Trump alza il livello di polemiche con il Messico

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Fase di consolidamento, da un paio di sedute, sui mercati azionari globali, dopo i fuochi artificiali di metà settimana. In Europa il sentiment è stato un po’ appesantito da quelli che sembrano gli strascichi della sentenza della Corte costituzionale di Mercoledi sera, con lo spread un significativo allargamento, e il settore bancario italiano che ha ritracciato il balzo di 3 giorni fa. Apparentemente, gli investitori vedono un significativo rischio di elezioni anticipate, come conseguenza della dichiarazione di applicabilità dell’Italicum “corretto”. Molti analisti stranieri  si sono espressi in tal senso e la politica italiana non fa nulla per smentirli.
Personalmente, non percepisco un grosso peggioramento del quadro, per effetto della sentenza. Elezioni anticipate sono tutt’altro che certe, a prescindere dalle dichiarazioni bellicose di alcuni schieramenti, e comunque non credo che la necessità di accordarsi su una nuova legge avrebbe cambiato in meglio il quadro. Il fatto è che la situazione politica italiana si è assai deteriorata: il paese ha sempre bisogno di riforme che liberino potenziale di crescita, ma il risultato del referendum ha affossato la spinta riformatrice, e l’ambizione massima è di ottenere una parvenza di governabilità con un sistema mutilato che favorisce la creazione delle vecchie e fragili coalizioni, o cercare un accordo per una nuova legge elettorale tra partiti divisi e litigiosi. Ma questo era noto ben prima di ieri.
In ogni caso, lo spread Bund Btp ha quasi raggiunto i livelli pre referendum, cancellando il recuperoi successivo.

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Dall’altro lato. Il neoPresidente US ha alzato il livello della polemica con il Messico, dichiarando che se non vogliono pagare il muro, possono fare a meno di venire in visita. Il responsabile dei rapporti coi media della Casa Bianca Spicer ha rincarato la dose, sostenendo che tassando al 20% 50 miliardi di importazioni dal Messico, gli USA possono facilmente ottenere 10 miliardi per costruire il muro. Inevitabile la cancellazione del viaggio in US da parte del Presidente Enrique Pena Nieto, che ha chiesto rispetto. Il WSJ ha commentato in un editoriale che una guerra commerciale col Messico è rischiosa. L’aumento del GDP US ottenuto applicando i dazi alle importazioni e modesto, senza fare i conti con l’impatto sul reddito disponibile dei consumatori US, e quello sulle esportazioni verso il il paese centroamericano, che è il secondo mercato per i beni US.
Tra l’altro, come osserva Bloomberg, le importazioni dal Messico e dall’altro paese vituperato, la Cina, sono composte per lo più da beni di consumo dal costo modesto. Un eventuale rincaro di questa merce va a erodere maggiormente il potere d’acquisto proprio di quelle categorie di Americani che Trump dice di voler proteggere.
Il mercato per il momento non sembra dare gran peso a queste escalation, forse perchè si crede che resteranno sulla carta.

Venendo alla giornata odierna, l’inizio delle festività cinesi ha levato parecchio succo alla seduta asiatica. Positiva comunque Tokyo, grazie anche all’aumento degli acquisti di JGBs da parte della BOJ (450 bln di 5-10 anni), allo scopo di contenere il rendimento dei titoli di stato giapponese nei pressi del target. Lo Yen ha reagito con un ulteriore indebolimento, favorendo l’azionario locale.

La seduta europea è proseguita sulla nota consolidativa di ieri. Con il sentiment reso opaco dalle citate perplessità sul fronte politico italiano (con Renzi che ha parlato di 11 giugno come data per le elezioni), e forse dal crescente dibattito che traspare in seno all’ECB su quando i progressi sul fronte inflazione imporranno un ulteriore riduzione delle misure. Ieri Weidmann ha dichiarato che l’inflazione sta approcciando un livello coerente con la definizione di “stabilità dei prezzi” e nel momento in cui questo sviluppo sarà sostenibile, lo stimolo dovrà essere ridotto. Inevitabile la volatilità sui tassi, con il bund che però ha ottenuto un parziale supporto dalla moderata risk adversion. Altra storia per il BTP che oggi ha ulteriormente allargato dopo i 10 bp persi ieri. Va detto che quasi tutti gli spreads si sono allargati, francia compresa, nelle ultime 48 ore.
Dati positivi, invece, dall’ECB sul fronte aggregati monetari, con M3 tornata al 5% a Dicembre, e il credito alle aziende che ha accelerato al 2.3% anno su anno, dall 2.1% di novembre.

Il pezzo forte di oggi era pero la prima stima del GDP US del quarto trimestre. Il dato ha marginalmente deluso (1.9% annualizzato da  3.5% e vs attese per 2.2%). Tra gli aspetti positivi i consumi (+2.5%), e il fatto che il canale estero ha sottratto ben 1.7% al dato, parte del quale può essere restituito il trimestre successivo. Però un buon 1% è dovuto ad accumulo di scorte, che invece potrebbe ottenere l’effetto opposto. E il contributo degli investimenti non è stato nulla di speciale. Buoni, per contro, i Durable Goods di Dicembre una volta depurati delle componenti volatili come difesa e trasporti, il che avvalora la teoria che il GDP è old news e che l’economia US sta entrando nel 2017 in accelerazione.
Il mercato però non ha cambiato umore, e anzi i bonds se ne sono giovati, mentre il $ ha smarrito un po’ di brillantezza.
Sul fronte tecnico, il movimento degli ultimi 2 giorni lascia inalterato il quadro sull’azionario US (col caveat della chiusura di stasera), ma riporta l’Eusostoxx sotto il livello di breakout e all’interno del range. Va osservato però che il Dax, indice leader in Europa, resta in breakout mood, il che attenua, il segnale negativo costituito da rientro del range da parte dell’ Eurostoxx, e il mancato breakout di Parigi e Milano,