Non allenta la morsa la delusione post ECB.
Va detto che negli ultimi giorni si sono aggiunti nuovi elementi di stress al quadro generale, che hanno contribuito a rendere effimero il sollievo seguito al discorso di Draghi venerdi sera.
Per elencare i principali:
** Si sono riaccesi i riflettori sulla Cina, e non in una maniera benevola. Lunedi sono state pubblicate le riserve valutarie cinesi, la cui discesa (-87 bln a 3.44 trilioni) superiore alle attese lascia intendere nuovi interventi a supporto della divisa. L’occhio è rapidamente corso al cambio, che, nel disinteresse generale, si era stabilmente deprezzato da inizio novembre, e attualmente staziona sui livelli massimi di agosto scorso. Oltre a ciò, lo spread tra il fixing domestico e il cambio offshore, utilizzato per le transazioni internazionali, è tornato a crescere. Guardando al quadro di insieme, difficile non desumerne che il deflusso di capitali è ripreso.
Delusione anche dal trade balance di novembre, per lo meno sul lato esportazioni.
La pressione è stata sentita su tutta l’area asiatica, che oggi ha messo giù la sesta discesa a fila.
** L’incapacità (indisponibilità?) dell’OPEC ad accordarsi su un taglio alla produzione ha prodotto un nuovo minimo ciclico per il petrolio, il che ha messo, come al solito, sotto pressione l’intero comparto commodities, il settore energy, e naturalmente l’ High Yield US. Intuibile il contributo alla risk adversion generale, anche indiretto, attraverso l’impatto sulle aspettative di crescita globale.
Il tutto amplificato dall’incombere di fine anno, che minimizza la propensione al rischio degli investitori, e del FOMC, col suo carico di incertezze. In questo contesto, l’Europa risulta ancora, dal punto di vista tattico, l’anello debole, gravata da un robusto posizionamento, i presupposti del quale sono venuti a mancare almeno in parte.
Se non altro, il sistema di monitoraggio del posizionamento di Deutsche Bank indica che sul fronte divisa una buona porzione dei lunghi tattici di $ contro € e Franco svizzero è stata precipitosamente smontata.
Venendo alla giornata odierna, la seduta asiatica non ha fatto nulla per smentire quanto illustrato sopra, chiudendo con i principali indici in territorio negativo ad eccezione di Shanghai, sostenuta da generiche attese di ulteriore stimolo, e un dato di CPI di novembre leggermente migliore delle attese (+1.5% da prec +1.3% e vs attese per +1.4%). Tokyo ovviamente non ha gradito, oltre al tono generale, il supporto che questo offre allo yen. Zero impatto dai machine orders di ottobre forti.
L’apertura europea ha brevemente illuso, ma a metà mattina gli indici erano già significativamente in negativo, senza particolari catalyst, e con temi consueti: forza della divisa unica, debolezza dei materials e delle banche etc. Meno veemente la reazione dei bonds, che ottengono un po’ di supporto dal sentiment (anche se i rendimenti sono comunque saliti).
Nel primo pomeriggio, un rimbalzo del petrolio, amplificato dalla pubblicazione di scorte settimanali in forte calo in US (-3.57 milioni di barili contro attese di +1.3 milioni di salita) ha dato vita ad un rimbalzo degli indici, guidato dai settori interessati, a dimostrazione del grip che oil e commodities continuano ad avere sul sentiment generale.
E’ durato poco, e la presa di coscienza che nemmeno questo dato era in grado di stabilizzare l’oil ha fatto volatilizzare i compratori. La chiusura di seduta ha cristallizzato la perdita dell’ Eurostoxx a meno di metà della perdita massima odierna (che aveva superato di un bel po’ il punto percentuale) ma Wall Street ha continuato a scendere e in assenza di inversioni di marcia il catch up degli indici europei domani in apertura sarà significativo.
Dal punto di vista tecnico, sia l’Eurostoxx che l’S&P 500 distano un paio di punti percentuali da supporti abbastanza rilevanti (rispettivamente area 2325 lavorata molto a lungo a settembre e ottobre e area 2020 vecchia resistenza di ottobre poi testata come supporto a novembre. Ovviamente è importante che anche le commodities trovino un fondo. E FOMC e fine anno riducono la rilevanza degli scenari tecnici.