Lampi di Colore – 30 Luglio 2015

La reazione positiva del $ ha indotto i principali commentatori a giudicare hawkish (restrittivo) lo statement FOMC, pubblicato ieri sera. Ma a mio modo di vedere, ci vuole il microscopio elettronico per individuare i dettagli che lo renderebbero più restrittivo rispetto al precedente.
E’ stato eliminato l’accenno alla debolezza del primo trimestre, e il giudizio sull’attività economica è migliorato marginalmente. E’ stata confermata la solidità del ritmo di creazione di posti di lavoro e il fatto che diversi indicatori mostrano  che la sottoutilizzazione delle risorse sta riducendosi. Per contro, l’assessment dello scenario inflattivo è marginalmente peggiorato, tramite la rimozione della notazione sulla stabilizzazione dei prezzi dell’energia, presente ad aprile. A parte ciò, l’unica ulteriore modifica è stata l’aggiunta di un “some” (traduzione: “qualche”) , riferito al miglioramento del mercato del lavoro richiesto per alzare i tassi. L’effetto desiderato sembra essere di indicare che siamo vicini a questo target, ma senza quantificarlo, il che rende un po’ opaco il significato di quest’aggiunta di 4 lettere.
Se non altro, il deterioramento dello scenario inflattivo seguito al calo delle commodities e i focolai di crisi cinese e greco non hanno modificato l’intenzione del FOMC di alzare nel 2015, se le loro attese macroeconomiche si rivelano esatte. A tanto ammonta, a mio parere, la restrittività di questo statement.

Non a caso, Wall Street ha accolto di buon grado le news. Vista la scarsa ispirazione degli ultimi dati (specie la consumer confidence), non vi era motivo di aumentare significativamente le probabilità di un primo rialzo a settembre (infatti la stringa di future sui Fed Funds è rimasta pressochè immobile). Cosi l’S&P 500 ha aggiunto ai guadagni, chiudendo con un rotondo +0.75%.
Personalmente, ho giudicato la reazione del biglietto verde più come funzione del risk appetite che non della hawkishness dello statement. Difatti, la performance è stata messa a segno contro € e Yen, ovvero le divise usate per finanziare i carry trade, mentre la sterlina ha chiuso pressochè invariata.
Le cose sono un po’ cambiate oggi quando il buon GDP Q2 e il PCE sopra attese hanno effettivamente impattato sulle attese di tightening.
Andiamo con ordine.

La seduta asiatica ha avuto un comportamento opposto a quello di ieri. Shanghai ha scambiato marginalmente positiva per il grosso della giornata, per poi svoltare in negativo (-2.2%) nell’ultima mezz’ora, con il grosso degli indici dell’area già chiusi. Cosi Tokyo (+1.1%) ha ben figurato, grazie a una serie di sorprese positive sul fronte earnings, mentre tra le altre piazze dell’area solo Seul ha deluso (-0.9%).

Buona l’apertura europea, supportata ancora da trimestrali generalmente positive, nonchè dal buon GDP spagnolo (+1% trimestre su trimestre in linea con attese) e irlandese (+1.4% vs attese per +1.9% ma col trimestre precedente rivisto a +1.2% da +0.2%). Ovviamente anche l’€ debole ha aiutato.
Peraltro, come i giorni scorsi, l’azionario europeo ha ripiegato in mattinata, trascinato al ribasso dal settore bancario e dalle auto (anche Audi dopo VW ieri ha abbassato i target, e Renault ha deluso), per poi dar luogo all’ormai consueto movimento laterale in attesa dei dati US.

La prima stima del GDP US del secondo trimestre, che portava in dote anche la revisione dell’ultimo quadriennio, ha complessivamente sorpreso in positivo. Il dato è uscito leggermente sotto attese (+2.3% vs attese per +2.5%) ma la vistosa revisione al rialzo del primo trimestre (da -0.2% a +0.6%) modifica il quadro, alzando la base di partenza. Buono il recupero dei consumi (+2.9% annualizzato) con un bel contributo dei beni durevoli (+7.9%). Buone anche le esportazioni (+5.3%). Il price index ha a sua volta sorpreso al rialzo (+2% vs 1.5% atteso), e il core Personal Consumption Expenditure Deflator ha mostrato un solido +1.8% da +1% e vs 1.6% atteso.
In soldoni, la crescita US è stata debole nel primo trimestre del 2015, ma non negativa come si credeva, e nel secondo trimestre è rimbalzata discretamente. E l’inflazione core si è rivelata a sua volta superiore alle attese. Il quadro è completato dai jobless claims che restano a livelli frizionali, e ai minimi da 15 anni.
Questi dati si che hanno impattato sulle attese per i fed funds, con la probabilità di un primo rialzo a settembre che è marginalmente salita, e la curva che ha prezzato rialzi un po’ più rapidi. Il Dollaro ha ripreso a salire, per chiudere la seduta europea a ridosso di 1.09 vs € (Dollar Index +0.7% a 97.65). E Wall Street si è un po’ innervosita, scendendo fino a -0.5% prima di recuperare quasi la parità.
Le chiusure europee vedono l’Eurostoxx a +0.25%, poco sopra la metà del range odierno. Spettacolare il rally del BTP nella giornata delle aste (4.5 bln di btp 5 e 10 anni). Tassi in discesa su tutta la curva, con il 10 anni che chiude in calo di 8 bp a 1.81% e con lo spread in calo di 2 bp (a 116) vs un bund a sua volta in denaro (-0.65%). La notizia riportata dal FT secondo cui l’IMF non potrebbe partecipare ai terzo bail out greco in assenza di un taglio del debito e garanzie di riforme non sembra aver minimamente impattato. La testata suggerisce che questo sia un grosso ostacolo, in quanto il Parlamento Tedesco si rifiuterà di approvare il piano in assenza della partecipazione del Fondo. Personalmente, ricordo che la sostenibilità del debito è un prerequistito anche per l’ESM, e quindi si tratta in parte di una non-notizia. Mi pare evidente che riforme e sgravio dal debito saranno ingredienti necessari per il nuovo programma greco.