Consumer confidence massima dal 2000. Flop Trump non pesa

Lampi di Colore 554

Alla fine, ieri lo storno di Wall Street si è risolto in una discesa marginale (il Nasdaq è addirittura salito). La lettura andata per la maggiore è che le difficoltà di Trump a portare avanti i suoi programmi erano già nei prezzi. Infatti il rally del Dollaro è rientrato, e anche le performance relative dei settori più favoriti (tipicamente le small caps, le banche e le “high tax companies”) si sono parecchio ridimensionate.

Come accennato ieri, è evidente che larga parte della performance azionaria US (e globale) ha a che vedere sopratutto con l’accelerazione ciclica (dovuta principalmente a quella cinese) dell’economia globale negli ultimi mesi, con relative attese di impatto sugli utili aziendali. Ciò detto, sostenere che l’effetto Trump è stato pressochè azzerato mi pare onestamente un esagerazione. Basta dare un occhio alla Consumer Confidence US di marzo pubblicata oggi per farsi un idea.
Quanto al flop del $, personalmente lo attribuirei anche a i) l’atteggiamento mercantilista del neopresidente, tipicamente avverso ad una divisa forte ii) la prudenza della Fed, in parte responsabile del livello basso dei tassi reali americani nell’ultimo periodo iii) la forza delle economie internazionali e il recedere del rischio deflazione in Eurozone e Giappone che hanno alimentato dubbi sulla continuazione delle attuali stance espansive da parte delle rispettive banche centrali, e iiii) l’iniezione di liquidità seguita all’utilizzo da parte del Tesoro US dei fondi sul conto della Fed.
Personalmente, attribuirei la relativa calma con cui Wall Street ha preso il flop di Trump e Ryan anche al fatto che l’azionario US veniva da una discreta serie di sedute negative (per il DOW sono state 8 a fila con ieri) e lo storno dai massimi ha approcciato il 3% ieri all’apertura, un livello da molti visto come sufficiente per giocarsi un rimbalzo.
Per il resto, direi che i tentativi dei Repubblicani di gestire l’impasse stanno dando qualche frutto, e che il mercato attribuisce ancora capitale politico all’esecutivo. Non credo che spettacoli simili sul Budget (da approvare entro un mese da oggi) verranno presi con uguale filosofia.
Naturalmente il quadro macro sta offrendo un bel supporto all’azionario, questo è certo. Peraltro, Wall Street a marzo si colloca in fondo alla classifica (a 1 mese solo Russia e Brasile fanno peggio).

Del rientro della volatilità stamattina in Asia si è avvantaggiata soprattutto Tokyo, mentre gli altri indici non avevano granchè da recuperare. Stranamente abulici i mercati locali cinesi, nonostante profitti aziendali in forte crescita nei primi 2 mesi dell’anno, e incentivi al lending da parte delle autorità (Bloomberg –  China Seeks to Boost Lending to Manufacturers in Stimulus Push). Peraltro, la PBOC ha saltato per la terza seduta a fila la facility OMO (open market operations) drenando di fatto la liquidità dal mercato, e i tassi monetari hanno continuato a salire. A quanto pare il controllo sul credito resta stretto, al di la delle dichiarazioni.

La seduta europea è partita con un clima cautamente costruttivo. Tra i fattori a supporto, l’extra stimolo derivante dalla recente TLTRO da 200 e passa bln, i cui fondi arrivano domani, e la tenuta di Wall Street. Tra i rischi, la forza dell’€ (nonostante l’iniezione di cui sopra) e la richiesta ufficiale di Brexit in arrivo domani. Su questo secondo Tema la Merkel ha ribadito la linea dura, mentre Schaeuble si è detto preoccupato dei contraccolpi sui mercati. Gli inglesi, dal canto loro sembrano propensi ad un atteggiamento più flessibile rispetto alla recente retorica. Tra le good news anche il sorpasso della Le Pen a opera di Macron negli ultimi sondaggi.

Il movimento è arrivato nel pomeriggio, con i dati macro US:
La consumer confidence di marzo ha fatto un altro enorme balzo (125.6 da prec 116.1 e vs attese per 114) facendo segnare i massimi nientemeno che dal dicembre 2000. Per dare un idea, dall’ottobre scorso il recupero è di 25 punti circa, mentre i massimi storici, segnati nel gennaio del 2000, distano meno di 20 punti.
Direi che la dice lunga sull’umore dei consumatori americani, ma risponde anche alla domanda se Trump abbia avuto un impatto sui cosiddetti “animal spirits”. L’ottimismo è riflesso in tutti i sottoindici tranne nelle attese di inflazione, che sono marginalmente calate. Sarà interessante notare se il prossimo mese vedrà un qualche ridimensionamento degli umori, visto che la compilazione questa survey ha preceduto la debacle di venerdi scorso. Interessante anche notare come le attese sul mercato azionario si siano incredibilmente polarizzate, con il 47% che si attende prezzi in rialzo (massimo dal gennaio 2000) e appena il 20% che se li attende in calo (minimo dal 2007).

Lampi di Colore 553

Chiaramente, si tratta di letture da picco di euforia, con però i 2 caveat che i) non si tratta di indicatori puntuali (si può stare su livelli elevati per mesi –  lo siamo da 3) e ii) che dati alla mano, il retail aveva partecipato poco a questo rally e quindi i portafogli potrebbero non riflettere ancora lo stato d’animo.
Ciò detto, sicuramente si tratta di letture coerenti con movimenti maturi, e non agli inizi.
Il quadro positivo è stato completato dal Richmond Fed di marzo, sopra attese, mentre l’advance good trade balance ha in parte corretto le deboli figure di gennaio sul fronte trade.

Altra sorpresa è stata la lentezza con cui i mercati hanno fattorizzato i dati. Inizialmente è rimasto quasi tutto immobile, e abbiamo dovuto aspettare qualche ora per vedere l’azionario reagire positivamente, ma soprattutto i tassi US salire in maniera percettibile (4 bp a 2.42% il decennale mentre scrivo) e il dollaro recuperare terreno contro i principali cross.

Il ritorno del risk appetite, favorito anche da un oil in spolvero e da flussi di fine mese  (un mese in cui l’azionario US è sceso e i bonds saliti), ha prodotto un nuovo crollo della volatilità sui minimi di periodo (il Vix perde il 22% dall’apertura di ieri).

Sul fronte tecnico, rapidamente:

** L’S&P affronta a breve la media mobile a 20 giorni (2370) seguita dalal trendline ascendente rotta il 21 marzo.
** L’eurostoxx ha chiuso ai massimi da dicembre 2015, superati solo nel durante sempre il 21, e quindi per trovare una resistenza bisogna andare al massimo del novembre 2015 (3525) distante nel tempo. A un livello simile abbiamo la proiezione della gamba di rialzo di dicembre, dal minimo di febbraio.
** Sul treasury si prospetta altro range trading, finche il tasso a 10 anni non ha ragione al ribasso dell’area 2.35-2.32%.
** Il dollaro è ancora pericolante ma in miglioramento se torna sopra 100 di dollar index.