Buona attività economica globale a Luglio ma il Dollaro guarda ai rischi sull’occupazione

A prima vista  può sembrare una giornata tranquilla, quella  di ieri, con le borse EU a mostrare variazioni marginali,  e quelle USA in range relativamente contenuti e con progressi modesti (S&P 500 +0.36%, Nasdaq 100 +0.38%).
In realtà la price action brulica di record:
1) A far parlare di se è stato ovviamente  l’oro, che ha superato  di slancio quota 2.000 $,  un livello che sembrava lontanissimo a inizio anno (la performance per  l’anno in corso è +33%).
2) Sia pure di poco, ma il Nasdaq ha fatto l’ennesimo record. L’S&P 500, per contro, è tornato a chiudere sopra 3.300 punti per la  prima volta dal 21 Febbraio scorso,  e dista dai propri massimi meno del 3%.
3) E non dimentichiamo il  fixed income: i rendimenti dei treasuries hanno marcato  i minimi storici a 5 anni (0.19%) e a 10 anni (0.51%)

Ne il newsflow sul fronte quarto  pacchetto  di stimolo in USA,  ne una potenziale riapertura di un fronte commerciale tra USA e  Cina sono stati in grado di turbare il  sentiment.
Sul  primo punto il Capo della maggioranza al Senato Mc Connell ha dichiarato che le  parti sono ancora distanti ( Democratici ambiscono a oltre 3 trilioni di pacchetto e i Repubblicani a un solo trilione) e  che il  progresso è modesto. Sembra che ci sia un progetto tra Mnuchin e la  Pelosi per  raggiungere un accordo entro il  week end, da  votare la  prossima settimana ( link ). Ieri sera questa headline ( *SEN. PERDUE SAYS SENATE STIMULUS TALKS MAY TAKE ANOTHER 2 WEEKS) ha causato  un sussulto di breve durata. Il  fatto è che al  momento gli attuali schemi sono scaduti e quindi in assenza di un accordo sussidi straordinari e incentivi a mantenere l’occupazione cesseranno. Peraltro è difficile, con l’aria che tira, che lo stallo si protragga a lungo.
Sul  fronte USA – Cina, secondo quanto rivelato dal  WSJ, le parti avrebbero fissato per il  15  Agosto una teleconference con interlocutori di livello (Lighthizer vs Liu He) con l’obiettivo di valutare l’osservanza, da  parte della Cina,  del deal “fase 1”. L’incontro si annuncia turbolento, visto che secondo alcuni reports la  Cina, nonostante un recente aumento degli acquisti,  avrebbe coperto meno del 25% del  target, il che rende impossibile un rispetto dell’  ammontare deciso per l’anno in corso. Ovviamente il COVID giustifica almeno in parte la divergenza.  Ma questo costituisce anche un casus belli in termini di responsabilità, con l’amministrazione USA che incolpa  apertamente la Cina per l’esito dell’epidemia (Trump lo chiama “China virus”). Nel frattempo il fronte USA – Cina si è  allargato, con le  questioni umanitarie (Hong Kong in testa), di rivendicazione territoriale (Mare Cinese del Sud, Taiwan), diplomatiche (chiusura ambasciate, visti), tecnologiche etc.
Come agiranno gli USA? Mireranno allo status quo e a ottenere più  acquisti, o creeranno un casus belli in vista delle  Presidenziali? La  Casa  bianca ha scelto  ieri per mandare a Taiwan una delegazione di alto livello, guidata dal Segretario per i servizi sanitari Azar, cosa che Pechino non ha affatto gradito.
**CHINA OPPOSED TO OFFICIAL INTERACTIONS BETWEEN US, TAIWAN – BBG
**CHINA: TAIWAN IS MOST IMPORTANT ISSUE IN RELATIONS W/ US

Brevemente su Coronavirus, in USA il  contagio sta rallentando,  con i numeri giornalieri che si collocano costantemente sotto  la media della  prima metà di luglio,  anche se il calo dei test degli ultimi 10 giorni ( link ) probabilmente distorce al  ribasso parzialmente i numeri.  Anche le  ospedalizzazioni hanno iniziato a scendere e ha senso quindi attendersi un calo dei decessi. Viceversa, in Europa la situazione è in deterioramento. In Spagna e Olanda i casi stanno aumentando rapidamente, e nella prima i livelli assoluti si fanno rilevanti (media a 7 gg sopra 3.000). In Francia e Germania incrementi e livelli sono meno preoccupanti (mm 6 gg sotto 1.000), ma ci sono. Solo l’Italia tra i principali paesi tende a restare stabile. Primi segnali di rallentamento in India.

La seduta asiatica ha avuto un tono moderatamente costruttivo, se si eccettua Sydney, che ha reagito al nuovo balzo dei casi di Coronavirus, e  Tokyo, che si è  assestata  sopo  il balzo di ieri. Apparentemente la salita  dei casi in Giappone (che sembra in fase di assestamento) sta costando parecchio capitale politico al  Premier Abe, che non ha voluto intervenire con nuove misure,  mentre gli elettori invece vorrebbero la  dichiarazione di un nuovo stato di emergenza ( link ).

Oggi era  la  volta dei PMI servizi, che hanno deluso in  Cina e a Hoing Kong, e sono rimasti depressi in India.

Il numero cinese sui servizi,  pur rallentando dai livelli stellari di Giugno, ha segnalato un’attività  abbastanza robusta, in linea con quanto indicato dai PMi ufficiali. La  debolezza sembra provenga da  fuori,  visto che il sottoindice dei new export orders è calato da 52 a 46.6.

L’apertura europea ha visto invece gli indici andare a festeggiare PMI servizi e composite finali di Luglio confermati su livelli decenti, sia pure con lievi revisioni al ribasso per quelli francese e tedesco. Bene le letture di Spagna e italia.

Buone anche le retail sales EU di Giugno, grazie alla revisione del numero di Maggio (da +17.8% a +20.3%) che ha più che bilanciato la lieve delusione di Giugno (+5.7% vs + 6.1% atteso). La sostanza è che i consumi sono tornati a livelli pre Covid (anno su anno è un +1.3%).

A temperare i toni macroeconomici è intervenuta, nel  primo pomeriggio, la survey ADP di Luglio,  antipasto del labour market report in pubblicazione Venerdì. Le attese  erano per 1.2 milioni di nuovi occupati, ma il numero è stato di appena 167.000. Certo, il dato di Giugno è stato  pesantemente rivisto, da 2.36 mln a 4.3 mln di unità. Ma si è trattato di un adeguamento a quelli che poi sono stati i payrolls (4.8 mln). Con revisioni come queste, il segnale della survey è pressochè inutile. Ma è anche vero che, vista l’introduzione in molti stati di misure di contenimento e il rimbalzo dei sussidi di disoccupazione nelle ultime 2 settimane, un eventuale pausa nei progressi del mercato  del  lavoro non deve sorprendere troppo.
Il mercato finora proiettava per venerdì  un aumento di 1.5 milioni e un calo della disoccupazione di 0.6% a 10.5% ( a tenere conto,  presumibilmente dell’eliminazione di distorisioni). Questo report necessariamente ridimensiona un po’ le attese, che erano state  puntellate  da  Trump ieri in serata  (  TRUMP SAYS BIG NUMBER COMING OUT FRIDAY ON JOBS  ) .
E così il  $ ha ripreso a scendere con forza, e il clima sull’azionario si è  un po’ calmato, soprattutto in Europa, visto che l’apertura di Wall Street ha potuto contare sul calo della  divisa USA.
Decisamente meglio l’ISM non manufacturing di Luglio (58.1 da prec 57.1 e vs stime per 55) che, in barba alla seconda ondata di Covid ha segnato il livello più alto da Febbraio 2019. Forza anche dai principali sottoindici, con new orders + 6.1 a 67.7 e business activity +1.2 a 67.2,  ma l’occupazione (-1 a 42.1) resta in forte contrazione. Messo insieme con l’ADP (vedi sopra) questo numero,  con buona pace di Trump,  accentua i sospetti sul dato di venerdì, e spiega perchè il $ non ha granchè reagito al  dato  forte. Certo  anche le dichiarazioni del membro Fed Clarida e della Yellen non aiutano.
** CLARIDA SAYS HIGH FREQUENCY DATA SHOW SLOWER JULY GROWTH
** YELLEN SAYS FED MAY WELL DO MORE IN COMING MONTHS

La perdurante debolezza del biglietto verde non ha fatto  altro che fornire un ulteriore assist all’ oro, che ha continuato  a  salire con forza. Tra l’altro, un brutto labour market report dopodomani metterà ulteriore pressione al Congresso per addivenire ad un accordo sul nuovo pacchetto di stimolo.
Ma in realtà tutto  il comparto commodities è  in spolvero oggi, con il  Petrolio che ha forse reagito all’esplosione a  Beirut (anche se la  pista terroristica sembra  esclusa) e ai robusti cali delle scorte API(ieri sera) e EIA (oggi pomeriggio) marcando il  massimo dal 6 Marzo scorso  sopra 43$.

La  forza dell’€ ha fiaccato un po’ le borse EU che chiudono positive, ma con i progressi della mattinata più che dimezzati nel pomeriggio. Il  rimbalzo dei rendimenti core seguito  agli annunci sul refunding USA ( link ) ha favorito un ulteriore  restringimento dello spread, visto che i periferici e il  BTP  in particolare si sono rivelati più resilienti.
Wall Street mantiene discreti progressi, ma oggi le gerarchie sono invertite, con DOW,  Small Caps e banche a trainare, e  il  Nasdaq appesantito  da qualche risultato non eccezionale e semiconduttori in ritracciamento.
Dal  punto di vista tecnico,  la  price action del  Nasdaq 100 al  superamento di 11.000 punti non sembra molto  ispirata. Un ritorno sotto  la  soglia potrebbe configurare un falso breakout e un triplo massimo. Stiamo a vedere.