Un po’ di sollievo oggi sui mercati, dopo un inizio semestre alquanto movimentato. Tra i catalyst per la volatilità di ieri, in ordine sparso:
**il moderato rallentamento del manifatturiero cinese, con il PMi ufficiale in calo (51.5 da 51.9 e vs attese per 51.6) e quello Markit stabile (a 51 da 51.1) ma con sottoindice export orders in territorio di contrazione, a indicare i primi impatti delle frizioni commerciali. E mettiamoci anche la contrazione delle esportazioni coreane a giugno.
** in reazione, lo Yuan cinese si è svalutato dell’ 0.7%, e Shanghai ha avuto un altra seduta pesante.
** la CSU bavarese si è dichiarata insoddisfatta del deal sui migranti e Seehofer ha offerto le sue dimissioni da Ministro.
Ce ne è stato a sufficienza per una seduta decisamente pesante, anche se il sentiment è andato migliorando nel pomeriggio, grazie anche a un ISM manifatturiero USA tornato sopra 60 (60.2 da 58.7 e vs attese per 58.4). Il quadro è ulteriormente migliorato in serata con la dichiarazione di Trump che non ha intenzione di modificare la partecipazione degli USA al WTO. Su questo Wall Street ha addirittura chiuso in positivo.
Non che la seduta asiatica si sia fatta impressionare più di tanto stamattina. Oggi gli USA osservavano una seduta a orario ridotto (fino alle 19 italiane) come vigilia del 4 di luglio (festa nazionale e quindi mercati USA chiusi) ma il movimento non è mancato. Lo Yuan è partito nuovamente debole, superando la soglia psicologica di 6.7% vs $, ritenuta da molti un livello di intervento da parte delle autorità. A ulteriore danno del sentiment, l’amministrazione USA aveva raccomandato l’esclusione di China Mobile dai mercati americani. Le dogane cinesi hanno però riportato che le esportazioni verso gli stati uniti hanno rallentato parecchio nel 2018.
Il quadro è un po’ cambiato all’apertura europea, quando, grazie ad un intervento verbale del Governatore PBOC, Yi Gang, lo Yuan ha invertito la marcia, e Shanghai, che aveva iniziato a recuperare a metà seduta, è passata in positivo. Nello statement, Yi ha giustificato il calo della divisa con “dollaro forte e incertezza internazionale”, ne ha sottolineato l’aspetto prociclico, e ha dichiarato che lo Yuan verrà mantenuto stabile su livelli di equilibrio.
In altre parole, il deprezzamento è giustificato dal quadro macro e internazionale, e non costituisce una rappresaglia contro i dazi. Peccato che la discesa (quasi il 5% in 12 sedute) sia iniziata dal giorno in cui Trump ha “violato” la tregua stipulata a Washington. La circostanza fa riflettere sull’altra promessa cinese, ovvero di non effettuare ritorsioni sugli interessi US in Cina. Non a caso, l’Ambasciata cinese in US ha emesso un ammonimento ai cinesi sui rischi che si corrono a fare turismo negli Stati Uniti. A buon intenditore….
Per Tokyo era tardi, ma gli altri indici hanno beneficiato del rimbalzo delle “A” shares e dello Yuan, anche se Hong Kong e “H” shares hanno comunque terminato in significativo passivo.
La seduta europea aveva da fattorizzare anche l’accordo tra Seehofer e Merkel che ha tamponato la crisi politica tedesca. Dopo qualche titubanza gli indici hanno preso solidamente la via del rialzo, l’€ ha recuperato qualcosa e lo spread BTP,che già ieri aveva tenuto discretamente, ha stretto.
Il buon mood è durato fino al primo pomeriggio, quando Klingbeil, il Segretario generale dell’altro alleato della Coalizione al Governo in Germania, l’SPD, ha dichiarato che la soluzione dei centri di transito non lo soddisfa. L’impatto è stato modesto, visto che, ammesso che la posizione di Klingbeil rispecchi quella del partito, non ci sono ultimatum di mezzo, per il momento. Stasera è previsto un vertice a 3 SPD, CDU, CSU.
Sta di fatto che il BTP ha peso supporto, ed invece la carta tedesca lo ha recuperato, e cosi lo spread a fine seduta è stabile sui livelli di ieri. Anche l’azionario ha perso un po’ di verve nel pomeriggio, ma chiude comunque con progressi intorno al punto percentuale.
Dopo la chiusura, Wall Street, in seduta a orario ridotto per la vigilia del 4 di Luglio, ha perso ulteriormente terreno, terminando in negativo. Può darsi che la prospettiva di altre 36 ore a mercati chiusi, con Trump cosi in forma e loquace abbiano convinto gli operatori a fare un po’ di ulteriore pulizia sui book. Tra l’altro, giovedi entrano in vigore i dazi si 34 bln di merci cinesi. Sul tema dazi, Politico.com ha pubblicato 2 pezzi distiniti in cui segnala la preoccupazione dei Senatori Repubblicani per l’impatto della Trade War sul proprio elettorato, e quella di Corporate America . I primi pensano a come riportare la materia sotto il controllo del Congresso. Sul fronte delle aziende si stanno moltiplicando le proteste contro l’approccio di Trump.
Come accennato sopra, con gli USA assenti domani dovremmo avere una seduta a scartamento ridotto. Vedremo che impatto avrà la loro assenza sugli asset cinesi (e asiatici) ed europei.