Ai mercati piace la soluzione Intesa per le Venete

Lampi di Colore 697

L’ultima settimana del semestre è iniziata con un sentiment positivo.
Sul fronte Asia, il merito della buona performance da parte dei principali indici è stato diviso equamente tra il calo del $ di venerdi e il rimbalzo del petrolio. Ancora forti i mercati cinesi, con il mercato focalizzato a individuare le azioni che entreranno nel MSCI. Più trascurate le medium & small cap, anche per via del deleveraging in corso che penalizza le loro fonti di finanziamento primarie.
I maligni sostengono che il recente rally cinese si giova anche del supporto dei veicoli statali, al fine di creare un atmosfera positiva in vista della visita del Presidente Xi a Hong Kong nei prossimi giorni, in occasione del ventennale dell’annessione. Tra gli altri principali indici meno supportato il Nikkei, che non gradisce i tentennamenti del $.

L’apertura europea ha visto i mercati prendere atto con soddisfazione della soluzione per le Banche Venete.
Mostrando una buona dose di contorsionismo giuridico, il Single Resolution Board ECB ha indicato che, non essendoci le condizioni per una risoluzione delle banche (“failing or likely to fail”  e non di dimensioni sistemiche), queste devono essere liquidate secondo il diritto  italiano, il quale prevede l’azzeramento solo dell’equity e dei bonds subordinati e consente di utilizzare risorse pubbliche per attenuare gli effetti della liquidazione.

Resta da  capire come potrà l’EU imporre in futuro l’utilizzo della BRRD, con un precedente del genere. Detto questo, se non altro, alla fine, anche allo Stato Italiano è stato concesso, come agli altri partner europei, di iniettare soldi pubblici nel sistema bancario. Consideriamola la riparazione di una palese ingiustizia.
Come noto le banche verranno divise in good e bad bank. La prima verrà  venduta a Intesa Sanpaolo per un prezzo simbolico, mentre la seconda verrà liquidata. A Intesa andranno 4.8 bln (3.5 bln per neutralizzare l’impatto  sul capitale degli asset e 1.3 bln come rimborso costi ristrutturazione) e  in più lo Stato fornirà 12 bln di garanzie per ulteriori deterioramento dei crediti.
In altre parole, il potenziale coinvolgimento delle finanze pubbliche arriva nei pressi dei 17 miliardi di €.
Naturale la reazione positiva delle banche italiane, Intesa in primis che sembra aggiudicataria, in prima istanza, di un pacchetto regalo. La soluzione libera definitivamente il sistema bancario nazionale dalla necessità di mettere un’altra volta mano alla tasca per supportare i propri elementi più deboli. Certo, gli investimenti in Atlante si sono volatilizzati, ma quello era ormai ben noto. Il fatto che i senior bonds siano stati risparmiati (balzo di 15/20 punti per i bonds interessati) ha offerto ulteriore supporto al sentiment, eliminando il rischio di un evento nefasto per il mercato dei bonds bancari. Evitare l’haircut dei senior è stato tra i principali driver della forzatura del diritto che ha portato a questa liquidazione.

Cosi il settore bancario italiano è partito al galoppo, trainandosi dietro quello europeo, Piazza Affari, e conferendo un tono brioso a tutto l’azionario continentale.
Personalmente, ho trovato meno comprensibile la reazione positiva del BTP, che a mio modo di vedere non ha molti motivi di rallegrarsi:
** le finanze pubbliche italiane si sono fatte carico di un importo potenzialmente pari ad una manovra di finanza pubblica (nemmeno piccola).
** Si tratta di importi da finanziare (almeno i 5 bln) il che va a impattare sulle emissioni nette del Tesoro
** Come molti hanno osservato, le dosi massicce di flessibilità legale necessarie per autorizzare questa liquidazione alimentano dubbi sulla certezza delle regole, il che non è una buona cosa per un paese che ha un enorme debito da rifinanziare costantemente e quindi offre corpose aste di titoli di stato 2 volte al mese
** Infine, i ballottaggi regionali hanno visto una forte affermazione della Destra, trainata dalla Lega, tra le compagini più Euroscettiche e populiste.

Ma si sa, vuoi per il positioning, vuoi per il contesto di tassi bassi, volatilità  ridotta e liquidità  ampia, non c’è dubbio su come gli investitori in bonds vedano il bicchiere in questo periodo, in particolare sui prodotti a spread (bond periferici e credito).

Nel primo pomeriggio, altri dati deboli in US. I durable goods orders preliminari di maggio hanno deluso sia come dato headline (-1.1% da prec -0.9% e vs attese per -0.6%) che depurato dalle componenti volatili come difesa e aereotrasporti (-0.2% da +0.1% e vs atetse per +0.4%). Si sa, i Durable goods orders sono una serie volatile e soggetta a pesanti revisioni. Detto questo il quadro degli investimenti non sembra esaltante nel secondo trimestre ed alcune case hanno tagliato ulteriormente le stime per il  GDP.
Il dato non ha infastidito più di tanto l’azionario, ma il  Dollaro lo ha sentito un po’.

A calmare un po’ gli entusiasmi ci ha pensato come al solito il Petrolio, autore di un tuffo al ribasso in seguito ad alcune dichiarazioni del presidente di Pioneer Natural Resources Co Sheffield, secondo cui il rallentamento della domanda materrà il  prezzo tra 40 e 45 $ nei prossimi anni. Il breakeven price del  Permian Basin dove Pioneer opera sarebbe però a 25$.
La correzione dell’oil è stata modesta ed effimera, ma il rimbalzo non ha riportato sui mercati il clima della prima parte della giornata.
Così l’azionario europeo ha chiuso in generale dimezzando i guadagni, i bonds periferici hanno restituito performance, e Wall Street, che poco dopo l’apertura sembrava diretta verso nuovi massimi, oscilla poco sopra la parità, zavorrata dal Nasdaq, il che sembra indicare che l’oil è stato il catalyst, ma non il vero motivo del deterioramento del sentiment.
Curiosamente, il  Dollaro ha recuperato il poco terreno perso dopo i durables, senza apparente motivo se non un po’ di chiacchiere sulla riforma sanitaria, che peraltro non sembra fare progressi particolari (a breve si pronuncerà il Congressional Budget Office e alcuni Senatori Repubblicani aspettano il report per decidere se appoggiarla o no.

Stasera inizia il Forum ECB sul Central Banking a Sintra, un evento paragonabile come genere al Jackson Hole della Fed. Draghi vi interverrà 3 volte. Dall’altro lato dell’Oceano abbiamo la Yellen domani, insieme con altri membri FED (Williams, Harker and Kashkari ). Viste le recenti evoluzioni del dibattito sulla politica monetaria (meno focus su inflazione e più su normalizzazione e stabilità finanziaria), dovremmo ottenere spunti interessanti.