Continua l’ottovolante sui mercati nell’ultima seduta della settimana.

La terza salva di dichiarazioni aspre da parte del Ministero degli esteri cinese ha temporaneamente messo fine ai flussi di ricopertura che avevano alimentato il rally delle ultime ore.
Ieri sera, Wall Street ha chiuso in positivo (+0.9%), pur terminando ad una certa distanza dai massimi di seduta (l’S&P aveva scambiato a +1.44%).
In serata, la Casa Bianca ha comunicato che le nuove restrizioni nei confronti di Huawei avranno effetto a partire da oggi, con la collocazione del colosso cinese su una lista nera che ne limita l’accesso ai fornitori USA. L’US Trade Representative ha 150 giorni per mettere in piedi i controlli necessari. La notizia è una bastonata per Huawei, ZTE etc, ma non è che i loro fornitori USA (es. ad esempio Micron Technology e Qualcomm) abbiano granchè da stare allegri.

Come accennato sopra, durante la seduta asiatica, le Autorità hanno nuovamente dato fiato alle trombe:
Su un blog ufficiale sono state pubblicate alcune dichiarazioni, riprese dal media ufficiale Xinhua:
** se gli USA non cambiano registro, mostrando maggiore sincerità, l’invio di delegazioni in Cina è un’iniziativa assolutamente priva di senso.
** dagli USA non sta venendo alcun segnale costruttivo, ma piuttosto un’estrema pressione, come ad esempio le azioni intraprese contro Huawei
** Se “qualcuno” pensa che la Cina stia portando avanti un bluff, sta commettendo il peggior errore di valutazione dalla guerra di Corea.

Il WSJ aveva riportato la possibilità che Mnuchin e Lighthizer tornassero a Pechino nell’ultima settimana di Maggio, ma il Ministero ha dichiarato di non essere a conoscenza di alcun piano in questo senso.

In sostanza, la retorica di parte cinese continua a rispedire al mittente le aperture degli USA a continuare i colloqui. Non a caso, nel comunicato sono state ribadite le condizioni necessarie a giungere ad una soluzione: l’eliminazione di tutti i dazi imposti, una quantificazione di budget di acquisto basati sulla realtà, e un linguaggio che rispetti la dignità dei paesi.
Toni che hanno gravato alquanto sull’azionario cinese, che ha mostrato perdite rilevanti sia sulle A che sulle H shares. Il resto degli indici dell’area è rimasto chiuso tra il buon tono ereditato dal rimbalzo di ieri, e il nuovo deterioramento del newsflow stanotte. Il mix non ha impedito a Tokyo e Mumbai di mostrare discreti recuperi, con le altre piazze più tranquille e Seul in negativo.

L’apertura europea è stata caratterizzata da un clima comprensibilmente opaco, con gli indici in moderato calo. Poco dopo l’apertura, un pezzo di Reuters in cui fonti anonime rivelavano che la PBOC avrebbe impedito allo Yuan di superare la soglia di 7 vs $ ha causato un sussulto nel sentiment. La lettura del pezzo non conferma in toto il titolo, perché una fonte suggerisce che la soglia verrà per ora rispettata mentre l’altra sostiene che potrebbe comunque essere violata per “motivi fondamentali” (non come arma di rappresaglia quindi).
In ogni caso le 
rappresaglie “oblique” sono già iniziate. In corrispondenza con l’aumento dei dazi, la Cina ha cancellato l’acquisto di 3.247 tonnellate di carne di suino dagli USA. L’impressione è che di manovre del genere, su approvvigionamenti agricoli ed energetici, ne vedremo parecchie.
In ogni caso il rimbalzo è durato poco, e gli indici sono tornati sui livelli di apertura, o anche sotto.

Il BTP ha però mantenuto un andamento in controtendenza rispetto al sentiment. Da un lato l’atteggiamento “poliziotto buono/poliziotto cattivo” di Di Maio e Salvini  sulle finanze pubbliche sta inducendo il mercato a derubricare il tutto a schermaglie di campagna elettorale. Dall’altro , il tambureggiare di cattive notizie, sia in generale che nello specifico, deve aver indotto sulla carta italiana un posizionamento tatticamente assai difensivo, il che produce questi robusti rimbalzi nelle pause tra una headline e l’altra.

In mattinata non erano previsti dati di peso, al di la della revisione del dati di CPI Eurozone che ha visto un insperato (per l’ECB) aumento del dato core di aprile da 1.2% a 1.3%.

Il quadro sulla Brexit, invece, non fa che peggiorare. In giornata le indiscrezioni di una chiusura senza accordo delle trattative May- Corbyn hanno ricevuto conferma ufficiale. Ciò riduce ulteriormente le possibilità che l’accordo della Premier passi alla sua ripresentazione in Parlamento. Su queste basi, la May sembra praticamente fuori dai giochi, visto che ha promesso di dimettersi dalla guida dei Conservatori in caso di nuova bocciatura.  I bookmakers danno Boris Johnson di gran lunga favorito come successore, essendo l’unico considerato in grado di recuperare i voti che Farage ha sottratto ai Tories. Difficile che Johnson, decisamente euroscettico, riesca ad accordarsi con l’EU e quindi potremmo tornare in stallo. A quel punto servirà un altra proroga, per accordare la quale l’EU chiederà nella migliore delle ipotesi nuove elezioni. Uno scenario quanto mai incerto che la Sterlina sta pagando parecchio.

Così, in un clima parecchio nervoso, si è approcciato il pomeriggio. La People Bank of China ha nuovamente confermato l’intenzione di supportare l’economia cinese con liquidità, tagli della riserva obbligatoria  e altre misure, con l’obiettivo di bilanciare l’impatto delle frizioni. Lo Yuan verrà mantenuto su livelli di equilibrio. Notizia ambivalente, confortante da un lato ma dall’altro un sintomo che le Autorità si predispongono ad uno lungo scontro.

Sul fronte US sono arrivate notizie positive per il global trade:
** La Casa Bianca sarebbe intenzionata a rimuovere le tariffe su acciaio e alluminio, come effetto della ratifica del trattato con Messico e Canada.
** E’ stato confermato che l’USTR cercherà nei prossimi 6 mesi di raggiungere accordi commerciali con EU e Giappone e che solo se ciò si rivelerà impossibile, Trump procederà coi dazi.
Sembra evidente che il Presidente vuole concentrarsi sul fronte Cina nei prossimi mesi.

C’è stato tempo anche per vedere il rimbalzo della confidence dei consumatori US, misurato dalla U. of Michigan Consumer Confidence preliminare di maggio (102.4 da prec 97.2 e vs attese per stabilità). Il caveat è di nuovo che il grosso delle risposte è pervenuto prima del riesplodere dello scontro USA – Cina.
Sembravamo indirizzati verso una chiusura europea assai mesta, ma, complice forse la sopracitata confidence, Wall Street ha invertito nuovamente la marcia  ed è passata in positivo. Confidence a parte, impressione personale è che, alla base del movimento, vi siano ancora i fattori indicati ieri, ovvero principalmente un posizionamento reso decisamente scarico dalle ultime vicende, che produce violente ricoperture. E poi, il mercato sembra trarre conforto dal “radio silence” in cui è entrato Trump sull’argomento Cina nelle ultime 72 ore, anche se io la trovo una circostanza un po’ inquietante, in particolare col week end che incombe.

Comunque sia, la forza dell’azionario USA ha portato gli indici europei ad una chiusura, seppure negativa, assai meno penalizzante dei livelli osservati a metà pomeriggio.
Ironicamente, un BTP che aveva figurato assai bene durante tutta la seduta, nonostante il sentiment, ha visto la sua performance temperata dalla comparsa di una headline recante indicazione che la Commissione Europea scriverà una lettera per chiedere chiarimenti sui conti pubblici all’Italia, subito dopo le elezioni europee. L’impatto della news è un po’ scemato quando è risultato chiaro che l’Italia è solo uno dei 5 paesi a cui verranno chiesti i chiarimenti.