La settimana parte bene in Asia, ma l’S&P 500 sembra fallire nuovamente quota 2.800.

Inizio settimana ancora all’insegna del sentiment positivo, in Asia. Il principale motivo sembrano essere le indiscrezioni raccolte dal Wall Street Journal nel week end. Apparentemente, USA e Cina sarebbero vicini ad un accordo che vedrebbe l’Amministrazione USA eliminare gran parte, o anche tutti i dazi istituiti, in cambio di una serie di promesse da parte dei Cinesi (acquisti di beni US incrementati di 1.2 trilioni di $ in 6 anni, riduzione dei dazi su vari prodotti, apertura agli investimenti USA e miglior protezione delle proprietà intellettuali). La testata USA ha anche riportato che un summit per la firma dell’accordo potrebbe avvenire attorno al 27 marzo. Anche il portavoce del National People Congress Zhang Yesui ha dichiarato pubblicamente che le parti “hanno fatto importanti progressi”.

L’impatto delle news ha causato una prima parte di seduta per le “A” shares spumeggiante, con Shanghai oltre il 3% di guadagno. Dopodichè è intervenuta una fase correttiva, che ha riportato il progresso su livelli più contenuti (+1.1%). D’altronde, Shanghai veniva da un +6.8% la scorsa settimana, e anche col ridimensionamento del guadagno odierno, l’RSI 14 segna 82, a testimoniare un ipercomprato di breve robusto, persino per un indice cinese. Inoltre, headline dai toni costruttivi sul trade si sono succedute nell’ultimo periodo, e non si può certo dire che il mercato non prezzi un buon esito a questo punto. Ciò espone sicuramente a qualche scossone, dovesse il tono delle news cambiare, come è avvenuto con il Summit con la Nordcorea (questione al momento assai più marginale per l’economia globale).
Personalmente, resto convinto che larga parte del recupero di sentiment e asset cinesi sia un effetto dell’ingranare dello stimolo fiscale e monetario erogato dalle autorità negli ultimi mesi. In quanto tale, meno dipendente dal raggiungimento di un accordo Cina – USA di quanto pensi il consenso. Beninteso, qualunque intoppo nelle negoziazioni è destinato, nel breve, ad avere un impatto significativo sul sentiment. Ma, con un orizzonte temporale di 4/6 trimestri, assume più rilevanza il consolidamento dei recenti segnali di reazione dell’economia cinese all’easing fiscale e monetario.
Tra l’altro, domani parte il National People Congress, che ci terrà compagnia fino al 15 Marzo. In altri anni ci saremmo raccontati la storiella che le Autorità si assicurano un mercato azionario azionario positivo per la durata del Congresso (storiella che ha deluso spesso e volentieri). Quest’anno, a +21% da inizio anno, direi che il problema non si pone.
Sul fronte tecnico la chiusura sui livelli di apertura delle “A” shares disegna un potenziale segnale di inversione di breve, un progetto di “shooting star”.

Una discesa, domani, segnalerebbe una fase correttiva di breve. Ciò detto, la chiusura odierna è anche la prima sopra il livello psicologico di 3.000 punti, la tenuta del quale suggerirebbe nuovi rialzi.
Il resto degli indici dell’area ha mostrato performance moderatamente positive, senza eccedere, in particolare dopo che l’azionario cinese è tornato sulla terra.

L’apertura europea è stata comprensibilmente costruttiva, con i principali indici a segnare nuovi massimi. Un po’ di supporto al sentiment generale è venuto anche dal fronte Brexit: nel week end, il gruppo degli Euroscettici interno al Conservatori ha messo sul tavolo 3 condizioni alle quali sarebbe disposto a votare l’accordo della May e i mercati lo hanno preso come un segnale che tale accordo (che ancora deve essere rimodulato) avrà maggiori probabilità di passare. Personalmente continuo a ritenere che il deal verà bocciato e avremo un estensione dell’articolo 50. Nondimeno la Sterlina ha preso un po’ di forza.

Oggi, l’agenda macro era abbastanza vuota (prenderà decisamente vita in settimana, come vedremo sotto). A distrarre un po’ gli investitori ci hanno pensato di nuovo i Cinesi, lasciando trapelare che al National People Congress verrà annunciato un taglio dell’IVA sul manifatturiero pari 90 bln $.
Non che si tratti di una sorpresa in senso assoluto. Se ne era già parlato, ed alcune case hanno già pubblicato studi. Nemmeno l’importo sembra eccessivo, ammontando a circa  0.6% del GDP. Ma comunque è un altro passo in direzione di easing fiscale.
Così il tono positivo si è accentuato nel corso della seduta sull’azionario, anche se una sopravvenuta debolezza del BTP ha sottratto un po’ di forza alla piazza di Milano.
Sul fronte cambi, il biglietto verde ha deciso di irridere Trump, che nel week end si era lamentato della sua forza e dell’aggressività di Powell, sperando di ottenere il consueto effetto deprimente sul cambio. Invece il $ ha guadagnato costantemente terreno sui principali cross, giungendo in area 1.131 vs €.

Sembrava una seduta destinata a finire in gloria, con nuovi massimi relativi più o meno ovunque, ma Wall Street, dopo aver aperto in significativo rialzo, ha perso rapidamente momentum, passando in negativo nel tardo pomeriggio.
Difficile, onestamente, individuare un catalyst preciso di questo cambio di umore. La spiegazione più plausibile è la solita. L’incontro con la resistenza in area 2.800 punti di S&P 500 fa comparire prese di beneficio, che si sono fatte oggi più insistenti, visto che:
** Sul fronte trade, nell’immediato, il newsflow ha pochi margini di miglioramento
** Siamo alla sesta seduta di confronto con la citata resistenza, e ancora il livello non ha dato strada
** Gli ultimi dati macro hanno deluso, e in settimana se ne attendono altri, rilevanti (vedi sotto)

La discesa di Wall Street non ha fatto in tempo a mandare in negativo gli indici Europei (tranne il Dax e Madrid) che chiudono però con figure analoghe a quella illustrata sopra per Shanghai. Domani vedremo se il segnale tecnico verrà completato. Le prese di beneficio hanno insistito un po’ di più sul settore bancario. Il cambio di mood ha impattato sui tassi, che scendono più o meno ovunque. Anche il $ ha visto limata un po’ la propria esuberanza.
Dopo la chiusura europea, Wall Street ha rapidamente accumulato un passivo ben superiore all’1%, per poi dimezzare le perdite. Ciò detto, a seconda di dove chiudiamo stasera, potremmo avere domani un engulfing pattern (altra figura ribassista di breve), da confermare con una successiva discesa.


Diciamo che quanto a figure di inversione, a seconda della price action di domani su vari mercati, potremmo trovarci ben serviti. Come detto pochi giorni fà, sull’ S&P 500 lo scenario centrale sembra essere un test serio di MM20 e mm200 gg (eventualmente fino a 2700) seguito da un nuovo assalto a 2.800.

Come dicevo, il calendario eventi prende vita domani con i PMI finali servizi e Composite di Febbraio in Asia, Eurozone e US, seguiti dall’ISM non manufacturing. Oltre a ciò, inizia in Cina il citato National People Congress dal quale si attendono in nuovi target macro. Molto importante sarà domani la presentazione del piano del Governo da parte del premier Li, seguita dopodomani dai dettagli della bozza del budget.
Mercoledi avremo un po’ di pausa, con l’ADP survey in US, antipasto dei payrolls US di febbraio.
Giovedi abbiamo l’ECB, con nuove economic projections, e grande attesa per eventuali indicazioni su una nuova TLTRO.
Venerdi chiudiamo con il labour market report USA di febbraio e la bilancia commerciale cinese di febbraio.