Lampi di Colore – 30 Settembre 2015

Con oggi, si chiude il peggior trimestre per i mercati azionari globali dal terzo trimestre del 2011 (4 anni fa). I conti precisi li avremo domani, ma in generale dovremmo aggirarci intorno a un -9% per i mercati dei paesi industrializzati, e un – 18% per gli emergenti, che detengono anche il record di deflussi, dall’epicentro della grande crisi finanziaria (40 bln $).
I motivi sono molti, e noti: timori di un marcato rallentamento cinese, lo stress che il citato rallentamento, e l’ in parte connesso crollo delle commodities hanno esercitato sul comparto emergente e su alcuni settori industriali, una comunicazione problematica da parte delle autorità cinesi e della FED, e infine lo scandalo Volkswagen.
Tutte questioni ancora ben aperte, che continuano a gravare sul sentiment.
Forse sorprenderà qualcuno il fato che nell’ultimo mese i mercati emergenti hanno preso a performare meglio di quelli sviluppati, un segnale che forse il pessimismo sui primi sta raggiungendo un picco. Non a caso, le 3 performance peggiori a 30 giorni sono di Ibex, Dax e Russel 2000, mentre perle come il Bovespa circolano a metà classifica, e l’Asia annovera anche indici positivi o quasi, come Taiwan, Seul e India.

Vista la chiusura scialba di Wall Street (marginalmente positiva dopo un rimbalzino finale) la seduta asiatica ha avuto un tono sorprendentemente brillante. Miglior mercato il Nikkei, che però veniva da un -5.5% in 2 giorni. Non a caso gli operatori riferiscono che le ricoperture sono state il principale driver del recupero. A parte ciò,retail sales e produzione industriale di agosto sotto attese hanno forse alimentato attese di ulteriore stimolo straordinario al prossimo meeting del 7 ottobre. Tra l’altro domani c’è la pubblicazione del Tankan, che secondo alcune anticipazioni dovrebbe risentire significativamente del vento freddo proveniente dalla Cina (si tratta di una survey trimestrale).
Discreto anche il rimbalzo degli indici cinesi, eventualmente aiutati da 2 storie: Il Market News China consumer sentiment di settembre, salito dell’1.5%, ai massimi da maggio 2014, e il dimezzamento dell’ IVA sulle auto di piccola cilindrata.
In giornata è arrivata anche la notizia che le autorità hanno tagliato, per la prima volta da 5 anni, l’ammontare non finanziabile per i compratori di prima casa. Tutte buone notizie in prospettiva di stabilizzazione della crescita (a meno che il proliferare di queste misure non indichi che quanto disposto finora non sta funzionando).
Ma il piatto forte sulla Cina lo abbiamo stanotte con la pubblicazione del PMI Manifatturiero e Servizi ufficiale di agosto, insieme con la revisione del deludente PMI markit flash manifatturiero di 2 settimane fa. Il PMI ufficiale è maggiormente orientato sulle grosse aziende statali, e come tale assai più stabile. Se lo stimolo fiscale e monetario erogato di recente sta cominciando a mostrare frutti, si dovrebbe vedere nei dati di stanotte. Un dato brutto infliggerà un altro colpo al sentiment. Un dato bello porterà con se sospetti di manipolazione. Ma in ogni caso offrirà supporto alla teoria che lo stimolo sta funzionando. Il +4% odierno del rame (riportato sui minimi dallo scandalo Volkswagen) mostra che l’incombere della pubblicazione dei dati sta causando ricoperture. Vi sarà attenzione anche per i dati sui servizi (ufficiale e Markit) alla ricerca di segnali di ribilanciamento dell’economia.
Senza voler caricare di troppi significati il singolo dato, ritengo che, ora che l’azionario locale e il cambio danno segnali di stabilizzazione,  sarà la performance macroeconomica cinese, tramite i suoi effetti sul ciclo globale e sulla domanda di commodities, il driver principale degli asset globali nell’ultimo trimestre dell’anno.

I mercati europei si sono rapidamente accodati al sentiment asiatico, con aperture in gap up per quasi tutti gli indici. Per fine mattinata i progressi erano più o meno ovunque oltre il 2%.
Sul fronte macro, non troppo brillanti i dati tedeschi e francesi, con retail sales in calo (ma le revisioni migliorano il dato tedesco). Buona per contro la disoccupazione italiana di agosto, scesa sotto il 12% grazie a 325.000 nuovi occupati. Il CPI flash di settembre ha deluso (-0.1% vs 0 atteso) ma dopo i dati tedeschi di ieri non era certo una sorpresa. Di questo passo l’estensione del QE europeo arriverà entro fine anno.

In US, l’ADP survey di settembre ha superato il consenso, (200.000 nuovi occupati da precedenti 186.000 e vs attese per 190.000) ma non di un ammontare tale da modificare le previsioni per venerdi. Pesanti, invece le survey regionali (Chicago PMI a 48.7 da prec 54.4 e vs attese per 53) che lasciano intendere un ISM manifatturiero domani per la prima volta in territorio di contrazione dal 2012.
I mercati non vi hanno granchè guardato, anzi il $ ha recuperato contro €. Meno impattato il $/yen, stranamente insensibile al risk appetite. In complessivo recupero le divise emergenti, guidate da un Real brasiliano che pur in un contesto assai volatile, per il momento resta agganciato a quota 4 vs $, non troppo distante da dove girava prima del downgrade del rating. Prima giornata di recupero anche per il credito, aiutato dal recupero dei materials, e in particolare di Glencore (+30% in 2 sedute).

In generale, la price action odierna, per quanto incoraggiante, puzza di ricoperture di fine trimestre, in parte alimentate dai dati delle prossime 48 ore (PMIs in giro per il mondo e labour market report). Uno sguardo all’Asia domattina ci dirà con ogni probabilità come iniziamo il nuovo trimestre. Tra l’altro la Cina osserva 5 giorni di festività, il che renderà più imprevedibile il sentiment, senza il riferimento dei mercati locali (ammesso che si possa utilizzarli a tale scopo, volatili come sono di questi tempi).
In bocca al lupo.