Lampi di Colore

Lampi di Colore 13

Annunci macro interessanti: domani la seconda stima del GDP US del terzo trimestre e mercoledi i Durable goods di ottobre, seguiti dalle stime sull’apertura ufficiale della stagione di shopping natalizio US (il black friday, che segue il  ringraziamento).

La seduta asiatica non ha offerto spunti particolari. Il buon tono di apertura dei mercati cinesi si è stemperato nella seconda parte della seduta, senza catalyst apparenti se non la nota riapertura delle IPO (quotazioni di aziende).

All’apertura europea, si è confermato il mood consolidativo osservato nella seconda parte della scorsa settimana.
Il PMI flash francese preliminare di novembre, pubblicato alle 9.00, ha forse ricordato agli investitori che avevano archiviato  gli attentati di Parigi in maniera un po’ affrettata. Il 60% delle risposte è giunto a Markit dopo la  strage e l’impatto si è  sentito in particolare il settore servizi, il cui indice è  sceso di 1.4 punti a 51.3. La debolezza potrebbe aumentare in sede di revisione tra 2 settimane.
Tutt’altra musica in Germania, dove il recupero del flash composite è stato trainato dal settore servizi (55.6 da 54.5 e vs attese per 54.4), ai massimi da 14 mesi.
Il dato di PMI flash composite europeo di dicembre (54.4 da prec  53.9 e vs attese per 540.) ha fatto segnare il livello più elevato da maggio 2011. La qualità del dato è  ulteriormente rafforzata dalla circostanza che i sottoindici relativi ai nuovi ordini, all’occupazione e agli ordini inevasi hanno fatto a loro volta segnare i record da 4 anni e mezzo. La release flash non offre il dettaglio del resto  dell’area, ma Markit ha sottolineato nella nota accompagnatoria che il livello  di attività più robusto si è registrato proprio nel resto d’Europa, escluse Francia e Germania. Sarebbe sufficiente una ulteriore modesta accelerazione in Dicembre per rendere l’indice coerente con un +0.5% di crescita del GDP europeo nel quarto trimestre del 2015, secondo gli analisti di Markit. Personalmente userei un po’ di cautela, perchè l’impatto degli attentati, con le varie ricadute su confidence, politica e costi non ha ancora potuto dispiegarsi completamente. Ma  è un fatto che l’incremento delle misure di stimolo dell’ECB che vedrà la luce con ogni probabilità tra 10 giorni andrà a impattare un un economia che sta già riprendendo un po’ di momentum, e ciò ne esalterà gli effetti  macroeconomici.

Sul fronte bancario, una certa attenzione ha ricevuto la risoluzione di Bankitalia per i 4 piccoli istituti in amministrazione controllata (Banca delle Marche, Banca Popolare dell’Etruria e del Lazio, Cassa di Risparmio di Ferrara e Cassa di Risparmio della Provincia di Chieti). La  soluzione adottata prevede la divisione tra “good banks”, che ricevono gli asset buoni e si portano dietro i depositi e i senior bonds, e una bad bank, che riceve i non performing loans svalutati e si porta dietro l’Equity e i bond subordinati. L’operazione viene finanziata con 3.6 miliardi messi a disposizione dal sistema bancario, anticipati inizialmente dalle prime 3 banche italiane (Intesa Sanpaolo, Unicredit e UBI). Ovviamente l’Equity e i bond subordinati conferiti alla bad bank verranno azzerati.
L’impatto del finanziamento sui bilanci delle banche italiane, comunque presente, è contenuto da una garanzia di Cassa  Depositi e Prestiti, per il 50% dell’importo. La svalutazione imposta ai non performing loans per entrare nelle bad banks è assai elevata (82%) e solleva qualche punto di domanda sulle valutazioni delle medesime categorie di assets sui bilanci del sistema  bancario italiano. Ma la  soluzione sembra scrivere la  parola  fine su un annosa questione, e lo fa in tempo utile per evitare che su questi procedimenti entri in vigore il resolution mechanism, che avrebbe imposto perdite anche ai senior bondholders ed eventualmente ai depositanti, eventualmente impattando  la confidence del pubblico in questi strumenti.
Al momento il mercato sembra aver gradito, a giudicare dal rimbalzo delle banche italiane, che hanno messo fine a una discreta serie negativa.

Nel primo pomeriggio, dati US generalmente deludenti: il PMI manifatturiero (52.6 da prec 54.1 e vs attese per 54) ha mostrato il ritmo di espansione più ridotto (in base a questa survey, qui considerata “minore”) dall’ottobre 2013. Detto ciò, il livello resta significativamente superiore a quanto rilevato dal più seguito  ISM manufactoring. Anche le transazioni immobiliari hanno marginalmente deluso a ottobre (-3.4%). L’immobiliare US, alfiere della tenuta macroeconomica in estate, si sta prendendo una meritata pausa.
I dati deludenti non hanno impedito al $ di continuare a schiacciare l’€ verso i minimi del 2015 (manca una figura circa). Allargando il campo alle altre divise, è sufficiente notare che  il Dollar Index si è riportato a ridosso di quota 100, violata per qualche ora a marzo. A fronte di ciò, è comprensibile la tendenza allo stallo di Wall Street , che oscilla marginalmente positiva, meno la titubanza europea degli  ultimi 3 giorni.
Dopo esser saliti 9 delle ultime 10  sedute, i bonds europei (sia bund che periferia) si son presi una pausa oggi, cedendo a flussi di prese di beneficio.

Per il momento, gli sforzi dei membri Fed di persuadere il mercato del “dovish hike ” (vedi lampi di venerdi) sembrano coronati dal successo. Molto  utile alla causa sarebbe che i dati US si mantenessero, da qui a metà  dicembre, tra il discreto e il buono, ma senza strafare. Dati mediocri non sono un problema, e  dati decisamente brutti sembrano improbabili in tempi brevi. Ma un payroll di novembre simile a quello di ottobre, o eventuali risvegli dei prezzi potrebbero portare il mercato a dubitare della gradualità dei rialzi, riportando la price action ai livelli di volatilità osservati subito dopo il labour market report di ottobre.