Lampi di colore

Lampi di colore 32

Anno nuovo, temi usati.
La prima seduta dell’anno è stata affossata direttamente all’apertura, principalmente da una nuova fiammata di volatilità degli indici cinesi, ripetutamente sospesi al ribasso.
Al massacro di ieri hanno contribuito diverse cause:
** Il PMI Markit manifatturiero cinese di Dicembre ha deluso, perdendo 0.4 punti a 48.2 vs attese di un incremento di 0.3. Si tratta della decima contrazione a fila. Il primo dell’anno anche il dato ufficiale dell’ufficio statistico aveva marginalmente deluso, salendo solo di 0.1 a  49.7.
** Lo Yuan ha ripreso ad indebolirsi, ed il differenziale tra il fixing del cambio interno e il livello del cambio “offshore” destinato alle transazioni internazionali, è balzato ai livelli post svalutazione dello scorso agosto.
**  L’incombere, venerdi,  dello scadere delle misure varate a luglio per contenere il crollo di giugno (divieto di vendere per 6 mesi agli istituzionali con partecipazioni superiori al 5%) ha sicuramente pesato
** Infine, un ruolo rilevante nell’esacerbare la volatilità lo ha avuto il nuovo meccanismo di sospensione dei mercati entrato in vigore proprio ieri. La nuova regola impone uno stop di 15 minuti nel caso la discesa superi il 5%, ed uno stop fino a fine seduta se si raggiunge il -7%. Ieri il -5% è stato raggiunto in 2 ore e , dopo la sospensione, il -7% in 5 minuti, con gli investitori a liquidare selvaggiamente, terrorizzati dall’ipotesi di un nuovo blocco. Una strutturazione infelice, su un mercato così volatile.

Shanghai e Yuan hanno ovviamente devastato la seduta asiatica, consegnando a quella europea un sentiment orrido. Le tensioni tra Arabia e Iran hanno sicuramente aggiunto pressione anche se l’effetto sull’oil è stato effimero.
Sul fronte macroeconomico, un dato inflattivo tedesco preliminare di dicembre assai deludente (-0.1% da prec +0.1% e vs attese per +0.2%) ha impressionato assai di più della conferma positiva giunta dai PMI manifatturieri europei (spettacolare quello italiano, 55.6 da prec 54.9,  vs attese per invariato e nuovo massimo da marzo 2011).
Alquanto ignorati anche i dati bancari di novembre pubblicati dall’ECB, in cui si rileva un aumento di 23.2 miliardi di € di prestiti alle aziende, dopo i 13.1 di ottobre. In generale il quarto trimestre per l’economia europea sembra assai migliore di quanto deducibile dall’andamento dei mercati.
Il pessimo ISM manifatturiero US di dicembre (48.2 da prec 48.6 e vs attese per 49) ha definitivamente seppellito il mood . Si tratta del minimo da giugno 2009, e della prima volta dalla grande crisi che l’indice segnala contrazione per 2 mesi di fila. Naturalmente Wall Street ha accentuato le perdite (recuperate in parte nel finale) e forse solo la  debolezza dell’inflazione europea e la retorica dei membri FED (Williams ha dichiarato di attendersi tra i 3 e i 5 rialzi nel 2016) hanno impedito all’€ di guadagnare terreno.

La  seduta  odierna è partita in Asia con le gambe molli, ovviamente. Shanghai ha ripreso da dove avrebbe chiuso, con ogni probabilità,  in assenza della seconda sospensione (un altro -3% dopo il -7 di ieri) ma un paio di pezze confezionate in fretta e furia dalle autorità le hanno concesso una chiusura quasi in pari. Bloomberg riporta oggi  che il divieto di vendita in scadenza l’8 Gennaio è stato prorogato senza termine, e che i fondi statali avrebbero ripreso a sostenere i corsi. Il fixing dello Yuan è poi stato effettuato in lieve calo rispetto a ieri, anche se il cambio offshore si è ulteriormente indebolito. Ad aumentare il nervosismo del mercato la pubblicazione, giovedi, delle riserve valutarie cinesi. E’ evidente che la volatilità sulla divisa fa sospettare ulteriori fughe di capitali. A parte ciò, ulteriori svalutazioni dello Yuan aumenterebbero le tensioni disinflazionistiche globali e sottrarrebbero domanda globale ai competitors, per lo più emergenti. Perciò i nervi sono cosi scoperti su questo tema.
Peraltro, se il $ continua a rafforzarsi, è normale che lo Yuan perda terreno, visto che le stesse  autorità locali hanno dichiarato a Dicembre che ora lo misurano contro un paniere di divise.

Ci ha provato, la seduta europea, ad aprire in positivo, capitalizzando il rimbalzo finale di Wall Street. Ma il primo tentativo è  affondato sotto un ondata di vendite di che hanno portato l’Eurostoxx a violare i minimi di ieri a metà mattina.
Peraltro, la  prevedibile debolezza (dopo il dato tedesco di ieri) dell’inflazione europea di Dicembre ( 0.2% vs 0.3% atteso e fermo a 0.9% il dato core) ha cominciato a pesare sulla divisa unica, e la violazione di quota 1.08 vs $ ha restituito un po’ di smalto all’equity nostrano, consentendogli di recuperare una frazione di quanto dilapidato ieri.
Sempre sostenuti i bonds, visto la debolezza dell’inflazione europea, l’oil che continua a languire nonostante la geopolitica, e i dati macro US che continuano a deludere (vedi il Surprise index US che, a -35, ha perso 20 punti in un mese e si trova ai minimi da giugno scorso).
Sul mercato dei cambi, per ora la retorica FED sembra prevalere, visto che il dollar index ha inanellato 7 sedute positive a fila e, a 99.4 mentre scrivo, si trova a circa un 1% dai massimi di inizio dicembre (100.51).

Come nella seconda parte del 2015, Cina, commodities, crisi del manifatturiero globale e geopolitica continuano a pesare sul sentiment. In Europa abbiamo pressioni disinflattive e rischi politici, oltre alla recente defaillance dell’ECB nella gestione delle aspettative. Ma l’economia tiene,  abbiamo comunque l’easing derivante da un pur sempre robusto e recentemente incremetato QE, e un € in rinnovato indebolimento. Ritengo che in particolare l’azionario e il credito europei prezzino sufficienti “bad news” su questi livelli.

Nelle prossime 72 ore le emozioni non dovrebbero mancare :
Domani abbiamo i PMI servizi globali e in US l’ISM non manufactoring, l’ADP survey e le minute del FOMC del 16 dicembre, particolarmente attese visto il rialzo dei tassi occorso in quel meeting.
Giovedi abbiamo le già citate riserve monetarie cinesi, e venerdi il labour market report US di Dicembre.