Il mercato del lavoro USA si conferma solido e Wall Street respira.

Un labour market report non eccezionale, ma decisamente meno deludente degli ISM usciti i giorni scorsi permette ai mercati azionari di chiudere con una nota decente una settimana che a metà strada sapeva di crash.
Ieri sera, i flussi di ricopertura sono continuati, a Wall Street, e così, l’S&P 500 che a metà pomeriggio perdeva oltre l’1% (dopo aver lasciato sul campo circa il 3% nelle 2 sedute precedenti), ha recuperato fino a chiudere a +0.8%.
Ironicamente, l’Asia si è fatta contagiare poco dal rimbalzo del sentiment. Con Shanghai sempre chiusa (riapre martedì), tra gli altri principali indici Tokyo, Taiwan, Sydney e Jakarta hanno messo a segno moderati recuperi, mentre Hong Kong, HSCEI Seul e Mumbai hanno ceduto, le prime 2 oltre un punto. E’ anche vero che in Asia non si erano registrate le performance pesanti di Europa e US, a parte il Giappone forse.

Con il labour market report a fare da spauracchio, gli indici Europei hanno esordito con un tono cauto. L’idea dominante era che un altra stecca delle dimensioni dei 2 ISM avrebbe dato la mazzata finale al mood, e alimentato i già dilaganti timori di recessione. Così, dopo un apertura timidamente positiva, per lo più grazie alla fattorizzazione dei guadagni serali dell’S&P di ieri sera, l’Eurostoxx ha perso terreno, terminando in negativo in tarda mattinata. L’assenza di dati di rilievo ha lasciato gli investitori ad arrovellarsi sui numeri del pomeriggio e sul successivo discorso di Powell, previsto per le  20 ora italiana.

Su fronte Brexit, Bruxelles ha sostanzialmente bocciato il piano di Johnson e gli ha dato una settimana per tornare con una soluzione migliore per il confine con l’Irlanda, altrimenti l’argomento non sarà messo all’ordine del giorno nel prossimo summit (18 ottobre), e le uniche 2 opzioni saranno un estensione o il No Deal. Il piano sembrava avere una maggioranza al Parlamento UK, ma difficilmente la conserverà se verranno apportate le modifiche che chiede l’EU.
La situazione resta incerta, in quanto gli avvocati del Governo hanno prodotto della documentazione in cui si impegnano a osservare la legge e chiedere l’estensione in caso non vi sia un accordo approvato entro il 19 ottobre, ma Johnson ha ribadito che il 31 ottobre si esce in ogni caso, e membri del Parlamento UK pro EU lo accusano di cercare metodi di aggirare la legge. Johnson starebbe inoltre cercando di sospendere nuovamente il Parlamento tra l’8 e il 14 ottobre, perchè non interferisca nelle trattative.
Lo scenario centrale resta quello di una nuova estensione, seguita da nuove elezioni che si riveleranno sostanzialmente un nuovo referendum, dall’esito incerto. La probabilità che a Johnson riesca di evitare l’estensione è a mio modo di vedere ridotta, ma non completamente trascurabile.

I mercati sono quindi andati incontro ai payrolls con l’azionario in modesto ritracciamento, i tassi in moderato calo e i cambi stabili.
Come accennato sopra, il report ha avuto toni non eccezionali, ma sostanzialmente solidi. I nuovi occupati a Settembre sono stati 136.000, 9.000 sotto il consenso, ma i 2 mesi precedenti hanno visto revisioni al rialzo per 45.000, il che ridà un po’ di colore alla creazione di posti di lavoro del trimestre (156.000 mese). La disoccupazione ha marcato il nuovo minimo dal 1969 grazie ad una household survey che ha indicato 391.000 nuovi occupati a fronte di una forza lavoro sostanzialmente stabile (+117.000 unità). Stabili le ore lavorate e deboli i salari orari che non hanno mostrato incrementi nel mese.

In sostanza si conferma che il ritmo di creazione di posti di lavoro è un po’ rallentato, rispetto ai circa 200.000 mensili  degli ultimi anni, ma nel complesso il mercato resta solido e la disoccupazione al minimo ciclico.
Se le attese ufficiali non si discostavano troppo da questi numeri,  quelle del mercato, dopo le 2 batoste prese con gli ISM, e il sottoindice “employment” dell’ ISM non manufacturing sceso a 50.4, minimo da Febbraio 2004, erano probabilmente molto più basse. Oltretutto, le  scarse pressioni salariali lasciano le mani libere a Powell, che stasera sarà costretto a commentare l’inabissamento delle survey di attività
Si spiega così l’ulteriore recupero del sentiment, con l’azionario in significativo rialzo,e i tassi e le commodities in temporaneo rimbalzo.
Vabbè, ne ieri ne oggi sono mancate le dichiarazioni ottimistiche di Trump sull’accordo con la Cina (*TRUMP SAYS VERY GOOD CHANCE OF MAKING A DEAL WITH CHINA). Ma quelle ormai sono scontate, dopo uno storno azionario che superi il 3%.

Così, l’azionario europeo chiude in positivo, anche se la settimana in aggregato risulta pesante per l’Eurostoxx (-2.8%). I rendimenti terminano stabili, ma il  BTP nel pomeriggio si è giocato l’overperformance e anzi lo spread allarga marginalmente.
Wall Street, al  solito, ha figurato meglio, e a mezz’ora dal discorso di Powell ha sostanzialmente recuperato interamente il calo di martedì, e cede solo uno 0.8% sulla settimana. Vedremo che direzione saprà dare Jay alla chiusura, ma con il repricing occorso dopo gli ISM, che vede i futures implicare una probabilità dell’80% di un taglio il 30 ottobre e un 50% di un altro a Dicembre, sembra difficile che il Presidente FED possa risultare ancora più rassicurante.

Dal punto di vista tecnico, per quanto riguarda l’S&P il rimbalzo delle ultime ore ha riportato l’indice al cospetto della resistenza (ex supporto) in area 2945, limite superiore del range di agosto, violato in gap Mercoledì.


Sembra improbabile che possa romperla di slancio, in quanto:
** l’indice è ipercomprato di breve, avendo fatto un recupero dai minimi di circa il 3%
** Solitamente queste brusche discese prevedono un test dei minimi, che possono tenere come successo ad agosto, oppure dar luogo ad un dip finale come a febbraio 2018 e ottobre 2018.
un ritorno stabile nel range di settembre sarebbe quindi un significativo segnale di forza, ma lo scenario più  probabile, anche se ci dovesse essere un temporaneo superamento della soglia è ulteriore consolidamento sopra la media mobile a 200 giorni.
L’Eurostoxx è rimasto assai attardato, e, in assenza di un ulteriore aumento di volatilità dovrebbe recuperare qualcosa in relativo.