Come accennato i giorni scorsi, il calendario macroeconomico prendeva decisamente vita oggi, con importanti rilevazioni nei principali blocchi.
Abbiamo cominciato stamattina in Asia con una raffica di dati cinesi dal tono non proprio positivo.
Retail sales e produzione industriale di luglio hanno entrambi marginalmente deluso (rispettivamente +6.0% anno su anno vs +6.2% atteso e 10.2% vs 10.5% atteso) mostrando inattesi rallentamenti. Ancora peggio hanno fatto gli investimenti fissi, rallentati a +8.1% anno su anno da + 9% di giugno e vs attese per +8.9%, zavorrati da investimenti privati che ormai crescono a stento (+2.1% da +3.9% di giugno).
Ne è andata meglio con i dati sugli aggregati monetari, dove M2 è cresciuta al tasso più basso da 15 mesi a questa parte (10.2% da 11.8% e vs attese per 11%) e New loans e aggregate financing si sono collocati su livelli intorno alla metà delle attese (rispettivamente 463 bln e 487 bln).
Francamente, sono sorpreso dalla filosofia con cui il mercato ha preso questi dati. Gli indici hanno chiuso in robusto rialzo, e i futures hanno conservato i guadagni anche dopo l’uscita degli aggregati monetari (nella mattinata europea).
Peraltro, l’impressione che si evince da questi dati è che la frenata abbia a che vedere soprattutto con un calo del supporto statale (principale driver del recente rimbalzo congiunturale). Anche gli investimenti nelle grosse aziende a partecipazione statale hanno rallentato bruscamente, e la spesa fiscale è rimasta praticamente stabile. L’intento è ancora più evidente nel rallentamento dei dati sul credito, che erano cresciuti a ritmi insostenibili nella prima parte del 2016.
Su queste basi, si può ipotizzare che le autorità conservino il controllo della situazione, e che l’attuale rilassamento sia un effetto della loro determinazione a dosare bene lo stimolo, per smentire le recenti accuse di un ritorno al vecchio modello di crescita, investment & credit driven. Di qui, la reazione positiva, che presuppone che ulteriori indebolimenti verranno affrontati con una riapertura dei rubinetti.
Release macro rilevanti anche in Eurozone stamattina, con il GDP europeo del secondo trimestre confermatosi in rallentamento a 0.3% in linea con le attese, dopo l’exploit del primo trimestre (+0.6%). Sopra attese la crescita in Germania (+0.4% da +0.6% e vs attese per +0.2%) mentre l’Italia ha deluso, mostrando stagnazione a fronte di attese di crescita marginale. Certo la crisi bancaria non avrà aiutato.
Lo show si è concluso nel primo pomeriggio con delle retail sales di luglio in US francamente brutte (0.0% da prec +0.8% e vs attese per +0.4%). Le revisioni positive al dato di giugno attenuano la negatività, ma il dato “control group” (0.0% da prec 0.5% e vs attese per 0.3%) che raccoglie quanto entra nel calcolo del GDP, non ha visto alcuna revisione.
Peraltro, il dato (che magari verrà a sua volta rivisto) segue dati assai robusti nei mesi scorsi, ed è stato zavorrato dal calo del fatturato alle pompe di benzina, dovuto al calo prezzi.
In questo senso, il quadro sui consumi US peggiora meno di quanto l’entità del “miss” indurrebbe a credere.
Inferiori alle attese anche i PPI di luglio, e meno rilevante, la Michigan Consumer Confidence di agosto.
Le news macro hanno avuto un impatto significativo su tassi, con la probabilità di un rialzo FED entro il 2016 scesa sotto il 40% e un intero rialzo prezzato solo entro la fine dell’anno prossimo. Inevitabile il rimbalzo dei treasury (10y tornato sotto l’1.5%), che indebolisce il quadro tecnico ribassista illustrato appena ieri, a dimostrazione che in questo periodo vendere i bonds equivale quasi sempre a darsi la zappa sui piedi.
Se non altro, in questo caso il sell signal non vi era ancora stato, e comunque, prima di archiviare lo scenario, aspettiamo di vedere come il movimento regge alla distanza.
Presente, ma meno rilevante l’effetto sui cambi, con il $ in ritirata soprattutto contro lo Yen, al solito.
Quasi indifferenti le borse, cui non dispiace l’ulteriore rinvio della normalizzazione dei tassi (una circostanza che, insieme al dollaro debole, gratifica gli emergenti). A parte ciò, l’azionario globale si giova di un petrolio in ulteriore avanzata.
Buon Ferragosto.