Le 2 facce dell’avvento di Trump: euforia negli USA, pessimismo in EU e altrove.


Terza seduta positiva per Wall Street ieri sera (giovedì) con l’S&P 500 che ha preso uno 0.74%, mentre il Nasdaq 100 ha fatto meglio (+1.54%). Pausa per le Small Caps con il Russell 2000 che ha ceduto lo 0.43%. Ma aveva anche guadagnato oltre il 7% nelle ultime 2 sedute (1.88% e 5.84%). L’S&P 500 nelle ultime 3 sedute è salito “solo” del 4.5%.
Volendo allargare un po’ lo sguardo, l’S&P 500, a ieri, guadagna da inizio anno il 25%, il che lo colloca al dodicesimo posto tra i migliori anni dell’ultimo secolo, nonchè migliore performance dal 1997 (schema courtesy of Creative Planning).


La statistica mostra che, mettendo in un campione solo gli anni in cui nei primi circa 10 mesi dell’anno la performance è stata del 20% o più, la prognosi per gli ultimi 2 mesi è buona. Un solo anno ha visto una marcata correzione (il 1938 con un -4.7%), mentre altri 2 hanno visto un moderato assestamento. In tutti gli altri l’S&P 500 ha fatto ulteriori progressi. Vedremo cosa succederà nel 2024, ma considerando il quadro sugli utili positivo (vedi Lampi del  4 Novembre ) e Trump libero di parlare della sua piattaforma per 3 mesi promettendo mari e monti, le prospettive sembrano buone. In generale una piattaforma che promette tagli alle tasse e deregulation depone bene per l’azionario, in particolare small e mid cap che sono più oberate da tasse e burocrazia. E anche per le banche. Ci metteremo un po’ a scontare tutto ciò, specie se il mercato è sottoposto a propaganda costante.  Il 20 Novembre poi sarà pubblicata la trimestrale di Nvidia, un evento che è diventato un market mover, solitamente positivo.
Ovviamente ci sono gli impatti negativi di questa piattaforma: il deterioramento delle finanze pubbliche e l’inflazione da dazi e da spesa fiscale. Ma il primo è un tema di medio termine, e un nodo che verrà al pettine quando si rallenterà. Il secondo è più immediato, ma non così immediato come si potrebbe pensare: i dazi non arriveranno prima del 2025 inoltrato, secondo alcuni la seconda metà. E l’impatto dello stimolo fiscale sull’inflazione è ancora più lagging. L’inflazione in USA ed Europa ha iniziato a salire nel 2021 e ha fatto un picco nel 2022,con lo stimolo che era partito 3 trimestri prima.
Certo, esiste un tema di euforia ed eccesso di ottimismo di breve, un po’ temperato dal fatto che il Vix è ancora sopra 15 e quindi è ancora un po’ alto per un mercato che fa un nuovo massimo al giorno. Il calo della volatilità implicita forse ha ancora un po’ di supporto da dare.
In generale nulla impedisce una correzione di una manciata di punti percentuali. Sembra difficile però immaginare un trigger, e lo scenario, con il Clean Sweep Repubblicano, sembra decisamente da no landing per questa fine anno e il 2025. I mercati prenderanno nota.

La seduta asiatica ha avuto ancora un tono contrastato, con solo Tokyo, Taiwan e Sydney a mostrare progressi, e il resto dei principali indici in calo. Brutta performance del China Complex, che ha reagito male alle comunicazioni sullo stimolo fiscale, al termine del Standing Committee of the National People’s Congress.
In effetti l’outcome appare deludente rispetto alle attese dell’ultim’ora. La Cina ha annunciato un programma da 10 trilioni di yuan (1,4 trl $) per rifinanziare il debito dei governi locali. Il limite del debito dei governi locali sale a 35,52 trilioni di yuan, il che permetterà loro di emettere 6 trilioni di yuan in obbligazioni speciali aggiuntive nell’arco di tre anni per sostituire il debito nascosto.  Le autorità hanno successivamente dichiarato che i governi locali potranno accedere a un totale aggiuntivo di 4 trilioni di yuan in nuove quote di obbligazioni locali speciali nel corso di cinque anni, per lo stesso scopo. Questo dovrebbe liberare un bel po’ di risorse per supportare l’immobiliare, business tipicamente gestito a livello locale. Detto questo, ancora non ci sono stati dettagli sul supporto a redditi e consumi. La cosa è stata rinviata a Dicembre nel corso della CEWC (Central Economic Work Conference). Di qui la reazione del mercato, avvenuta in larghissima parte dopo la chiusura ufficiale delle borse, a giudicare dai prezzi che si sono visti sui veicoli di investimento quotati sui mercati europei e US (-4%). Già, perchè questi annunci sono venuti a borse locali chiuse, ma il mercato li aveva in parte annusati. Considerando che lo swap del debito da hidden a ufficiale era già noto nella sostanza, oggi non si è saputo granchè in più, e quindi la delusione è giustificata.
Se non altro, continuano i segnali di miglioramento del business: le vendite d’auto di ottobre sono balzate del 6.7% sul mese e dell’11.3% sull’anno, mentre le vendite di  New-energy vehicle sono salite del 6.4% sul mese e del 56.7% anno su anno. Intanto si vedono miglioramenti nella trattativa sui dazi con l’EU per le auto elettriche (*CHINA MOFCOM: MADE PROGRESS IN TALKS WITH EU ON EV)
*CHINA OCT. RETAIL PASSENGER VEHICLE SALES RISE 11.3% Y/Y: PCA
*CHINA OCT. RETAIL PASSENGER VEHICLE SALES RISE 7.2% M/M: PCA
*CHINA OCT. NEV SALES RISE 56.7% Y/Y: PCA
*CHINA OCT. NEV SALES RISE 6.4% M/M: PCA

Dopo la pausa di ieri, la divergenza Europa – USA sull’azionario è proseguita oggi. Gli indici hanno aperto in calo e accumulato perdite ingenti nel corso della mattina. Il tutto corredato con ciclici a guidare il ribasso, € in calo marcato, commodity cicliche in ritirata, e così via. I rendimenti hanno reagito al sentiment calando, in linea con uno scenario di debolezza ciclica, ironicamente opposto a quello in voga negli USA. D’altronde, su un quadro che già presentava una divergenza, con l’economia USA in rimbalzo e quella EU in stagnazione, si è andato a inserire l’en plein di Trump, con quel che ne consegue per economia USA vs Europea e globale.
Il quadro non è cambiato nel pomeriggio con l’arrivo degli USA. Wall Street è partita in moderato rialzo, con questa volta utilities e real estate a trainare, visto che i tassi hanno continuato il ritracciamento di ieri, ma i consumer e gli industrials sempre ben messi.
Alle 16 la U.of Michigan consumer confidence preliminare di novembre è uscita meglio delle stime, trainata dalle aspettative, come a dire che l’avvento di Trump tira su il morale dei consumatori, almeno quello dichiarato. Poi sappiamo che i consumi non hanno risentito tanto di questo malumore. Il recupero ha senso visto che i bookmakers davano l’ex presidente ampiamente favorito, e, come poi si è scoperto, la maggioranza degli americani era per lui.

Come accennato più volte, molte di queste survey sono politicizzate in maniera crescente, e risentono quindi dei cambi di amministrazione. Lunedì esce il NFIB Small Business Optimism di ottobre e io mi aspetto un rialzo sopra attese, visto che l’ente è schierato, i piccoli imprenditori sono in gran parte repubblicani, e desiderosi di tagli alle tasse, e i sentori erano a favore di Trump. Ma a novembre mi aspetto proprio un balzo, essendo le interviste raccolte dopo le presidenziali.
Wall Street per ora sta continuando a macinare,  ma ciò non è stato affatto d’aiuto all’azionario continentale, che chiude poco distante dai minimi di seduta, con perdite significative, una settimana da dimenticare. Infatti l’Eurostoxx 50 (per citare un indice aggregato EU) cede l’1.5% sulle 5 sedute, a fronte di un S&P 500 che si avvia a progredire di un 4/5% nel medesimo lasso di tempo, un outperformance di quasi 6 punti, praticamente quanto guadagna il primo da inizio anno. Se serve un altro indice di questa chiara divergenza di scenario, l’€ cede quasi l’1% oggi scambiando poco sotto 1.07 vs $. Robusti i cali dei rendimenti, con accento sulle scadenze medio lunghe. Sembra quasi esagerata questa differenza di percezione, per un evento che certo non poteva essere giudicato una gran sorpresa. Ma probabilmente è presto per giocarsi una mean reversion.