L'€ rimbalza sul $… Il mercato continua a non credere allo scenario FED

Lampi di Colore 696

L’ennesima seduta incolore di Wall Street (la terza negativa a fila, ma il calo totale non raggiunge l’1%) non ha fornito drivers di rilievo all’Asia. Eventualmente il fatto che l’oil sia riuscito ieri a mettere già un marginale guadagno (dopo un -5% in 3 sedute) ha offerto un po’ di supporto ai settori energy e ai commodity producers. I mercati locali cinesi erano partiti pesanti in seguito a reports che il Regulator avrebbe richiesto alle banche informazioni sui prestiti ad alcuni tra i principali fondi locali che investono all’estero, ma un vigoroso rimbalzo finale li ha riportati in positivo, alimentando, come sempre in questi casi, sospetti di intervento dei fondi statali. Contrastati gli altri principali indici.

L’apertura europea ha risentito della discesa finale di Wall Street ieri sera e forse di un po’ di nervosismo per i PMI flash di Giugno, dopo il calo di quello giapponese stanotte (52 da 53.1).

Nel complesso, i PMI sono usciti inferiori alle attese. Stabile  su livelli elevati il manifatturiero Eurozone (57.3 da 57 e vs attese per 56.8), il calo del PMI Composite (55.7 da prec 56.8 e vs attese per 56.6) è  dipeso dalla delusione nel settore servizi (54.7 da prec 56.3 e vs attese per 56.1 e minimo da 5 mesi). I dati Eurozone sono coerenti con quanto riscontrato, a livello regionale, in Francia e Germania, gli unici 2 paesi disponibili a livello flash.
Tra gli aspetti positivi del dato la rilevante tenuta del manifatturiero, che di solito è leading, e il livello che resta superiore alla media del primo trimestre, e coerente con crescita intorno a 0.7% trimestrale. Sul fronte negativo,  abbiamo che si tratta del primo calo significativo da settembre scorso, con il livello composite ai minimi da 5 mesi e i new orders ai minimi da 4. Il settore servizi è volatile, ma la debolezza è equamente distribuita tra Germania e Francia. Infine questa “delusione” giunge in una fase in cui già i dati macro europei, pur buoni, faticavano a tenere dietro alle aspettative, come si nota dal grafico de surprise index di Citigroup, ai minimi da ottobre.

Lampi di Colore 694

Su queste basi, non c’è troppo da stupirsi del nervosismo dell’azionario europeo in mattinata. A stupire un po’ di più, magari, la forza della divisa unica durante la giornata.
A supporto dell’€ è stato citato un pezzo di Reuters in cui fonti anonime riferiscono che, un eventuale estensione del QE ECB sarebbe messa a rischio dal fatto che, in base alle regole vigenti, la carta tedesca idonea all’acquisto verrebbe a mancare a metà 2018. Fatti noti, ma l’azionario ha accentuato la discesa e la divisa unica si è involata, apparentemente sostenuta anche dal circolare di alcune dichiarazioni della Merkel, dal tono diverso, ma ugualmente supportivo della divisa unica (*MERKEL SAYS DRAGHI’S REPORT TO EU LEADERS WAS A CONFIDENT ONE).

Nel primo pomeriggio, i PMI US flash di Giugno hanno confermato la  lieve involuzione del ciclo US. Qui è il manifatturiero (52.1 da prec 52.7 e vs attese per 53, minimo da 9 mesi) ad essere più in affanno, mentre i servizi (53 da 53.6 e vs attese per 53.5) rimangono un pò più supportati. Il  quadro è reso più positivo da un recupero dei sottoindici dei new orders, che depone bene per le prossime survey. E le new home sales di maggio hanno marginalmente deluso, ma la revisione del dato di aprile cambia il senso del dato.

Se non altro, la debolezza del dollaro osservata nel pomeriggio europeo è coerente con il quadro poco ispirato offerto dal ciclo US nel secondo trimestre (la FED di NY ha abbassato la sua previsione per il secondo trimestre a 1.9% e quella del terzo a 1.5%, mentre la Fed di Atlanta ha ancora 2.9% ma la aggiornerà lunedi). Il movimento di oggi mette in freezer il testa e spalle rialzista illustrato i giorni scorsi, in attesa che si capisca se questo viene negato con un nuovo minimo, oppure formiamo una seconda spalla. A pesare su $ anche news che il piano di riforma sanitaria di Trump al senato appena nato è già a corto dei voti necessari, e il menbro FED Bullard (peraltro non votante quest’anno) che deve sempre fare il Bastian Contrario (James Bullard, president of St. Louis Fed sees no reason to increase interest rates )

Certo, il driver della forza dell’€ odierno, rilevante o meno che sia, fa riflettere.  Da un lato abbiamo una banca centrale che ha dichiarato apertamente l’intenzione di iniziare a ridurre il suo bilancio entro i prossimi mesi (nel grafico, un ipotesi di riduzione del bilancio FED nel caso questa inizi a settembre, basata sulle stime di Goldman Sachs), dall’altra una che potrebbe aver problemi a proseguire, tra quasi un anno, ammesso che non decida di cambiare le regole.

Lampi di Colore 695

Mi pare che il newsflow penda parecchio a favore del biglietto verde, sulla base degli imput più recenti di politica monetaria. Ma il fatto è che il mercato continua a non credere allo scenario FED, e quindi proietta una normalizzazione assai più lenta e attribuisce una probabilità bassa alla balance sheet reduction.
L’idea personale è che gli investitori stanno sottostimando la possibilità che la FED abbia deciso di deviare un po’ dall’ortodossia, per perseguire fini di normalizzazione della politica monetaria e della tutela della stabilità finanziaria. In altre parole maggiore elasticità sul target  inflazione e maggior attenzione alla necessità di riguadagnare margine di manovra in termini di politica monetaria in vista di futuri rallentamenti, e a contenere quel genere di inflazione per generare il quale le politiche monetarie si sono mostrate assai più efficaci: l’asset inflation.
Vedremo.

La giornata si chiude con le principali piazze europee in negativo, sebbene un po’ distanti dai minimi di seduta, mentre Wall Street sembra intenzionata a interrompere la striscia negativa, ma il progresso è cosi marginale che può sucedere di tutto. Detto dei cambi, i rendimenti dei treasury e dei bonds core sono per lo più invariati, mentre il BTP ha confermato l’jnversione di ieri, sebbene senza troppo entuisiasmo.