Lampi di Colore

Ieri sera, Wall Street ha continuato a salire dopo la chiusura europea, terminando sui massimi di seduta, nonostante la forza del $. A parte l’effetto trascinate di Draghi, sicuramente un aiuto è venuto da trimestrali piuttosto buone da  parte di nomi eccellenti (MC Donalds, E Bay, Dow, 3M, Texas Instruments per citarne alcune, più Amazon Microsoft che hanno riportato dopo la ciusura e i cui effetti si producono oggi). A un terzo del cammino (173 aziende su 500) l’earning season si mantiene sugli standard della scorsa settimana, vale a dire un 75% di aziende che batte le stime sugli utili, ma solo un 43% che batte quelle di fatturato. Ma l’entità di alcune sorprese  in particolare nel settore tecnologico aggiunge carburante al rally.

L’onda lunga di Draghi è ovviamente arrivata anche in Asia, con tutti gli indici in discreto guadagno,  guidati comprensibilmente da Tokyo, la prossima candidata alla cornucopia dell’easing. Peraltro, il PMI manifatturiero flash di ottobre ha sorpreso in positivo (52.5 da prec 51 e vs attese di un calo a 50.5), ma la sorpresa ECB è troppo fresca perchè questo, o le dichiarazioni dell’advisor di Abe Honda (“No need for additional easing – Japan’s Honda”) potessero calmare gli animi. In Cina, le vendite d’auto della prima metà di ottobre, gonfiate dagli incentivi governativi, sono salite in Cina del +12% anno su anno.

L’apertura europea ha immediatamente fattorizzato l’ulteriore recupero di Wall Street ieri sera, aggiungendoci subito qualcosa.  I PMI flash di ottobre hanno a loro volta sorpreso in positivo:
** In Francia, sia il settore servizi che quello manifatturiero son migliorati, permettendo al composite di issarsi a 52.3 da 51.9 e vs attese che lo vedevano scendere a 51.6.
**  Ancor più sorprendente la sostanziale tenuta del PMI composite flash tedesco (54.5 da prec 54.1 e vs attese per 53.7), dove il moderato calo del manifatturiero è stato più che compensato dal balzo dei servizi. Per il momento scarse le tracce del rallentamento cinese e dello scandalo VW sull’attività.
** Il dato europeo mostra atabilità nel manifatturiero e progressi nei servizi, ed in generale un miglioramento del composite (54 da prec 53.6 e vs attese per 53.4) che resta coerente con una crescita moderata (0.4%) trimestrale, ma mostra una volta di più la resilience della ripresa europea agli shock recenti.

Anche qui, gli impegni di Draghi sono troppo recenti perchè un buon dato possa condurre ad un repricing delle  attese di incremento del QE. I mercati hanno continuato a macinare massimi in mattinata, e solo i bonds hanno perso smalto.

Poco dopo le 13, nuova megasorpresa di politica monetaria. La People Bank of China, apparentemente seguendo un invito del Premier Li Keqiang espresso pochi minuti prima, ha tagliato i tassi di 25 basis points e la riserva obbligatoria bancaria di 50 basis points.
Miracoli del sentiment: quanto il 17 settembre la FED non ha rialzato i tassi, i mercati hanno reagito malissimo, attribuendo chissà quale significato  all’ inazione (“Cosa sanno loro che non sappiamo?”). Oggi, a fronte di una sorpresa ben più grossa, da parte di un istituto normalmente assi meglio informato del pubblico circa lo stato delle cose interne, festeggiano.
La verità, è che durante l’ultimo mese e mezzo,  la stabilizzazione dei dati, dell’azionario e soprattutto del cambio hanno permesso alle autorità monetarie cinesi di riguadagnare il grosso del loro carisma, q quindi il mercato non le vede più come “disperate”.
Oltre a ciò, questa mossa sembra tirare la volata al Plenum del Partito, convocato la prossima settimana con l’obiettivo di varare il nuovo piano quinquennale, che ovviamente conterrà un discreto carico di misure e di riforme.
Infine, la mossa odierna, che segue di ore quella di Draghi, ha alimentato sospetti di coordinazione tra istituti centrali, contribuendo ad aumentare le attese per il 30 ottobre (BOJ).
Insomma comincia ad avere l’aria di un contrattacco in piena regola. Vien da chiedersi inevitabilmente se di fronte a questa nuova ondata di easing, la FED potrà davvero alzare i tassi in tempi brevi. Il rischio è di vedere il $ prendere il volo, deprimendo ulteriormente il contributo del canale estero al GDP US e comprimendo ulteriormente l’inflazione.
Insomma siamo alle prese con un impennata delle attese di easing globale, e gli asset reagiscono di conseguenza, con equity sugli scudi,  dollaro in recupero, bonds chiusi tra l’ipotesi di ulteriori acquisti e la necessità di prezzare un pareziale successo dello stimolo monetario nel generare inflazione e crescita, e commodities che ancora non eragiscono, perchè soffrono il rally del $. La chiave di lettura della price action odierna mi pare questa.

Difficile definire i target del movimento. Il repricing è significativo, e per lo meno nel breve l’azionario e i cambi sono iperestesi. Il ritmo è insostenibile.
Detto ciò, la portata dei recenti eventi è grossa e per fattorizzarli serve tempo. Nei prossimi giorni circolerà ogni genere di illazioni su quento potrebbe annunciare Draghi a Dicembre.
Non è  un mistero che il posizionamento degli investitori, seppur meno difensivo di un mese fà, non è particolarmente elevato sui risk assets. E’ possibile che alla luce dei fatti, la prossima settimana qualche asset allocation strategica venga rivista in direzione di un incremento dei rischi in portafoglio. La FED difficilmente potrà usare toni particolarmente aggressivi mercoledi prossimo, con il dollaro in questo stato. E lunedi 30 incombe lo spauracchio BOJ.
In generale non sembra ci sia urgenza di dedicarsi a significative prese di beneficio.