Ma la teoria mi convince fino ad un certo punto: intanto il movimento era già in corso prima del dato, e poi le probabilità di un rialzo il 16 dicembre sono scese solo marginalmente, e il $ si è rivelato quasi stabile. In altre parole, il dato non ha per ora granchè impattato sulle attese di politica monetaria (sebbene i rendimenti dei treasury siano scesi).
La verità è che l’S&P 500 si era mosso in un range sempre più stretto nelle sedute precedenti, e la rottura al rialzo ha dato fiato al movimento. Il segnale tecnico è positivo. Ma con la Yellen, l’ECB e i payrolls nelle prossime 48 ore le turbative abbondano e i segnali sono da prendere con le pinze.
Il buon tono US ha faticato a trasferirsi all’Asia. Se i mercati cinesi si son decisi a reagire alle news di nuovo stimolo fiscale sull’immobiliare annunciato ieri, quota 20.000 non ha portato compratori a Tokyo, che la languito oggi in un range trade ristretto, per poi chiudere marginalmente negativa. Tra il negativo e l’invariato il resto degli indici.
Nemmeno l’Europa è sembrata granchè galvanizzata dalla forza di Wall Street, visto che il rimbalzo iniziale si è assorbito nello spazio di un ora. A cambiare temporaneamente la musica è intervenuto un CPI flash europeo di novembre pessimo, con il dato headline di un decimo sotto le attese a 0.1% e il dato core addirittura sotto di 0.2% a 0.9%, da precedente 1.1%. Un dato del genere è un invito a nozze per i mercati per prezzare un’ ECB ancora più aggressiva domani, e cosi l’€ è tornato rapidamente al livelli pre-ISM, e l’azionario continentale ha recuperato un po’ di progressi.
E’ durato poco, e complice il proseguire delle schermaglie-Russia Turchia (su media russi è comparsa la notizia che Putin accusa Erdogan di fare affari coi terroristi) l’azionario è rapidamente disceso sui minimi di ieri. In realtà, la geopolitica centra relativamente. Si tratta con ogni probabilità di prese di beneficio causate dall’incombere dell’ECB domani. Anche perchè dopo settimane di previsioni aggressive sul meeting di Dicembre, nelle ultime ore si è alzata qualche voce ad ammonire che il posizionamento a favore di una performance robusta di Draghi è importante.
Nel pomeriggio, un ADP survey di novembre esuberante (217.000 nuovi occupati nel settore privato, da precedenti 196.000 e contro attese per 190.000) ha ulteriormente rafforzato il biglietto verde, e messo sull’avviso Wall Street, che al momento non da seguito al mini breakout di ieri, perdendo marginalmente terreno. Recentemente l’ADP non ha fornito indicazioni granchè affidabili per il labour market report del mese, ma è chiaro che questo dato aumenta il rischio di una sorpresa positiva venerdi.
Nuovamente debole l’oil, dopo che l’Arabia si è opposta a un taglio della produzione dell’OPEC per sostenere i prezzi.
Pochi minuti fa è stato pubblicato il testo del discorso della Yellen all’ Economic Club di Washington. I temi sono quelli consueti, moderato ottimismo sul ciclo, interno e internazionale, e fiducia che l’inflazione tornerà al target grazie al miglioramento del mercato del lavoro. Il ciclo di rialzi sarà graduale e dipenderà dal tono dei dati macro. L’aspetto più rilevante è che non vi è nulla che lascio intendere un calo della determinazione a procedere al primo rialzo tra 2 settimane. Domani Janet avrà un altra occasione per abbassare le attese del mercato, ma, onestamente, è difficile che decida di smentirsi a 24 ore di distanza. Evidentemente quanto prezzato dal mercato (74% di probabilità di una mossa) le sta bene.
Il Dollar Index se ne avvantaggia, segnando i nuovi massimi ciclici (superato il livello di marzo) mentre l’azionario al momento sembra indeciso, e un po’ sollevato dall’ottimismo della Chairwoman.
A meno di 24 ore dalla conference di Draghi, che dire che non sia già stato detto?
** le attese del mercato si collocano sui seguenti valori :15/20 basis points di taglio del depo rate (a seconda se abbassa anche il refi rate), 10-15 miliardi di acquisti in aggiunta agli esistenti, un estensione di 6 mesi del periodo, e un modesto allargamento del pool di aset idonei all’acquisto. In soldoni, misure corpose.
** Dopo aver coscientemente costruito, a suon di discorsi e indiscrezioni lasciate trapelare ad arte, un siffatto consenso,il Presidente ECB non vorrà certo deluderlo, anzi. Per questo motivo personalmente mi attendo 25/30 bp di taglio, e 25 miliardi in aggiunta agli attuali 60 mensili di acquisti. In altre parole mi attendo che Draghi superi le attese del mercato.
** La questione dell’impatto sui mercati è un filo più complessa. Draghi ha abituato bene gli investitori e quindi ormai è ampiamente diffusa la convinzione che in queste occasioni riesca costantemente a deliverare più di quanto atteso (la mia stessa previsione lo dimostra). Il focus quindi diventa “di quanto riesce a sorprendere”. Pur con le marginali prese di beneficio delle ultime ore, il mercato resta posizionato per un bello showdown domani. Quindi il rischio è che, dopo una fase euforica la cui durata dipenderà da l’entità della sorpresa (da poche ore a un paio di giorni), avremo comunque un “sell the fact”. Anche perche il focus passerà sulla Fed, il 16 Dicembre. Se mi sbaglio, e Draghi si limita a erogare in linea con le attese o peggio, le delude, la correzione sarà robusta.