Azionario in calo all’inizio di una settimana davvero piena.

Quella iniziata oggi è una settimana assai densa di eventi.
Tra i principali abbiamo:
** Domani Al Parlamento UK il dibattito e i voti sulle linee guida del nuovo piano per la Brexit, ma soprattutto sui vari emendamenti. I più importanti sono il Cooper-Boles che impone l’estensione dell’articolo 50 fino a fine anno, se entro il 26 febbraio non si ha un accordo approvato, un altro che vieta l’uscita dall’EU senza accordo, e terzo che vuole togliere la Brexit dalle mani del Governo, attribuendo al Parlamento il diritto di votare su singole questioni. Infine il Murrison, che vuole inserire una scadenza pwer il Backstop, la soluzione temporanea per il confine con l’Irlanda. L’approvazione di quest’ultimo ridarebbe un po’ di credibilità alla possibilità di un accordo simile a quello bocciato 2 settimane fa.
** Mercoledi abbiamo l’atteso inizio dei colloqui tra il Vicepremier cinese Liu He, Mnuchin e Lighthizer a Washington,  il FOMC, con conferenza stampa finale (dal 2019 tutti i FOMC le hanno), e la prima stima del GDP USA del quarto trimestre.
** Giovedi abbiamo i PMI ufficiali cinesi e la prima lettura del GDP Eurozone del quarto trimestre. Oltre a ciò potremmo avere qualche notizia su quanto raggiunto ai colloqui Cina-USA.
** Venerdi chiudiamo con i PMI manifatturieri  finali in varie aree (Eurozone inclusa), il labour market report USA e l’ISM manufacturing di gennaio.
** Inoltre 123 aziende dell’S&P 500 riportano questa settimana, tra cui Caterpillar oggi (vedi sotto), Apple domani, Microsoft, Facebook, Boeing e Ali Baba mercoledi, Amazon giovedi, e Exxon Mobil venerdì.

Con tutta questa carne al fuoco, sorprende poco che, dopo gli acuti di venerdi scorso favoriti dalla People Bank of China e dall’interruzione dello Shutdown, la riapertura dei mercati abbia visto un tono incerto .
L’incertezza, durante la seduta asiatica, si è notata soprattutto sui Future USA e Eurstoxx50, in negativo di qualche frazione di punto, e A Tokyo e Mumbai. Più supportati i mercati cinesi, sui quali è appena entrato in vigore il nuovo taglio della riserva obbligatoria (250 bln di liquidità in più nel sistema bancario, secondo i calcoli PBOC) e il nuovo schema di incentivo alla raccolta di capitale. Bank of China ha emesso 40 bln yuan di Additional Tier 1 perpetual al 4.5%, appena 157 di spread. Anche la nomina di un nuovo responsabile dell’autorità di sorveglianza sui mercati cinese ha apparentemente offerto supporto, lasciando intendere novità in arrivo.
Sta di fatto che l’azionario cinese ha sostanzialmente tenuto i livelli di venerdi, insieme con  Seul, mentre Taiwan ha mostrato addirittura un progresso.

I mercati Eurozone però non l’hanno bevuta, e hanno iniziato la seduta con un atteggiamento moderatamente correttivo, in un contesto di attività modesta. Coerentemente, i bond periferici hanno visto prese di beneficio, e così la Sterlina, alla vigilia del voto multiplo. Meno ovvio il comportamento della carta tedesca, che non ha tratto supporto dalla crescente risk adversion, vedendo i propri rendimenti salire nella tarda mattinata.

Il sentiment ha preso a deteriorarsi più marcatamente a metà seduta europea, con la comparsa della trimestrale di Caterpillar e del profit warning di Nvidia.
La prima, che, per business e dimensioni è considerata una proxi della crescita globale, ha mancato di un bel po’ le stime di EPS (2.55$ vs 2.99 atteso) e fornito una guidance per il 2019 leggermente sotto le attese. Il principale motivo citato, indovina un po’, è il rallentamento cinese. La seconda, azienda attiva nel settore dei chip per schede grafiche,  ha tagliato pesantemente il fatturato del quarto trimestre, indicando sostanzialmente il medesimo motivo.
Che la seconda metà del 2018 per l’economia cinese sia stata scarsa non è un mistero, e uno sguardo alla nota di debolezza con cui le esportazioni di vari paesi verso il Dragone hanno concluso l’anno (Sud Corea, Singapore, Taiwan, Germania) conferma questa lettura. A danno delle multinazionali USA vi è anche il deterioramento dei rapporti tra Cina e USA che si è sicuramente notato anche nel profit warning di Apple di inizio anno. Nulla mi leva dalla testa che il business di Corporate USA abbia sofferto della trade war, così come hanno sofferto gli agricoltori, che hanno visto marcire i raccolti sulla pianta negli ultimi mesi a causa di uno sciopero, di fatto, delle importazioni cinesi.
Come osservavo i giorni scorsi, poichè l’economia sudcoreana è considerata una proxi del global trade, il fatto che il Kospi (Seul) guadagni il 6.5% da inizio anno e abbia chiuso sui massimi dalla prima metà di ottobre potrebbe costituire un segnale che qualcosa sta cambiando a livello di domanda globale. Vedremo.

Ne frattempo, 2 “miss” del genere, in grado di costare rispettivamente il 9% e il 15% alle rispettive azioni, costituiscono una scusa fantastica per correggere, specie per dei mercati che avevano già i piedi girati in quella direzione. E così, nel pomeriggio, gli indici hanno accumulato un robusto ribasso, con Wall Street a fare l’andatura. Il messaggio negativo sulla crescita è riverberato anche sul petrolio, che mostra una discesa assai più convinta del recente passato, e sui metalli industriali.

Sul fronte macro, notizie discrete in US: il Chicago Fed di dicembre è uscito a 0.27 da 0.21 (come noto i dati sopra 0 indicano espansione sopra il la media storica, misurata in standard deviations). Il Dallas Fed di Gennaio ha sorpreso a sua volta in positivo (1 da prec -5.1 e vs attese per -2.7).
Infine, il Congressional Budget Office USA ha una previsione più benigna di altri circa l’impatto dello shutdown sull’economia americana, quantificandolo in uno 0.2% di GDP. Di questo, oltre la metà (5 bln $ su 8) verrà recuperato nei prossimi mesi (sempre che il blocco non riprenda tra 3 settimane). Meno benigna è la view del CBO sull’impatto delle tariffe, che danneggeranno l’economia anzichè favorirla, e dello stimolo fiscale, che farà salire il deficit (secindo Trump si pagherebbe da solo).
Nei prossimi giorni il calendario macro dovrebbe risultare frizzante, anche perchè arrivano anche a grappolo tutti gli arretrati saltati per lo shutdown.

I malumori a Wall Street hanno pesato sulla chiusura europea, che vede i principali indici in calo attorno al punto percentuale. Solo il Treasury riesce ad avvantaggiarsi d bad mood, mentre la carta tedesca ha visto i rendimenti salire sulla parte lunga della curva, il che ha contenuto l’allargamento dello spread. Sul fronte cambi, qualche comprensibile flusso di presa di beneficio sulla sterlina, ma in generale, nonostante i dati e la tregua shutdown, il biglietto verde non si è avvantaggiato del deterioramento del sentiment globale. Mentre la perdita di terreno contro lo yen sembra scontata, la forza dell’€ è notevole, viste le recenti news Macro (anche oggi Draghi al Parlamento Europeo ha ribadito il messaggio cauto di giovedi scorso). Dopo aver fallito il breakout a 1.15  di 2 settimane fa, anche il test di 1.13 post ECB è fallito rapidamente e la divisa unica si trova esattamente a metà del range. La resilience rispetto al newsflow sembra di buon auspicio. Ma mercoledì abbiamo il FOMC.