Dubbi dell’ultimo minuto per l’ECB? Wall Street soffre i dati macro forti

Il rientro degli USA dopo il week lungo ha dato luogo  ad una giornata estremamente confusionaria sui mercati, fin dalle  prime ore.
La seduta asiatica ha mostrato un tono ancora contrastato,  con Tokyo al palo, Hong kong e le “H” shares cinesi marginalmente in negativo, le “A” shares cinesi invece in recupero,  mentre tra gli altri indici performance marginalmente positive per Taiwan e Seul, Vietnam e Jakarta invariate, e Mumbai e Sydney marginalmente negative.
La buona performance di Shanghai è  stata attribuita al taglio della riserva obbligatoria sui cambi operata ieri, ma la mossa è volta a supportare lo Yuan riducendo la quota di riserve valutarie da tenere in divise forti.
Non si può dire che per ora gli effetti siano granchè percettibili,  visto che la divisa cinese ha fatto un altro  passo in direzione della quota psicologica di 7 yuan per 1 Dollaro, dalla quale dista ormai meno di un 1%.
Nel frattempo 65 milioni di cinesi sono sotto lockdown ( link ). L’impatto dei lockdown si vede anche nei dati del traffico aereo, in calo del 38% anno su anno ( link ). L’impressione che si ha è che le autorità stiano cercando di tamponare le falle in vista del Congresso del Partito che inizia il 16 ottobre, ma la situazione resti pesante.
Anche in Giappone si comincia a sentire l’impatto dell’inflazione sulla spesa per consumi, con il household spending in calo di 1.4% sul  mese. Non credo che le cose migliroreranno a breve, vista la performance dello Yen. Infine, la Reserve Bank of Australia ha alzato i tassi di 50 bps, al 2.35%, massimo livello dal 2015.

La seduta europea è iniziata con un tono nuovamente costruttivo, grazie anche alla ridiscesa del gas a livelli poco  distanti da quelli predominanti prima  che Putin annunciasse la chiusura del Nordstream. L’impressione è che i livelli attuali, coeteris paribus, scontino praticamente flussi molto bassi. A questo punto si attende che l’Europa dia i dettagli dello strumento con cui viole cappare i costi per cittadini e aziende.  Vedremo cosa partoriranno venerdì.
sul fronte macro, poco oggi in Eurozona, ma quel poco non troppo positivo. Gli ordini all’industria tedeschi di luglio sono calati sul mese dell1.1% fa precedente -0.3% e vs stime per -0.7%. Anno su anno siamo -13.6%.

In assenza di altri spunti, la mattinata è stata ravvivata dai ripensamenti dei membri ECB, a 2 giorni dal meeting. Dopo aver fatto fuoco e fiamme nelle scorse settimane, oggi abbiamo avuto toni un po’  più  soft:
*ECB’S STOURNARAS: EURO-AREA INFLATION IS CLOSE TO ITS PEAK
*ECB’S STOURNARAS: INFLATION WILL START STEADY DECELERATION
*STOURNARAS SEES ENERGY COSTS MODERATING, BOTTLENECKS EASING
*STOURNARAS: FURTHER PROGRESSIVE RATE NORMALIZATION APPROPRIATE
*ECB’S KAZAKS: BROAD, PROTRACTED RECESSION COULD SLOW RATE HIKES
*ECB’S CENTENO: MONETARY POLICY MUST BE PATIENT IN SUPPLY SHOCK
*CENTENO: ECB MAY ACHIEVE INFLATION GOAL WITH SLOW NORMALIZATION

Non solo,  ma hanno cominciato a circolare indiscrezioni di un report di Market News recante l’indicazione che la  Lagarde  propenderebbe per un rialzo da 50 bps giovedì, e sarebbe in grado di portarsi dietro  il  Governing Council. Poiche negli ultimi giorni molte case avevano sposato la tesi dei 75 bps, e il consenso si era spostato, queste news hanno causato un discreto repricing, con i bonds Eurozone core e periferia in rally mood, e il sentiment in generale ben supportato. L’€, che aveva iniziato la mattinata in spolvero, ha perso forza.
Successivamente, questi effetti si sono un po’ attenuati, un po’ perchè è  emerso che il report indicava che c’era accordo tra i membri sul target per inizio 2023 per i tassi ECB, cosa che ha sottratto importanza al movimento di giovedì, un po’ perchè francamente la fama di Market News come collettore di fonti anonime non è che sia irreprensibile.
Siamo comunque giunti al primo pomeriggio con un sentiment tendente al costruttivo, tassi EU stabili o in moderato calo, ed  € sui livelli di ieri.
E li, nuova sorpresa,  perche se i PMI servizi e composite USA di agosto elaborati da S&P global hanno subito marginali revisioni al ribasso, l’ISM services USA ha sorpreso in positivo.

Mentre S&P global segnala un calo di esattamente 4 punti da luglio a marcare il ritmo di contrazione più forte da maggio 2020, l’ISM indica un accelerazione al massimo da 4 mesi, con ordinativi a ritmi elevati (new orders a 61.8 da precedente 59.9).
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S&P global parla di rischio di una profonda recessione, con aziende e consumatori che risentono dell’aumento dei costi, e il  settore finanziario danneggiato dall’aumento dei tassi a mostrare la contrazione maggiore (vedi grafico a lato)

Di tutt’altro tono la nota di ISM che parla di attività  robusta, e di rimanenti problemi legati a difficoltà di approvvigionamento e scarsità  di manodopera, e non certo da domanda. Sembrano davvero 2 mondi diversi. Ci sono la bellezza di 13.2 punti tra i 2 indici, con il  primo a segnalare forte contrazione e il  secondo a indicare espansione robusta. Il grafico sotto mostra bene la divergenza.

Vi è divergenza anche tra il  PMI manifatturiero (51.5) e l’ISM manufacturing (52.8) ma di entità enormemente inferiore.
Storicamente, l’ISM è considerato più affidabile dei PMI in US, perchè ha una storia più lunga (in particolare il manifatturiero, iniziato nel dopoguerra, mentre il non manufacturing si roporta da 25 anni). Il PMI è più volatile sicuramente. Purtroppo Bloomberg permette di fare un grafico con solo gli ultimi 3 anni di PMI, per cui un raffronto di affidabilità (che sarebbe comunque parziale perchè la serie del  PMI services inizia nel 2009 e quindi contiene solo la recessione Covid) si basa su un periodo troppo breve. Detto questo, il PMI ha registrato sia l’indebolimento pre covid che il picco di attività in anticipo rispetto all’ISM. E comunque, pensare che l’errore sia tutto dalla parte del PMI mi pare eccessivo. A mio modo di vedere l’ISM sta sovrastimando il livello di attività negli USA, e calerà  significativamente in autunno.
Il mercato  però non è  stato assalito da questo genere di dubbi. Al momento, ha preso il dato “at face value”, anche perchè, ad onor del vero, non è il primo dato che recentemente segnala  resilienza dell’economia USA:  abbiamo avuto  i payrolls di luglio e agosto, le retail sales, l’ISM manufacturing.  Così i rendimenti USA hanno bruscamente accentuato la tendenza a salire, insieme con il Dollaro, e l’azionario ha perso forza, andando a scontare una FED più aggressiva, come di recente a fronte di dati macro positivi. Lo Yen, che già soffriva la tendenza a salire dei rendimenti, in base al consueto meccanismo che costringe la Bank of Japan ad aumentare gli acquisti di JGB per ancorarne i rendimenti, ne è uscito devastato, ai minimi contro Dollaro dal 1998.
Azionario e tassi eurozone hanno accusato il colpo,  con il  primo a chiudere con progressi una frazione di quelli maturati a metà  seduta (ad eccezione del Dax, in outperformance) e i secondi in rialzo marcato nel pomeriggio in simpatia con i tassi USA. E l’€ chiude la seduta a contato con quota 0.99, avendo segnato nel durante i nuovi minimi. Il  dollar index sembra intenzionato a chiudere sopra 110 per la  prima volta da oltre 20 anni (Giugno 2002). Come spesso quando il biglietto verde si fa arrembante, le commodities arrentrano in gruppo.

Che dire? Sembra che  i numeri macro USA stiano congiurando per rendere ancora più  aggressiva una FED che già è fin troppo determinata a raffreddare l’economia. Personalmente continuo a pensare che entro la  fine del 2022 avremo un deciso cambio di stance, perchè l’economia USA comincerà a rallentare di brutto, e l’inflazione si incamminerà  al  ribasso, pur senza raggiungere il target, che resterà lontano ancora per gran parte del  2023. Nel frattempo, vediamo cosa farà l’ECB dopodomani, visto che la sua situazione è ben più spinosa: l’economia è più debole e l’inflazione più resiliente. Io credo che faranno 75 bps per paura che la finestra per rialzare si chiuda ancora più rapidamente del previsto. Fino a stamattina la retorica è andata in questa direzione. Ma le ultime dichiarazioni sembrano indicare che all’ìnterno del Governing Coucil regna la confusione. Tutto è possibile.