Lampi di Colore – 6 Ottobre 2015

L’assenza di Shanghai, chiusa per festività fino a domani compreso, e l’incombere del meeting BOJ (stanotte) hanno nuovamente imposto un tono interlocutorio alla seduta asiatica, che ha approfittato solo parzialmente della forza di Wall Street. In ogni caso Tokyo ha recuperato ulteriore terreno, grazie presumibilmente a ulteriore attività di ricopertura.
Visto il vigoroso recupero di sentiment e mercati delle ultime ore, non sono in molti ad attendersi un’azione da Kuroda domani. Detto ciò, personalmente assegnerei una probabilità non trascurabile ad un incremento dello stimolo straordinario (diciamo un 30%). Recentemente i dati macro giapponesi hanno deluso, come mostra il Citi Surprise index dedicato, che ha perso 90 punti in 3 mesi, per non parlare dello scenario inflattivo. Gli ultimi dati hanno spedito il primo rialzo FED a Dicembre prossimo, se non nel 2016.
Oltre a ciò, il Governatore BOJ ritiene che per dispiegare il massimo potenziale le misure di politica monetaria debbano essere inattese. Poichè il consenso degli analisti già si attende un incremento del QQE nei prossimi mesi, l’unico modo di sorprenderlo è anticiparlo. Direi che il mercato non esclude una mossa stanotte, ma non vi attribuisce più di un 10% di probabilità per cui, dovesse kuroda tirare il grilletto, gli effetti dovrebbero essere rilevanti.
Il resto degli indici dell’area ha mostrato variazioni moderatamente positive.

L’apertura europea ha visto il comparire di una prima dose di prese di beneficio. Principale catalyst, factory orders tedeschi per agosto assai deludenti (-1.8% da prec rivisto -2.2%). Il Ministero dell’ Economia ha dichiarato che un “effetto vacanze” ha pesato sul dato. Si tratta di una serie volatile, ma è evidente che gli ordini all’industria nel terzo trimestre mostreranno un discreto calo. Difficilmente in autunno ci sarà un inversione, col lo scoppio del caso Volkswagen. Vediamo domani la produzione industriale. Peraltro, il PMI costruzioni tedesco di settembre ha ripreso quota (52.4 da 50.3 di agosto) e i Retail PMI europei hanno ulteriormente migliorato il quadro, battendo le stime, in particolare quello italiano, tornato sopra 50 per la prima volta dal 2011 e ai massimi dal gennaio 2010.

Complici le good news, il flusso di realizzi sull’azionario europeo si è rapidamente esaurito, e gli indici europei sono tornati a salire, guidati dalle ricoperture, come si nota dai volumi bassi sul cash controbilanciati da quelli elevati sui futures, e dalla performance dei settori/titoli con lo short interest più elevato.

Nel primo pomeriggio, il trade balance US di agosto ha grossomodo confermato le attese, che lo vedevano gonfiarsi a 48 bln, dai 41 di luglio. Parte del balzo delle importazioni è dovuto all’effetto del lancio dell’Iphone 6S (3.3 bln). Nondimeno, il dato, oltre a mostrare la divergenza tra l’economia US e quella globale, conferma una robusta detrazione del canale estero al GDP Q3. Conti alla mano, alcune case hanno tagliato le stime di crescita del trimestre in corso e conseguentemente rinviato ulteriormente il primo rialzo FED. Così il $ ne ha risentito, finendo con il lasciare sul terreno lo 0.6% alla fine della seduta europea (Dollar Index).

Quadro macro a parte, Wall Street ha coronato ieri una serie di 5 sedute positive a fila, per un totale di oltre 5%, giungendo a contatto con la ormai nota resistenza posta a 1990-95 punti di S&P 500. Su queste basi, non c’è da stupirsi che, anche qui, sia comparso un round di prese di beneficio. In assenza di un po’ di consolidamento, qualunque breakout è destinato a fallire.
In ogni caso gli indici europei non ne hanno patito troppo chiudendo con buoni progressi.

Dove le prese di beneficio non sono ancora comparse, è sulle commodities, che anche oggi mettono a segno robusti guadagni (paniere CRB +1.7%) guidate dal petrolio (+4%). Il fenomeno, oltre a levare pressione agli emergenti produttori, e ai settori interessati, comincia ad avere un impatto anche sulle attese di inflazione, con gli inflation swap europei e i breakeven US che stanno salendo da qualche giorno.
Un toccasana per la traballante credibilità delle banche centrali dell’ultimo periodo.

In generale, se il movimento degli ultimi giorni può aver riequilibrato un po’ il posizionamento sugli asset dei paesi sviluppati, il pessimismo su asset e divise emergenti e su commodities era davvero troppo estremo e di lunga data per venire rovesciato nello spazio di qualche seduta. Per cui, in assenza di robusti catalyst negativi, è da li che dovrebbe venire il carburante per eventuali ulteriori recuperi del sentiment globale, in particolare se il quarto trimestre porta in dote un minimo di rimbalzo congiunturale in Cina, come personalmente mi attendo .
Come si nota dal grafico, courtesy of Merril Linch, Cina ed Emergenti sono di gran lunga la principale preoccupazione degli investitori al momento.