Lampi di Colore

Lampi di Colore 46

Il robusto rimbalzo di Wall Street ieri sera ci aveva un po’ illuso. L’ S&P 500 era giunto a un passo dal recuperare interamente le perdite di mercoledi, prima che una presa di beneficio finale ne contenesse la performance sotto il 2%.

Peraltro, la festa è durata ben poco in Asia. Il Petrolio ha ripreso a scendere sin dall’apertura, trascinando inevitabilmente con se il sentiment. Decisamente poco collaborativi anche i mercati cinesi, che hanno chiuso con perdite rilevanti, tra il rimbalzare di indiscrezioni di margin calls etc. L’esplosione dell’ aggregate financing di Dicembre (1.8 trilioni di yuan vs 1.15 atteso) non ha avuto alcun impatto, ed è andato sotto silenzio anche nei commenti, una misura di quanto poco peso si dia ai dati macro in questa fase. E’ vero che i new loans sono usciti sotto attese, mentre il balzo è stato favorito da tripudio di emissioni corporate.

Per l’apertura europea, l’oil si apprestava a rompere nuovamente al ribasso quota 30 $ per cui gli indici non hanno mai visto valori positivi, giungendo ad accumulare un buon passivo per metà giornata.

Nel primo pomeriggio, brutte notizie dagli USA:
** Le retail  sales di dicembre hanno deluso, soprattutto  depurate delle componenti volatili (auto, food gas e building). Il dato Control Group è uscito a -0.3% vs +0.3% atteso. E la crescita media del quarto trimestre (1.5% annualizzato) è mediocre. E non si può chiamare in causa il clima stavolta. Il tasso annuale resta ad un più brillante 2.8%.
** L’empire manufactoring di gennaio ha fatto un fosso (-19.37 da prec -6.21 e vs attese per -4). E’ una serie molto volatile ma conferma le difficoltà del manifatturiero.
** La produzione industriale di dicembre ha deluso a sua volta (-0.4% da prec -0.9% e vs attese per -0.2%).
** Solo la U. of Michigan confidence di gennaio ha tenuto (93.3 da 92.6 e vs attese per 92.9).

A giudicare da queste news, alzare i tassi a dicembre non è stata una grande idea. Il modello della Fed di Atlanta proiettava per il quarto trimestre dell’anno una crescita dello 0.8%, prima di questi dati. Ovviamente si tratta di serie volatili e soggette a revisioni. E comunque nei primi 15 giorni dell’anno lo scenario prezzato dai mercati è andato ben oltre queste moderate correzioni del tiro sul quadro macro.

Comunque sia, il mercato non l’ha presa affatto bene e ha accelerato al ribasso. Wall Street ha aperto in calo di 2 punti e nelle ultime ore si è divertita a violare il minimo di agosto (1867 di S&P 500), segnando il nuovo minimo da ottobre 2014. Il Dollaro ha perso significativamente contro € e Yen, ma ha guadagnato tanto contro le divise emergenti

I segnali di stress sui mercati, oggi, si sprecano. Per citarne alcuni
** Titoli che battono le stime come Citigroup, vengono premiati con cali del 7%.
** Il Vix ha fatto una punta sopra 30
** Il credito ha mollato gli ormeggi, l’Hygh Yield US vede gli spread allargare di 30 basis points e l’ETF dedicato fare i minimi dal 2009.
** Il Morgan Stanley Emerging, hai nuovi minimi dal 2009, perde il 4.5%.
** Il Fear & greed Index di CNN è in “extreme fear” al livello di 9. E un coro di negatività da parte di tutti gli altri indici di sentiment.
** i tassi sono in forte compressione su entrambe le sponde dell’oceano, con il 2 anni US che scambia 15 bps sotto i livelli coincidenti con il rialzo dei Fed Funds.
Ormai la curva dei future non prezza nemmeno interamente un rialzo dei tassi entro fine 2016, contro i 2 che prezzava 10 giorni fa.

Già, le banche centrali. Al di la di qualche dichiarazione sporadica (vedi ieri Bullard e oggi Dudley), per il momento, a fronte di questo sfacelo, la loro reazione latita. E il loro silenzio sembra offrire conferma alla percezione diffusa che sono interdette, o secondo molti, impotenti, il che alimenta il panico sui mercati.

Se non altro, non è un silenzio che può durare a lungo, visto che giovedi si riunisce l’ECB e Draghi avrà l’ingrato compito di affrontare una platea pronta a chiedergli ragione del contegno “sparagnino” (almeno rispetto alle attese) di inizio dicembre.
Certo, avendo comunque varato misure allo scorso meeting, sembra improbabile che il Governing Council trovi un accordo per rimettere mano al policy mix. Ma se il massacro continua, non è affatto escluso. Anche perchè le attese di inflazione, più che disancorarsi, hanno preso a precipitare.
Per quel che riguarda la PBOC, le attese di taglio della riserva obbligatoria bancaria sono andate deluse lo scorso week end, e non se ne è più parlato. Nel frattempo Shanghai ha lasciato sul campo un altro 9%. Tempo di ritornare sulle proprie decisioni?
Delle tre principali, la FED è quella con le mani più legate. Per il momento deve cercare di tenere duro, e lasciare alle altre il compito di puntellare il sistema.

Dal punto di vista tecnico, Wall Street ha testato, ma non ancora rotto, il supporto costituito dal minimo di agosto. E alcuni segmenti del mercato sono ultra ipervenduti.
L’Eurostoxx ha rotto i minimi di agosto e ha centrato il target in area 2940 che avevo indicato come proiezione del movimento ribassista seguito ai massimi di novembre 2015, dopo il consolidamento di dicembre (vedi grafico). A parte ciò, a supporti siamo un po’ scarsi.
Sua maesta l’oil, a sua volta sta per centrare il livello target della proiezione del movimento ribassista di metà 2016 in area 28.5.
Dovesse partire un rimbalzo, molto del recente stress rientrerebbe in tempi non eccessivamente lunghi. E una stabilizzazione duratura consentirebbe agli effetti benefici (su reddito diponibile consumi e margini) di dispiegarsi senza essere mortificati da quelli, negativi (su finanze pubbliche dei paesi produttori, settore energy e investimenti in generale) assai più rapidi a dipiegarsi. Purtroppo per il momento abbiamo visto solo false partenze.

Lampi di Colore 45