Lampi di Colore

Lampi di Colore 40

Il + 0.09% con cui l’S&P 500 ha chiuso la giornata di ieri non si può certo definire, in senso assoluto, un successo. Anche perchè segue quella che per la piazza americana è stata la peggior settimana dal 2011, e la  peggior prima settimana dell’anno da sempre.
Ciò detto, vi sono alcuni aspetti che gli restituiscono dignità, e ne fanno un indizio che il sentiment negativo che sta caratterizzando quest’inizio 2016 è prossimo ad un climax (ricordo che per fare una prova ce ne vogliono 3).

** E’ stato ottenuto in una giornata in cui Shanghai ha perso oltre il 5% e WTI e Brent rispettivamente il 5.3% e il 7.5%.
** Nel corso della seduta l’indice è giunto a perdere oltre l’1%, ma ha recuperato nel finale trainato dai consumers (i settori che dovrebbero beneficiare dell’impatto sulla spesa di un calo dei carburanti). Il risultato è un “hammer” (segnale di inversione di breve) sui grafici. Vedremo se oggi otterrà conferma.

In ogni caso la seduta asiatica non se ne è data per inteso granchè, complice una Tokyo che ha mostrato anche troppo entusiasmo nello scontare la price action di ieri, giornata in cui era chiusa. L’indice giapponese è protagonista di un apertura d’anno da brivido: 6 sedute su 6 in calo, per un totale di oltre 9% di perdita, con cancellazione del progresso dell’intero 2015. Davvero troppo.

Dal canto loro, gli indici cinesi hanno oscillato intorno alla parità per l’intera seduta, per  chiudere marginalmente positivi, magro risultato dopo il crollo di ieri. I movimenti più rilevanti, qui si sono avuti sulla divisa: la PBOC ha indotto un esplosione del costo di finanziamento  in Yuan offshore overnight (67%) rendendo pressochè impossibile finanziare posizioni ribassiste. L’effetto è stato una prosecuzione del violento rimbalzo di ieri, con rapida chiusura dello spread prodotto una rapida chiusura dello spread tra fixing e Yuan offshore.

All’apertura europea, l’oil si è fatto trovare in calo dell’ennesimo 2% (minimi da 12 anni, etc etc). Ma l’iniziale sgomento è durato poco e l’azionario continentale ha preso a salire, accelerando quando il petrolio ha dato l’impressione di voler interrompere la serie negativa.

Solo dati macro minori oggi, con il Business sentiment della Bank of France migliorato in linea con le attese a dicembre, e in US lo small business sentiment di dicembre marginalmente meglio delle attese e le aperture di posizioni lavorative di novembre in accelerazione. Nulla che potesse influenzare un mercato che ha occhi solo  per l’oil.
E cosi quando quest’ultimo ha ripreso a crollare, Wall Street ha cancellato i guadagni e  l’Europa  ha dovuto ridimensionare le sue ambizioni, chiudendo con progressi la metà di quanto visibile a metà  seduta. Meglio di niente, comunque.
In marginale calo l’€, contro un $ in generale recupero, mentre se i bonds europei core hanno chiuso stabili, aiutati da un treasury in grande spolvero, quelli periferici hanno risentito delle emissioni odierne (9 miliardi di Spagna sindacato) e di domani (6.75 bln di 3, 7 e 15 anni).

E il petrolio? Dopo le forti oscillazioni odierne, la chiusura europea lo vede ancora in calo di oltre il 3%. Nel 2016, deve ancora mostrare il primo progresso su base giornaliera.
Apparentemente, il mercato ha ormai in testa di vederlo scambiare sotto i 30$ e, finchè non accade, non ci sarà respiro.
Ovviamente, la price action recente è di quelle che normalmente precedono robusti rimbalzi, qualinque siano i fondamentali:
** L’RSI 14, segnala ipervenduto su grafico giornaliero e mensile, e a 30$ manca meno dell’1%.
** La volatilità implicita supera il 60%.
** Case di investimento e media sono corsi a rivedere le stime e in molti hanno messo target in area 20$ o poco più, a dimostrazione di un pessimismo sconfinato.
** Considerando che stiamo segnando i minimi da 12 anni, i grafici non offrono nulla in termini di supporti, ma la proiezione del movimento post consolidamento di autunno mostra come target per questa fase di ribasso 28.5 $ circa (vedi grafico in fondo al pezzo)

A termine di un movimento analogo, per quanto più regolare, il rimbalzo fu del 25% in 3 sedute. Per quello forse il resto degli asset sembra più restio a farsi trascinare al ribasso (ad esempio Wall Street perde frazioni di punto mentre scrivo).
Vediamo cosa ci riserveranno le prossime ore, su oil, commodity e Cina.

Nel frattempo, dopo la chiusura di ieri, Alcoa ha inaugurato bene l’earning season US, pubblicando fatturato sotto attese ma profitti doppi rispetto alle (esigue) stime (4 cents vs 2c), ma soprattutto ha dichiarato di attendersi una crescita del 6% della domanda di alluminio nel 2016, a meno di catastrofi macro. L’ottima performance aftermarket si è  però oggi smarrita.

Lampi di Colore 39