Il CPI USA di ottobre non riserva brutte sorprese, ma il mercato continua a guardare a Trump

Chiusura marginalmente negativa ieri (martedì) per Wall Street con l’S&P 500 che ha ceduto lo 0.29% e il Nasdaq 100 che ha perso un marginale 0.17%. Molto più pesanti le prese di beneficio sulle Small Caps, con il Russell 2000 in calo di ben l’1.77%. Questo, insieme al calo di Tesla (-6%), il laterale di Bitcoin, e il calo di Trump Media & Technology Group (-8.8%) mostra chiaramente un round di prese di beneficio sui principali protagonisti del Trump Trade. I rendimenti sono saliti significativamente, con il 2 anni treasury + 9 bps al 4.38% massimo da luglio scorso, e il 10 anni addirittura +125 bps al 4.44%. Un chiaro segnale di nervosismo alla vigilia della pubblicazione del CPI USA di ottobre, oggi. In effetti un altra sorpresa al rialzo avrebbe reso difficile continuare a definire l’inflazione “in un percorso di rientro verso il target”.

L’Asia ha fatto decisamente ancora fatica stanotte, con solo le “A” shares cinesi a mostrare un moderato progresso, area + 0,5%, e poi, a parte Hong Kong, HSCEi e Vietnam, nei pressi della parità, tutti gli altri principali indici dell’area hanno ceduto, con discese robuste per Giappone, India e Sud corea.
Riguardo Tokyo, sembra aver avuto un ruolo nella nuova debacle il PPI uscito decisamente sopra attese e con robuste revisioni al report di settembre, a indicare pressioni inflazionistiche in arrivo dai prezzi alla produzione, forse un effetto della debolezza dello Yen.

Questo lascia un po’ la BOJ tra l’incudine della debolezza macro e il martello dell’inflazione. Lo Yen continua a scendere comunque. In Sud Corea la disoccupazione di ottobre è uscita in rialzo di 0.2% al 2.7%, vs 2.6% atteso, ma qui credo che il tema sia la politica commerciale USA in arrivo, con i falchi che stanno trovando posto nello staff di Trump ( link Trump names Rubio, Waltz, Homan in major cabinet shakeup for second term)  . E’ un tema che riguarda gran parte della regione, con l’indice MSCI Asia ex Japan che è giù di oltre il 3% dal giorno dell’elezione.
Sul fronte Cina poche news e mercati stabili o moderatamente positivi dopo 2 sedute pesanti. A mercati chiusi,  è stato confermato il taglio dell’imposta sull’acquisto di casa a far data dal primo dicembre, e in seguito annunciato anche un taglio della tassa sul guadagno in conto capitale sui terreni. Vedremo se domani vi sarà qualche reazione a queste news.
** CHINA MINISTRY OF FINANCE ANNOUNCES TAX CUTS FOR HOME BUYERS -BBG
** CHINA HOMEBUYING TAXES CUT EFFECTIVE DEC. 1
** CHINA MOF SAYS TAX CUT TARGETS BOOSTING PROPERTY MARKET
** CHINA TAXATION BUREAU ANNOUNCES LAND APPRECIATION TAX CUT – BBG
** CHINA LAND APPRECIATION TAX THRESHOLD CUT TO TAKE EFFECT DEC. 1

La seduta europea è iniziata ancora con l’azionario in calo, ma in mattinata si è visto un primo rimbalzo che ha portato i principali indici sopra la pari. L’€ però ha continuato a cedere rapidamente contro Dollaro, mentre i rendimenti hanno oscillato nervosi, pur mantenendo una tendenza a salire.
In mattinata sono circolate indiscrezioni che i Repubblicani hanno intenzione di far approvare una misura fiscale entro i primi 100 giorni di governo, e che i Senatori stanno già parlando di reconciliation (un processo per accelerare l’approvazione di progetti di legge). Non che le attese fossero che Trump avrebbe perso tempo.
Il rimbalzo dell’azionario EU si è dimostrato effimero e in tarda mattinata gli indici si sono riportati in negativo, accumulando ribassi.
Alle14.30, il CPI USA di ottobre non ha riservato particolare batticuore.

Sia headline che core sono usciti in linea con  le attese, con la Core non arrotondata a 0.28%. Lo shelter è tornato a spingere un po’, insieme alle tariffe aeree  e ai prezzi delle auto usate. negativi per contro il vestiario e, stranamente, le tariffe assicurative. La categoria core ex shelter ha rallentato da 0.4% di settembre a 0.3 di ottobre.

In generale un report che non toglie e non aggiunge granchè al corrente dibattito. I primi membri Fed a parlare oggi post dato, Kashkari, Logan e Musalem, non sono stati costretti ad arzigogoli retorici per giustificare l’attuale stance.
*FED’S KASHKARI SAYS INFLATION HEADED IN THE RIGHT DIRECTION
*KASHKARI: DON’T THINK INFLATION IS STUCK ABOVE 2% TARGET
*KASHKARI: RISE AND FALL OF INFLATION MOSTLY DUE TO SUPPLY
*KASHKARI: MONETARY POLICY HAS KEPT INFL EXPECTATIONS ANCHORED
*FED’S LOGAN SAYS OFFICIALS SHOULD MOVE WITH CAUTION ON RATES
*LOGAN: MORE RATE CUTS AHEAD BUT UNCERTAINTY ON LEVEL OF NEUTRAL
*LOGAN: PROGRESS ON INFLATION HAS BEEN BROAD-BASED
*LOGAN: LABOR MARKET CLOSE TO BALANCED, COOLING GRADUALLY
*LOGAN: STILL NOT RULING OUT DAMAGING DECREASE IN EMPLOYMENT
*MUSALEM: ‘GRADUAL’ CUTS APPROPRIATE IF INFLATION KEEPS FALLING
*MUSALEM: RECENT INFORMATION SUGGEST INFLATION RISK NOW HIGHER
*MUSALEM: EXPECT INFLATION TO CONVERGE TO 2% OVER MEDIUM TERM

Il sollievo del mercato obbligazionario si è notato in particolare dal fatto che le probabilità di un taglio dei tassi al FOMC di dicembre sono ritornate sopra l’80%,dopo che ieri erano scivolate sotto il 60%. Ma a gennaio ormai si sconta con elevata probabilità una pausa, e i tagli da 25 bps scontati da oggi a fine 2025 sono ormai solo 3, quando a metà settembre erano 7 (oltre ai 3 che sono stati fatti nel frattempo). Alla fine, se la parte breve della curva reagisce al CPI più benigno di quanto temuto, la parte medio lunga segue invece le news fiscali, e quelle sui dazi, e infatti i rendimenti salgono anche oggi.
Wall Street, dopo un temporaneo tuffo in negativo, si è ripresa e al momento l’S&P 500 sta recuperando più o meno quanto perso ieri, mentre le Small Caps dopo un tentativo di fuga, guadagnano altrettanto, ovvero molto meno di quanto perso ieri.  Il resto del Trump trade è in ordine sparso, con Bitcoin in forte progresso ma Tesla al palo.
L’azionario continentale, che nel primo pomeriggio aveva accumulato un bel passivo, ha recuperato abbondantemente, grazie al traino di Wall Street e all’ipervenduto di breve, terminando a ridosso della parità. Il recupero però non ha minimamente riguardato l’€, che chiude la seduta europea ai minimi del 2024, e a poco più di una figura dai minimi del 2023.

In generale, al di la delle oscillazioni di breve, gli asset europei (come quelli di certi emergenti) sembrano afflitti da una totale mancanza di appetibilità in questa fase. L’economia non sta performando granchè bene. Il quadro sul commercio sembra compromesso, con Trump che promette guerra e la Cina che sembra a sua volta desiderosa di reagire al protezionismo EU su auto elettriche ed altro, e in generale poco disposta a sprecare la sua poca domanda su beni esteri. La geopolitica post Trump è un grosso punto di domanda. Perchè comprarli quindi, quando c’è l’intero mercato USA che invece assapora i vantaggi di una presidenza estremamente pro business: tagli alle tasse, deregulation, efficientamento dell’attività governativa (qualunque cosa voglia dire).
In questo senso al momento i flussi sono unidirezionali. Con questo, non intendo dire che durerà per tutta la Presidenza Trump, anzi, ad un certo punto vi sarà sicuramente per lo meno una riscossa temporanea (seconda metà del 2022 docet, vedi grafico del ratio S&P 500 Eurostoxx 50).

Ma per il momento, a oltre 2 mesi dall’insediamento di Trump, è probabilmente presto. Vi è troppa incertezza su dimensioni delle politiche e relativi impatti. Quindi potremo avere dei pullback, e guardando il grafico un primo non è probabilmente troppo lontano, ma difficilmente un’inversione di tendenza.
Relativamente alle obbligazioni, anche in EU il sollievo post CPI è stato temporaneo, e i rendimenti sono rimbalzati. Lo spread però si è un po’ chiuso, complice un buon assorbimento nel complesso delle aste odierne (BTP 3, 7, 10 e 15 anni per 8.25 bln).
Domani abbiamo il PPI USA di ottobre, i jobless claims e un oceano di banchieri centrali (Interventi di Powell, Barkin e Williams della Fed, Minute ECB, interventi di Schnabel e de Guindos, intervento di Bailey della BoE). Venerdì chiudiamo in bellezza con le retail sales USA di ottobre.