrali cambiano rotta… Il Dollar index torna ai livelli di ottobre

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Ieri sera, poi anche la Yellen ha finito col dare un colpo di coda, definendo l’azionario US “caro” in base alle correnti metriche, un concetto toccato anche dal Vice Presidente Fisher poco prima (le valutazioni possono essere spiegate solo parzialmente dal miglioramento del quadro macro). L’effetto delle dichiarazioni è stato amplificato dal clima già opaco dopo la performance di Draghi, e dal rinvio a dopo la festa del 4 di luglio dell’approvazione della riforma sanitaria.
Cosi, l’S&P 500 ha messo giù la  peggior seduta da un mese e mezzo (-0.8%, tutto è relativo) mentre il Nasdaq ha lasciato sul campo un più notevole 1.6%.

Naturalmente l’Asia ha dovuto prendere atto del sentiment, e quindi i principali indici hanno chiuso tutti in negativo, compresi tra il -0.2% di Mumbay e il -1.15% di Taiwan. Lo Yuan ha continuato la sua brusca fase di apprezzamento contro $, alimentando ulteriori commenti sulle intenzioni delle autorità  di recuperare la recente svalutazione, prima della visita di Xi a Hong Kong. Di certo, grazie allo scivolone del $, la  PBOC se la è cavata con poco: il paniere di riferimento si è svalutato contro Yuan di appena lo 0.3% in 2 sedute. Il dollaro debole resta un asset per la  Cina, e altri emergenti.

L’apertura europea è avvenuta col medesimo sentiment della chiusura di ieri. Rendimenti ancora in rialzo, € che si è fatto un’altra leg up fino a 1.1380 area e borse deboli. Il movimento è durato fino a metà mattinata, dopodichè, principalmente a causa dell’importante ipervenduto di breve, bonds e azionario hanno iniziato un rimbalzo.
Ironicamente,  sia gli import prices tedeschi di maggio (-1% da -0.1% e vs attese per -0.6%) che il CPI Italiano preliminare di giugno (-0.2% da prec -0.1% e vs atetse per 0.0%) hanno deluso, mostrando che, per il momento, a dimostrarsi temporaneo è il rimbalzo dell’inflazione nei primi mesi del 2017.

A turbare ulteriormente lo scenario sono intervenute alcune indiscrezioni raccolte da Reuters presso fonti anonime interne all’ECB, secondo cui i mercati ieri avrebbero interpretato male il discorso di Draghi, che intendeva essere “bilanciato”. Ciò ha causato un brusco ritracciamento dei movimenti di ieri, con l’€ in grado di scendere sotto 1. 13 e borse e bonds in marcato recupero. Successivamente, la  comparsa dell’intero pezzo su Reuters ha calmato un po’ gli animi. Secondo “persone a conoscenza della view del Presidente”, il mercato non ha tenuto conto dei caveats espressi da Draghi, che ha voluto solo segnalare la possibilità che a settembre si considerino opzioni di riduzione dello stimolo, senza indicare che alcuna decisione sia stata presa.
Un atteggiamento che, a mio personale modo di vedere, può essere tradotto con “volevamo effettivamente segnalare una stance meno accomodante, ma la  reazione brusca in particolare del mercato dei cambi ci ha infastidito”. Sospetto che al Governing Council non sia dispiaciuto di vedere un po’ di premio al rischio ricostituirsi sulle curve dei tassi e sui risk asset, ma immaginavano che l’impatto sulla divisa potesse essere contenuto dal fatto che la  FED sta a sua volta inasprendo il messaggio, ed è già ben addentro una fase di normalizzazione. Purtroppo, sembra che i mercati percepiscano molto di più il cambio di retorica di ECB e C, anche perchè lo spazio per inasprire la politica monetaria è assai più ampio. Per questo, i cambi continuano ad essere la variabile finanziaria che risponde meno alle correzioni di tiro.

Nel primo pomeriggio, l’effetto delle indiscrezioni si è largamente riassorbito, quando, al Panel di Sintra, i principali banchieri centrali, con l’esclusione di Kuroda, hanno continuato a rafforzare il messaggio che le politiche monetarie devono focalizzarsi sulle financial conditions in aggregato, e tenere il passo del quadro macro.
Oggi è stata la volta di Carney di sorprendere. Pochi giorni fa aveva dichiarato che “non era tempo per alzare i tassi” ( RTRS – BANK OF ENGLAND GOVERNOR CARNEY SAYS “ANAEMIC” WAGE GROWTH AND MIXED SIGNALS ON CONSUMER SPENDING AND BUSINESS INVESTMENT MEAN NOW IS NOT TIME TO RAISE RATES – 20 june), ed oggi invece ha dichiarato che sarà necessario rimuovere stimolo e il Committee ne parlerà nei prossimi mesi, perchè la forza dell’economia rende più accomodativa una stance costante.  Naturalmente la sterlina è partita in quarta. Sulla stessa linea il Governatore della Bank of Canada Poloz, mentre Draghi non ha compiuto particolari sforzi per cambiare il messaggio di ieri.

No, non siamo sognando. Sembra proprio che alcuni dei principali banchieri centrali stiano segnalando una modifica delle loro funzioni di reazione, diminuendo il focus sull’inflazione (sulla quale hanno comunque mostrato di avere recentemente poco impatto) e a favore di un metodo di determinazione dell’ammontare di stimolo monetario richiesto che tenga maggiormente conto dello stato generale dell’economia, della necessità di normalizzare le politiche monetarie  e di garantire la stabilità finanziaria.
Normale che gli investitori corrano a comprare le divise delle aree in cui la rottura con la  precedente stance sembra più netta (vedi Eurozone, UK, Canada etc) e cerchino meno quelle in cui è più moderata (vedi la FED, che ha solo confermato la stance a fronte di dati peggiori).

Cosi, il $ ha chiuso il cerchio.  Il Dollar index è tornato ai livelli di ottobre, cancellando completamente il rally dell’ultimo trimestre dell’anno.

Lampi di Colore 702

Dopo il massacro di ieri (il bund ha messo giù la seconda peggior seduta dell’anno) i bonds si sono presi una pausa, con un modesto rimbalzo dei bonds core, e uno un po’ più corposo per la periferia. E l’azionario europeo  ha recuperato le perdite, trainato dai settori bancari, chiudendo poco sotto la parità. L’exploit di Milano è dovuto principalmente allo stato di grazia delle banche, dopo la soluzione approvata per le Venete.
Al sentiment giova anche l’ottima vena di Wall Street, a dimostrazione di ciò che dicevo ieri: l’impatto delle banche centrali, quando si servono della semplice retorica in particolare. La Yellen dovrà  impegnarsi un po’ di più se vuole impattare sulle condizioni finanziarie.
Naturalmente, il dollaro debole mette di buon umore in particolare gli exporters e le aziende globali, mentre i rendimenti in moderato rialzo (in US) spingono le banche. Il Vix è tornato sotto 10 mentre scrivo. Venerdì dovremmo avere un primo test del sentiment, con la pubblicazione del PCE di maggio. Un dato forte potrebbe indurre il mercato a prendere la Fed più sul serio.

Ribadisco l’opinione che le banche centrali normalmente hanno poco successo nel fomentare la volatilità, anche perché, come visto oggi in occasione del tentativo di correggere il tiro in forma anonima, non la gradiscono. Ciò detto, non vuol dire che si debba prendere alla leggera quello che appare un tentativo coordinato di segnalare al mercato che non può più contare su un supporto incondizionato basato sulla percezione di un sistema estremamente fragile e sulla difficoltà di ottenere il soddisfacimento del mandato sui prezzi. Ora il sistema viene giudicato meno fragile e quindi meno meritevole di supporto.
E questo potenziale “New Deal” giunge in una fase in cui l’accoppiamento di un quadro macro in miglioramento con condizioni monetarie assai espansive ha prodotto una compressione dei premi al rischio su diversi assets e il calo della volatilità sui minimi storici.
Un po’ più  di disordine potrebbe arrivare.

Lampi di Colore 703