Chiusura brillante a Wall Street venerdì sera, con l’S&P 500 in progresso dell’ 1.30% e il Nasdaq 100 del 2.58%. Il Philadelphia Semiconductor Index ha fatto + 6.26% e il FAANG index il 3.23% a indicare chiaramente uno dei driver dell’euforia: la Artificial Intelligence. Ma il sentiment ha trovato supporto anche dai dati macro, e dal newsflow sul debt ceiling (vedi lampi di venerdì link ).
Nel week end Biden e il capo della maggioranza repubblicana alla camera McCarty hanno annunciato un accordo per sospendere il debt ceiling fino al primo gennaio 2025 (qui un riassunto dei termini link ). In sostanza l’accordo prevede tetti alla spesa, ritiro della parte non spesa di alcune misure anti covid, e la sospensione anticipata della moratoria sugli student loans. Ora il deal deve essere approvato, entro il 5 giugno, dal Congresso. Non sono in pochi ad osservare che l’approvazione non è un esito così scontato. Questo espone il mercato ad un rischio pullback in caso il deal incontri un altro stop, anche perchè ormai il tempo stringe, nel Treasury General Account venerdì erano rimasti meno di 39 bln. Inoltre, sembra che al momento il mercato, sui massimi da 9 mesi, sconti ben poco in termini di rischio escalation della crisi. Non a caso il deal è stato salutato da 2 o 3 decimi di progresso dei futures, anche se oggi USA e UK sono chiusi e quindi la price action è poco significativa.
Personalmente, resto maggiormente focalizzato sull’effetto che potrebbe avere, sulla liquidità, l’entrata in vigore dell’accordo: Il TGA verrebbe rimpinguato, e questo drenaggio di liquidità, presumibilmente ottenuto tramite l’emissione di T-bill, andrebbe a sommarsi alla riduzione del bilancio Fed, che finora è stata controbilanciata dalla spesa del saldo (vedi Lampi del 12 maggio link ). Diciamo che, comunque vada, sembra che la gran parte dell’effetto positivo legato al debt ceiling sia alle spalle. Ora ci aspetta o la crisi ( probabilità ridotta) o la normalizzazione.
La seduta asiatica ha avuto un tono contrastato. Tokyo ha guadagnato un punto, ma si tratta di un catch up con la forza di Wall Street di venerdì. Non a caso oggi il future Nikkei sul globex cala. Positive anche Shanghai, Taiwan, Vietnam, Sydney, Mumbai, Seul. In negativo Hong Kong, HSCEI, Shenzen, e Jakarta. la debolezza delle “H” shares Cinesi è disarmante. La perdita dai massimi relativi di fine gennaio, quando l’entusiasmo per l’abbandono dello “zero covid” era ai massimi, rasenta i 20 punti percentuali. Il pessimismo si sta affermando sempre di più, come mostrano questi 2 grafici di Goldman Sachs, che mostrano positioning di Hedge Funds e Real Money. Davvero un incredibile ribaltamento di fronte.
Il bello è che i dati macro sono poco ispirati, ma non univocamente brutti.
L’apertura europea ha visto gli indici cercare di fattorizzare la chiusura sui massimi di Wall Street venerdì. E’ durata poco, e le piazze continentali, restituiti i moderati guadagni, sono passate in negativo nel corso della mattinata, e li sono restate. L’impressione che si ricava da questa price action è che l’azionario Eurozone, lasciato a se stesso, si indebolisca. Naturalmente occorre usare cautela nel fare queste deduzioni: la price action di una seduta senza UK e USA deve essere presa con beneficio di inventario.
Detto questo, uno sguardo al livello dei surprise index Eurozone mostra chiaramente come di recente i dati abbiano alquanto deluso. Sia l’Indice elaborato da Citi che quello di Bloomberg stazionano in negativo di un buon margine, e sui minimi di periodo.
Il sentiment sull’azionario USA si è riflesso anche sul cambio, e sui bonds che hanno visto robusti cali dei rendimenti, da validare domani con il ritorno della liquidità.
Sul fronte macro, oggi non era previsto alcun dato di rilievo.
Nel pomeriggio l’assenza degli USA ha lasciato le cose come stavano e così gli indici europei hanno chiuso con cali tra il moderato e il marginale.
La settimana, parzialmente festiva per noi Italiano per via del 2 giugno, propone comunque appuntamenti di rilievo:
** domani abbiamo la consumer confidence di maggio negli USA.
** mercoledì abbiamo il CPI flash di maggio in Germania, Francia e Italia, e il Chicago PMI di maggio e i Job openings di aprile in US.
** Giovedì abbiamo le retial sales tedesche di aprile, i PMI finali di maggio, manifatturiero, servizi e composite globali, il CPI flash Eurozone di maggio, e in US l’ISM manufacturing di maggio, l’ADP survey di maggio e i sussidi di disoccupazione settimanali.
** venerdì chiudiamo in bellezza con il labour market report USA di maggio.
Chiudo con un paio di spunti:
1) negli USA i preannouncements delle aziende, dopo aver mostrato un deciso deterioramento nel 2022 e a tratti nei primi mesi del 2023, hanno preso a migliorare significativamente. Dopo l’earning season del primo trimestre, assai migliore delle attese, questo è un segnale da monitorare. Infatti, come si nota dal grafico riportato sul monitor di Citigroup, da cui ho preso l’indicazione, non è raro, anche nelle fasi recessive, o pre- recessive, che questi preannuncements migliorino temporaneamente. Ma ovviamente se continua così, è un segnale che i fondamentali delle aziende stanno migliorando stabilmente.
2) Per contro, il positioning degli investitori non appare più così difensivo come qualche tempo fa. Il monitor di Deutsche Bank lo colloca nel 34mo percentile, in virtù di una comunità di investitori discrezionali che resta molto scettica (14mo percentile) anche se ha alzato un po’ il peso, e invece delle strategie quantitative che si sono riportate sopra il cinquantesimo.
Con una volatilità ai minimi di periodo, questo positioning dei fondi “quant” sembra vulnerabile a un pullback al primo catalyst decente.