La Cina spinge il rally azionario, e le borse globali se ne avvantaggiano.

Partenza robusta per i mercati azionari questa settimana, dopo le modeste prese di beneficio di Venerdì.
A sponsorizzare il rally, l’azionario cinese,  dopo che le autorità hanno gettato la maschera. Sul media ufficiale China Securities Journal è  comparso un editoriale che sosteneva che promuovere un “sano” bull market, dopo la pandemia, è più importante che mai per l’economia ( link BBG). Apparentemente, le richieste di informazioni sull’apertura di trading accounts sono esplose sui social  per effetto dell’articolo. I locali sanno bene che quando le autorità  ci mettono la  faccia, un risultato significativo è praticamente una certezza.
L’idea delle autorità  sembra quella di supportare, tramite apprezzamento dell’azionario, il reddito disponibile  della popolazione (e quindi i consumi) e nello stesso tempo attirare investimenti nel paese, e bilanciare  lo stress dell’epidemia, del  forcing su Hong Kong, e della  “cold  war” (ed eventualmente parare il colpo del  delisting delle  società  cinesi in US).
E così il  CSI 300 ha aggiunto un +5.7% al 6.9% messo su la  settimana scorsa, e le  “H” shares hanno chiuso con un non molto più  modesto +4.7% (Hang Seng +3.8%). Dovessero le  Autorità  produrre una bolla  simile  a  quella del  2015 (o  peggio, del 2006-2007), sarà  divertente poi sentirli scagliarsi,  come  al  solito, contro la  speculazione,  al  suo successivo  scoppio.

Con queste performance dal China Complex, non c’è da  stupirsi che il resto delle piazze abbia fatto alquanto bene. L’unica sorpresa è forse Sydney, unica delle principali piazze a cedere (-0.7%).  Il motivo sarebbe il rapido  aumento dei casi, che ha indotto le  autorità  a implementare lockdowns locali a Melbourne e a chiudere i  confini tra lo stato di Victoria e New South Wales.
Riguardo l’andamento dell’epidemia nel resto del mondo, probabilmente vale la pena di aspettare i numeri di domani/dopodomani, in quanto le festività del 4 di luglio rendono inaffidabili quelli disponibili oggi in US, ma anche altrove.

L’effetto Cina si è ampiamente visto anche sui  mercati occidentali, con i futures USA  e  Eurozone che sono corsi ad anticipare una seduta in forte rialzo, un chiaro esempio del tipo di sentiment con cui abbiamo a che fare, visto che il legame tra i programmi delle autorità cinesi per la borsa locale e la performance di quelle occidentali non è evidentissimo.
Sul fronte macro, alle  8 abbiamo avuto i factory orders tedeschi di Maggio,  il  cui rimbalzo del 10.4% ha deluso le  attese (+15.4%) e  risulta  in effetti un po’ magro,  dopo un -15% a Marzo e un -25% ad Aprile. Infatti  gli ordinativi cedono ancora il 29% dal Maggio 2019. E’ strano,  dopo  aver visto  l’entità del  rimbalzo delle retail  sales tedesche per lo stesso mese, in rialzo del 3.8% rispetto al Maggio 2019.
Non che l’azionario si sia impressionato più  di tanto: l’Eurostoxx ha aperto le danze su del 2%, mantenendosi su rialzi rotondi per tutta  la  mattinata. A  guidare,  come  di recente,  i ciclici e le banche.  Abbastanza stabili i rendimenti core,  mentre gli spread della  periferia sono calati, in linea col  risk appetite.
Il recupero dei consumi Eurozone post lockdown è stato confermato dalle retail  sales  EU di Maggio (+17.8% da  prec -12.1% e vs stime per +15%),  anche se il -5.1% anno su anno mostra che il resto  del continente non ha ritrovato  la brillantezza dei consumatori tedeschi.

A metà  giornata,  Trump  ha ricordato che non ha intenzione di rinunciare alla strategia elettorale  dell’attacco  alla  Cina. Il Presidente ha twittato “China has caused great damage to the United States and the rest of the World!”. Poco prima,  il capo dello  staff della Casa Bianca aveva dichiarato a  Fox che a Washington stanno guardando ad una serie di ordini di servizio, per “gestire  la  questione Cina” e per riportare in America le manifatture  ( link ). L’impatto  sui mercati è  stato modesto. Ormai gli investitori hanno capito che Trump  tiene al  Rally quanto i Cinesi.
Infatti l’apertura di Wall Street è  stata  brillante,  anche se a conti fatti è avvenuta  su livelli che si erano già visti nella fase più  euforica della seduta di Giovedì  scorso, mentre l’Europa  ha visto  gli indici fare significativi nuovi massimi.

La festività  di Venerdì aveva rinviato  la  pubblicazione dei PMI finali servizi e composite di Giugno,  e  dell’ISM non manufacturing. Se i primi non hanno riservato particolari sorprese  rispetto  ai livelli dei dati flash, l’ISM ha messo a  segno il  rialzo più forte  della  sua storia (57.1 da precedente 45.4 e vs attese per 50.2). La forza è evidente anche dai sottoindici, con la  business activity che sale di 25 punti a 66 e i new orders +19.7 a 61.6. Sale, ma resta in territorio di contrazione, il  sottoindice employment (+11.3 a 43.1). Quest’ultima informazione resta più in linea con i jobless claims, che non con il payrolls, che indicano una creazione di oltre 7 mln di posti di lavoro in 2 mesi.
L’idea personale è che che queste survey, elaborate dall’ISM, siano in questa fase più obiettive dei  PMI, in quanto giustamente mostrano un attività in espansione rispetto ai ritmi del mese precedente.
Ma analisti e mercato sono tarati sul metro di giudizio dei PMI e così il surprise index USA elaborato da Citigroup, che calcola la  media mobile degli scarti dei dati dalle stime, ha fatto l’ennesimo massimo di periodo, 213.6. Si tratta di oltre il  doppio del precedente massimo storico (18 anni di dati) staccato a marzo 2011 a 97.5. Uno sguardo al grafico mostra che anche il  Surprise index EU si è smosso dai bassifondi,  e in relativo, è riuscito addirittura a recuperare rispetto  a quello USA.

Ritengo che nelle prossime settimane la differenza continuerà a ridursi,  via via che nei dati USA filtra  la  debolezza  legata all’accelerazione dell’epidemia, l’impatto  sul comportamento dei cittadini  e al graduale ritorno all’adozione di misure di contenimento in alcune aree (vedi grafico aggiornato con medie a 5  giorni dell’occupazione dei coperti ai ristoranti)

E per quanto riguarda i mercati? E’ possibile che un deterioramento dei numeri da Luglio in avanti metta un freno alla performance di Wall Street, per lo meno in relativo verso l’Europa e/o altre aree, in particolare se l’innamoramento del mercato  per la  tecnologia e le big caps dovesse avere una pausa. In senso assoluto  anche, possiamo avere un po’ di volatilità, ma ricordiamo che ogni significativo peggioramento del contagio, e del quadro macro verrà  affrontato dall’ Amministrazione e dalla Fed a colpi di stimolo: Sospetto  quindi che in questa fase tutto quel che possiamo ragionevolmente attenderci siano movimenti correttivi, nell’ambito di un trend che resta supportato,   a  meno che l’evoluzione non sia davvero pessima, oppure l’earning season terribile. Su questo fronte però le  aziende, ad una settimana dall’inizio della pubblicazione delle trimestrali, sembrano piuttosto tranquille, a giudicare dal ratio tra preannouncements positivi/negativi

La pubblicazione dell’ISM ha dato un ulteriore supporto al sentiment, mantenendo Wall Street su livelli di progresso elevati e permettendo alle  piazze europee  di chiudere portando a casa il grosso  dei progressi maturati in giornata. Il ritorno in forze del  risk appetite ha riproposto la debolezza del  Dollaro, un fenomeno che l’ISM non è praticamente riuscito a scalfire. In rialzo i rendimenti in US, mentre in Eurozone la situazione è  rimasta quella della mattina.

Come spesso succede, la prima settimana del mese, dopo il Venerdì dei payrolls (in questo caso Giovedì) è piuttosto tranquilla sul fronte dati macro. Gli unici appuntamenti di rilievo sono i jobless claims USA giovedi, il CPI cinese di Giugno giovedì, e le produzioni industriali tedesca (domani) e francese e italiana (venerdì).
Dal punto  di vista tecnico l’Eurostoxx 50 sta approcciando la media mobile a 200 giorni, che già lo aveva respinto a inizio Giugno. Dopo un mese di consolidamento il livello di ipercomprato è assai inferiore,  il che depone bene per  un follow through in caso di rottura.