Lampi di Colore

Di nuovo la Cina.

Gli indici cinesi locali, già autori di una prima parte di seduta opaca, si sono avvitati nella seconda parte, per chiudere poco distanti dai minimi, con variazioni tipiche dello scorso periodo estivo (Shanghai -5.5%).
Tra catalyst per il movimento, gli operatori riportano gli industrial profits (-4.6% a ottobre da -0.1% di settembre). Peccato che il dato (solitamente non un market mover) uscito alle 2.30, sia stato ignorato dai mercati per 4 ore (il crollo è partito dopo le 6). Stesso discorso per l’altro motivo additato, ovvero l’allargamento dell’inchiesta sulle irregolarità da  parte dei brokers, che ha pesato sul settore. Le notizie hanno iniziato a trapelare nella serata  di ieri. E il divieto di usare derivati per finanziare le attività era già noto ieri mattina. In generale, non sembra ci sia materia per giustificare un simile crollo, il che è un po’ inquietante, visti i trascorsi.
Certo, ci sta che l’accavallarsi di “negatives” abbia progressivamente indebolito il sentiment fino a provocare la rottura al  ribasso della  media a 50 giorni, che  aveva accompagnato il recupero. Comunque sia, si tratta di un discreto passo indietro sul percorso di normalizzazione dei  mercati azionari cinesi. Che giunge in una fase delicata: lunedi vi sarà il voto all’ IMF per l’inserimento dello Yuan nel paniere SDR. La decisione positiva sembra scontata, ma ovviamente c’è  da decidere il peso da attribuire alla divisa cinese. La volatilità su  azionario si è  in parte riversata sul cambio, che aveva già  passato novembre a indebolirsi.

Inevitabile l’impatto  sull’area asiatica, con  perdite diffuse sui principali indici, ad eccezione di Mumbai.
In realtà anche Tokyo ha schivato in gran parte la mina, in parte perchè ha chiuso con Shanghai ancora sul -3%, in parte perche distratto da  questioni interne: il CPI di ottobre è uscito sopra le stime (0.3% vs 0.2% atteso), ma il dato depurato di cibo ed energia ha deluso, scendendo a 0.7% anno su anno da 0.9% e vs attese per 0.8%.  Anche i consumi di ottobre hanno deluso (-2.4% da -0.4% e vs attese per 0%) nonostante un mercato del lavoro  tonico (disoccupazione al 3.1% ai minimi da 20  anni). Al  solito, la  debolezza macro  si trasforma prontamente in attesa di ulteriore stimolo. Guarda caso, a fine seduta è stato confermato budget straordinario da 3.5 trilioni di Yen (29 miliardi di dollari) con misure a favore  dei pensionati di fascia bassa. Vedremo che farà Kuroda il 18 Dicembre (2 giorni dopo la Fed).

Il fatto  di  avvenire in concomitanza con la  fase acuta  del crollo cinese ha pesato sull’apertura europea. Ma la debolezza è durata poco, e gli indici si son portati in positivo a metà  mattina. Molti hanno indicato,  come motivi del recupero, i dati di confidence europei di novembre, generalmente buoni .  Spettacolare la consumer confidence italiana, nuovo massimo storico (la serie inizia nel ’95) e 20 punti sopra il livello di gennaio.
Personalmente, vedo nella sostanziale tenuta odierna, soprattutto la percezione che eventuale volatilità negli asset globali non farà che aumentare la generosità  di Draghi giovedi prossimo. Non a caso l’€ è tornato sotto 1.06 vs $ in mattinata, e i rendimenti hanno continuato a scendere (alzi la mano chi si sarebbe aspettato di vedere il btp a 2 anni rendere  lo -0.05%).

La seduta US, a  orario ridotto per  il black friday (apertura della  stagione di shopping natalizio) non ha offerto spunti particolari. Con una price action erratica e svogliata, l’S&P 500 chiuso praticamente invariato, recuperando una frazione della sottoperformance accumulata contro l’Europa  il giorno in cui Reuters ha riportato le ultime indiscrezioni.

Consoliamoci: dopo una settimana insipida, per quanto proficua (Eurostoxx ai massimi da agosto), la prossima si presenta decisamente scoppiettante. Lunedi abbiamo la sentenza IMF sullo Yuan, Martedi in US l’ISM manifatturiero, Mercoledi un discorso della Yellen, Giovedi L’ECB e l’ISM services (più  una seconda testimonianza della Yellen) e venerdi i payrolls US di novembre. Di sicuro non ci annoieremo, in particolare giovedi, quando a Draghi spetterà il compito di sorprendere un consenso assai concentrato e ottimista: la mia casella di mail è traboccante di pezzi che pronosticano cornucopia.