A 40 minuti dal voto i primi sentori di fallimento per Trump

Lampi di Colore 551

L’approvazione del American Health Care Act (alternativamente definito come “ripudio dell’Obamacare”) si è trasformata in un operetta.
Mercoledi Trump aveva intimato ai Repubblicani radicali del Freedom Caucus che”o votavano il provvedimento o perdevano il posto”, ma ieri sera si è capito che non c’erano i numeri per l’approvazione, e il voto è stato rinviato. Oggi il Presidente ha iniziato i lavori cercando nuovamente di forzare la mano: la proposta non subirà più modifiche, se i Repubblicani non la votano, si terranno l’Obamacare. Nonostante ciò, il newsflow non è cambiato al momento, con diversi media che riportano che non c’è certezza che il deal abbia i numeri.
Le ultime notizie fissano il voto per le 3.30 pm (8.30 italiane), ma non è da escludere un nuovo rinvio, se la situazione non cambia.

Io personalmente resto possibilista, per i motivi illustrati ieri (una bocciatura costuiuirebbe un atto di irragionevole autolesionismo per i Repubblicani) ma non posso fare a meno di osservare che il buonsenso avrebbe dovuto far capitolare  la resistenza già ieri.
Il fatto che Trump debba sudare 7 camicie per cancellare una legge odiata dai Repubblicani come l’Obamacare alimenta comunque dubbi sulle capacità realizzative del suo esecutivo. Per cui, sebbene sia evidente che se nelle prossime ore avremo fumata bianca ci sarà sollievo sui mercati, recuperare interamente la credibilità non sarà un gioco da ragazzi per The Donald.

Anche i mercati continuano a mostrare un nervoso ottimismo. Il rinvio di ieri ha prodotto una marginale perdita a Wall Street, mentre anche in Asia stamattina il tono è stato cautamente positivo. Tokyo ha infine recuperato terreno, scuotendosi di dosso la resilience dello Yen. Se il PMI flash manifatturiero Markit di marzo ha segnalato un minimo rallentamento (da 53.3 a 52.6) il Reuters Tankan di marzo ha mostrato il settimo rialzo a fila, al massimo degli ultimi 3 anni. Kuroda ha poi confermato la stance espansiva BOJ sostenendo che questa non alzerà i tassi perchè lo fanno gli altri, e che non vi sono problemi ad una prosecuzione del QE (“se i bonds da comprare diverranno scarsi, gli acquisti diverranno più efficaci”). Positiva anche Shanghai, sui massimi di periodo nonostante lo squeeze sui tassi di inizio settimana.

L’apertura europea è stata gratificata da un set di PMI flash davvero forti. Il dato composite è uscito assai sopra attese (56.7 da 56 e vs consenso per 55.8) segnando il massimo da circa 6 anni. La forza è equamente divisa tra il settore manifatturiero (56.2 da prec 55.4 vs attese per 55.3) e servizi (56.5 da prec 55.5 e vs attese per 55.3). Da punto di vista geografico, per quel che permette la release flash, abbiamo dati assai robusti sia in Germania che in Francia, quest’ultima trainata da un settore servizi in forma smagliante (58.5 da 56.4). Il resto d’Europa, sembra rallentare marginalmente, in base al confronto tra il dato generale e i dati tedesco e Francese, ma resta su livelli elevati rispetto al passato recente.
In generale il dato è coerente con una crescita di 0.6% nel primo trimestre, una bella accelerazione rispetto allo 0.3-0.4% dei trimestri scorsi.
Va detto che i dati reali (che per il momento coprono fino a gennaio/febbraio) non mostrano un andamento brillante quanto indicato dalle survey (il PMI manifatturiero ha guadagnato4.5 punti in 7 mesi), ma sicuramente le prossime settimane vedranno un accelerazione anche in questi, perchè il messaggio delle survey è chiaro: il momentum di crescita è ai massimi da 6 anni. In questo senso, è probabile che il grosso dell’accelerazione si veda nel secondo trimestre, se le survey terranno su questi livelli. Evidenti anche le pressioni al rialzo sui prezzi.

L’azionario europeo però non ha reagito granchè. Intanto, gli indici dovevano fattorizzare il modesto calo di Wall Street di ieri sera in seguito al rinvio del voto. E comunque l’attenzione è rimasta sul voto di stasera.
Per contro, la divisa unica ha beneficiato marginalmente dei buoni dati europei, nei confronti di un dollaro che per ritrvare smalto abbisogna di 1) un Governo più convincente e 2) dei tassi che tornano a salire (in particolare i tassi reali, tornati a 0.4%)
Interessante la price action dei bonds europei, che, partiti deboli, hanno invertito la marcia per chiudere generalmente in rialzo, presumibilmente in seguito ad un effetto ritardato della liquidità iniettata ieri. L’OAT ha beneficiato anche dei sondaggi che danno Macron in vantaggio sulla Le pen anche al primo turno.

In US, i PMI markit hanno mostrato un tono più dimesso. In calo manifatturiero (53.4 vs 54.2 e vs attes eper 54.8) e servizi (52.9 da 53.8 e vs attese per 54), il dato composite (53.2 da 54.1) ha segnati il livello di espansione più debole da settembre 2016. Come noto, In US hanno più peso le survey ISM, che non disponendo di dato flash si sanno solo a fine mese. Ma comunque sulla base di questi dati il picco di attività è stato in gennaio e stiamo rallentando.
Misto il dato sui durable goods di febbraio, con il dato headline forte, ma quelli depurati da trasporti e difesa solo marginalmente positivi e sotto attese. Gli shipments in accelerazione depongono bene per gli investimenti in beni durevoli nel primo trimestre, ma probabilmente sono stasti distorti dal capodanno cinese.

A 40 minuti dal voto sul Healthcare Act (ammesso che non venga rinviato ancora), Wall Street ha restituito i guadagni iniziali e attende nervosa in marginale territorio negativo. Le ultime dichiarazioni sanno di resa, ma non si può dire fino all’ultimo.

** WHITE HOUSE SAYS TRUMP HAS DONE EVERYTHING HE COULD TO
HAVE HEALTHCARE BILL APPROVED, BUT YOU CAN’T FORCE PEOPLE TO VOTE
** WHITE HOUSE SAYS RYAN HAS DONE EVERYTHING HE CAN,
WORKED CLOSELY WITH TRUMP
** WHITE HOUSE, ASKED IF POSSIBLE FAILURE OF HEALTHCARE
BILL WOULD AFFECT EFFORTS ON TAX REFORM, SAYS YOU CAN’T TIE THESE TOGETHER
WHITE HOUSE SAYS THERE IS MUCH APPETITE FOR TRUMP’S
OTHER LEGISLATIVE PRIORITIES