La May non si fa smontare dalla sconfitta annunciata. Gran domanda per gli asset italiani.

In fatto di sconfitte, la May non è davvero seconda a nessuno. Dopo la batosta presa alle elezioni anticipate di giugno 2017, in cui sperava di guadagnare seggi e ne perse 13, e la bocciatura da parte di Bruxelles del Chequers Plan elaborato a luglio scorso, la presentazione in Parlamento dell’accordo strappato all’EU ha portato il suo Governo alla più cocente sconfitta della recente storia parlamentare inglese, con un margine di 230 seggi.
Va detto che la Premier si sta dimostrando una formidabile incassatrice. Ben lungi dal dimettersi, la May ha sfidato l’opposizione a promuovere una mozione di sfiducia (cosa prontamente fatta da Corbyn) e ha annunciato che se l’esecutivo sopravviverà al voto è pronta a collaborare col Parlamento alla ricerca di una proposta che abbia l’appoggio. Il voto è previsto per stasera alle 20.00 e le attese sono che il Governo ne uscità confermato, perchè sia il Partito conservatore che il DUP hanno confermato la fiducia (nonostante gli Irlandesi e 112 Conservatori abbiano votato contro il deal). Se la May sopravvive al voto, dovrà presentarsi lunedi con un piano da perseguire. La reazione moderatamente positiva del mercato (con la Sterlina che ha recuperato interamente il calo di ieri pomeriggio) è da collegare con la circostanza che il caos connesso con una caduta dell’esecutivo sembra evitato, e lo scenario centrale sembra una ripresa delle consultazioni tra i partiti per giungere ad un accordo che ottenga l’approvazione, da negoziare poi con l’EU. Poichè la maggioranza del Parlamento è a favore di una “soft brexit”, solo un serio incidente di percorso può portare ad un’uscita senza accordo. Il problema vero risiede nella difficoltà di elaborare in tempi brevi una proposta che possa essere accettata da Bruxelles. Non a caso i vari leader EU si stanno già arroccando, con Juncker a definire l’accordo attuale come  “il migliore possibile” e Macron a dichiarare che non vi saranno altre concessioni. La strategia di Bruxelles appare chiara, dare agli Inglesi tutto il tempo necessario per capire che se non vogliono uscire senza accordo, le alternative sono: firmare un accordo alle condizioni EU o non uscire affatto.
Su questo secondo tema, Corbyn, interpellato se, in caso di fallimento della mozione di sfiducia, la linea ufficiale sarebbe stata un nuovo referendum, ha risposto “che tutte le opzioni sono sul tavolo”. Si sa che il leader laburista è fondamentalmente contrario, ma una buona parte del partito invece vedrebbe di buon occhiolidea di ridare la parola agli inglesi.

La seduta asiatica ha visto oggi un po’ di consolidamento, dopo la baldoria di ieri, con le performance dei principali indici comprese tra il +0.5% delle “H” shares cinesi e il -0.5% di Tokyo.
Sul fronte cinese, parecchio movimento. La PBOC ha effettuato un iniezione di liquidità nel sistema pari a 580 bln yuan, un ammontare record, a dimostrazione che la politica monetaria sta diventando (ancora) più accomodante. Il Ministero del Commercio ha dichiarato che nel 2019 intraprenderà altri passi per stimolare i consumi e stabilizzare gli investimenti. La National Development and Reform Commission (NDRC) ha approvato la costruzione di un nuovo aereoporto. E, a mercati chiusi, la  China National Radio ha riportato che il Premier Li, in un simposio ieri, avrebbe dichiarato che il paese deve incrementare gli interventi in infrastrutture.
Insomma Sturm und Drang sul fronte stimolo, come previsto. Vediamo se finalmente l’economia ingrana.

La seduta europea è partita con un mood moderatamente positivo. Dopo 2 giorni di passione, le banche italiane hanno infine messo a segno un robusto rimbalzo, grazie anche varie dichiarazioni tranquillizzanti dei singoli istituti sull’impatto delle richieste ECB. Lo scomparire di questa fonte di pressione ha levato il tappo al settore bancario europeo, che sembrava mordere il freno da alcune sedute. La medesima considerazione vale anche per Piazza affari, che aveva assorbito assai bene le difficoltà nelle banche negli ultimi giorni, e oggi ha costantemente outperformato il resto del gruppo.

Nel primo pomeriggio, saltata causa shutdown la pubblicazione delle retail sales US di dicembre, il mercato ha potuto consolarsi con il rimbalzo della confidence dei Homebuilders di gennaio (58 da 56 e vs attese di invariato), favorita dal calo dei tassi, e dagli ottimi risultati di Bank of America.
Con queste premesse, Wall Street ha ripreso ad testare la resistenza in area 2.600 punti, con un piglio che sembra indicare che, almeno temporaneamente, potrebbe superarla. La forza delle banche oltreoceano ha accentuato lo spunto di quelle europee, con il risultato che l’Eurostoxx Banks in una giornata anonima per l’indice generale ha guadagnato oltre il 3% e chiuso sui massimi dal 6 dicembre.

Sul fronte bonds, spettacolare la performance del BTP, con i rendimenti che mostrano cali a 2 cifre praticamente di tutta la curva tranne il 30 anni. La facilità con cui il mercato sta digerendo emissioni per oltre 16 bln nello spazio di qualche giorno (le aste di venerdi più il 15 anni emesso ieri) dimostra che il quadro tecnico è al momento assai robusto per la carta italiana. Una considerazione che può essere estesa agli asset italiani in generale, visto come Piazza Affari sta mostrando un acerta forza relativa nell’ultimo periodo: a 1 mese è il migliore tra i principali mercati azionari Eurozone con +3% vs il -0.5% dell’Eurostoxx e il +1% dello Stoxx 600.
Anche il quadro tecnico per il FTSE Mib sembra promettente, con l’indice che dopo il falso break di dicembre sembra pronto a tentare un uscita rialzista dal recente trading range.

La forza relativa è sicuramente un argomento a favore.
In attesa del risultato del voto al parlamento inglese, i cambi sono restati tranquilli, mentre sul fronte spread al sontuoso calo di 14 bps ha contribuito un moderato rialzo dei rendimenti del bund. A poco più  di 2 ore dalla chiusura Wall Street, in barba allo shutdown giunto al ventiquattresimo giorno, sembra puntare a 2630, livello oltre il quale potrebbero scattare delle stops di chi si è giocato la tenuta della resistenza.