Clima negativo sui mercati all’inizio di una settimana piena di eventi

Venerdì sera Wall Street ha interrotto la serie positiva a 4 sedute, cedendo marginalmente (S&P 500 -0.08%, Nasdaq  100 +0.14%). La sostanziale chiusura invariata riflette lo scontro tra la  percezione di un economia USA ancora lontana dalla recessione che ha offerto il labour market report, e la conseguente attesa di una Fed aggressiva. Il mercato torna a scontare per  FOMC del 27 luglio oltre un 90% di probabilità di 75 bps di rialzo. L’ultimo 5% è legato alla possibilità remota che il CPI USA di giugno,  in pubblicazione mercoledì,  sorprenda al ribasso.
In realtà come osservato anche nei pezzi di giovedì e venerdì, il quadro occupazionale USA sta in effetti dando segnali di rallentamento:
** i sussidi sono in crescita
** i job layoffs sono per la prima volta da 18 mesi in salita accentuata.
** i sottoindici dei vari PMI e ISM dedicati all’occupazione sono deboli.
Anche Hatzius di Goldman oggi è uscito con un pezzo in cui osserva che il mercato del lavoro sta rallentando. Hatzius si sofferma sulla household survey, che è stata assai più debole  dei payrolls e osserva che questa è più  inefficiente e imprecisa,  ma se presa nel medio periodo, più  efficace a mostrare i turning points. E mostra che i payrolls stanno sovrastimando la forza del  mercato del lavoro  USA.

La settimana è  iniziata, in Asia,  con un tono opaco. Fulcro della negatività, il China complex, che ha ceduto in maniera importante (Più  Hong Kong e le “H” shares che le “A” shares). Tra i principali motivi per il bad mood, l’aumentato rischio di lockdown, legato alla comparsa a Shanghai, del primo caso della nuova variante Omicron BA.5,  ultra contagiosa. In secondo luogo, il regulator cinese ha multato i big tech per violazione delle leggi anti monopolio nella comunicazione di 28 transazioni ( link ). La ripresa delle ostilità del regulator ha impattato pesantemente sull’indice tech, affossando lo Hang Seng. Infine, nel week  end è  stata pubblicata l’inflazione cinese di giugno, e i prezzi al consumo hanno accelerato più  delle attese (2.5% da precedente 2% e vs attese per 2.4%, mentre i prezzi alla produzione hanno decellerato meno delle attese ( 6.1% da prec 6.4% e vs stime per 6.0%). Il discorso è sempre lo stesso: più inflazione, meno margine di manovra per la PBOC. Non che gli “zero virgola” facciano davvero differenza in questo periodo, intendiamoci. Lo Shanghai Securities News, organo ufficiale,  si è affrettato a precisare che l’inflazione dei prezzi al consumo è moderata e controllabile, e non impone alcun limite alla PBOC per ora. Il Securities Daily ha riportato, tanto per cambiare, che nel secondo semestre del 2022 il  Governo incentiverà l’investimento nel manifatturiero e nelle infrastrutture per sostenere la crescita.

Quanto il  rischio inflazione renda timide le  autorità  monetarie lo si è visto a mercati cinesi chiusi, quando sono stati pubblicati gli aggregati monetari e di credito cinesi di giugno, abbondantemente sopra attese su tutta la  linea.

I numeri riflettono un miglioramento della domanda, grazie alle riaperture, e l’enorme sforzo delle autorità per  migliorare l’offerta e l’esplosione dell’emissione di bonds dei governi locali. Mercoledì avremo il trade balance cinese e venerdì produzione industriale, retail sales e investimenti di giugno, insieme al GDP del secondo trimestre. Questi numeri fanno sperare per dati sopra attese. Vedremo se domani  i mercati reagiranno positivamente o meno.
Tra gli altri principali indici dell’area solo  Tokyo ha mostrato un progresso (significativo, tra l’altro), grazie al risultato delle elezioni per metà della camera alta tenutesi nel week end, che hanno consegnato una maggioranza più  forte al Governo Kishida, validandone implicitamente l’azione. E questo vale anche per la politica monetaria, con lo Yen che è andato a nuovi minimi, nonostante il generale  ritracciamento dei rendimenti.

La seduta europea è  partita con un tono bello negativo. Continua ad alimentarsi in nervosismo legato all’approvvigionamento del gas. Con oggi il flussi di Nordstream si interrompono per manutenzione e non sono in molti a scommettere che riprenderanno, tra 10 giorni.
*LE MAIRE: CUTOFF OF RUSSIAN GAS MOST LIKELY SCENARIO FOR EUROPE
*FRENCH FINANCE MINISTER LE MAIRE SPEAKS AT CONFERENCE IN FRANCE.
Inoltre il natural gas USA ha fatto un balzo oggi, legato a timori di aumento dei consumi per l’ondata di caldo che è in arrivo anche da noi.
Va detto che il gas europeo oggi è tornato a scendere, apparentemente grazie allo sblocco della questione della turbina mandata in Canada per riparazioni, che verrà rispedita in Germania, la quale la darà alla Russia per permettere la ripresa dei flussi a regime normale. Intanto però i flussi continuano a calare anche verso l’Italia. Non ho idea in che misura Putin vorrà utilizzare il gas come arma di ricatto. Ma non credo che la cosa dipenda dalla turbina.
*TURBINE WILL BE DELIVERED TO RUSSIA FOR GAS SUPPLY: GOVT SAYS
*US SUPPORTS CANADA’S DECISION TO RETURN TURBINE TO GERMANY
*US SAYS TURBINE WILL ALLOW GERMANY TO REPLENISH GAS RESERVES
Un buon riassunto della questione lo fa Reuters in questo pezzo ( link ), in cui mette delle stime di impatto sull’economia tedesca di un blocco alle esportazioni di gas russe e indica anche i settori più  colpiti dall’eventuale sospensione

Sta di fatto che l’azionario è partito in calo robusto, i rendimenti hanno mostrato la tendenza a calare dall’inizio, e soprattutto il Dollaro ha preso a guadagnare su tutti i principali cross. Sul fronte commodities debolezza per le cicliche, oil compreso, ma con esclusione del gas USA, e un po’ più di ambivalenza sulle agricole. In ogni caso la forza del Dollaro ha spento parecchio l’ardore sul comparto, insieme ai rinnovati venti di recessione.

Progredendo la mattinata, e in assenza di dati macro significativi ( le retail sales italiane di maggio in questa fase sono già vecchie) la negatività si è concentrata sul mercato dei cambi, con l’€ in progressivo calo, e l’azionario si è ripreso, pur senza riuscire a portarsi in positivo e con una distribuzione settoriale sempre “recessionaria”,  con ciclici e financials in sofferenza e difensivi in domanda.

Nel pomeriggio, l’apertura di Wall Street ha riportato la risk aversion, con gli indici rapidi ad accumulare passivo, con il Nasdaq zavorrato dal mini crash del tech cinese. Anche la querelle Musk -Twitter non ha aiutato, con tutte le FAANG shares che hanno sottoperformato, e solo  Ali Baba a fare  peggio di Tesla. La tendenza dei rendimenti a calare si è accentuata, e il Dollaro ha accumulato forti progressi contro praticamente tutti i principali cross. Ovviamente la cosa non ha aiutato Wall Street.

La price action odierna sembra risentire del nervosismo in vista degli appuntamenti della settimana, che riassumo qui:
1) il  CPI USA di giugno, osservato speciale visto l’impatto che ha avuto quello di maggio sulle decisioni della FED. L’attesa è per 8.8% nuovo record per l’headline, e una core che però rallenta al 5.7%. Solo che sul mercato è condiviso che i rischi sono al  rialzo, ancora per questo mese. E visto che la FED è chiaramente focalizzata sul dato puntuale e determinata a mostrare risolutezza, il mercato si attende un impatto forte del report, in un senso o  nell’altro.
2) L’inizio dell’earning season USA, con le grandi banche giovedì e venerdì. Uno dei più grossi punti di domanda del periodo è  in che misura l’inflazione e i costi hanno impattato sui profitti. E questa settimana inizieremo a scoprirlo in US. Per l’Europa c’è  ancora un po’ di tempo.
3) Poi in settimana abbiamo anche il PPI USA di gugno, la U. of Michigan confidence, recentemente seguitissima, i citati dati macro cinesi

In questo contesto, la forza del Dollaro, che ha guadagnato su tutti i principali cross, come mostra lo schema sotto, sembra avere 3 cause, collegate tra loro:
** il timore dell’impatto del  CPI sulla politica FED, descritto al primo punto sopra
** il crescere della percezione che è in arrivo una recessione globale, che spinge i flussi verso la divisa di riserva mondiale, nonchè quella dell’economia più robusta (e indipendente energeticamente, condizione da non dimenticare)
** la connessa svalutazione delle divise dei paesi importatori di energia (Europa e Giappone in primis),  i cui deficit commerciali stanno esplodendo, e degli emergenti, che temono la Fed, il rafforzamento del $ e l’impoverimento per l’aumento dei prezzi, che già scatena disordini. E ora anche la  svalutazione delle commodity currency, che si sgonfiano con il prospettico calo della domanda di quelle più cicliche (tranne che i carburanti fossili)


In generale direi una commistione di timore della FED e flight to quality.

La chiusura europea riflette questo sentiment, con i principali indici in significativo calo, il ciclico ed esposto Dax a guidare il movimento, e, tra i settori, banche ciclici e tech penalizzati. Se aggiungiamo al quadro il nuovo minimo dell’€ il tema dominante è eloquente. I rendimenti tornano a calare e lo spread a salire (le vicende del governo italiano non aiutano).
Dopo la chiusura USA Wall Street ha recuperato marginalmente, ma la  parità è  ancora lontana e i tassi calano ancora vigorosamente. Continua il tiro alla fune tra i fondamentali deboli e il pessimismo dilagante che produce ricoperture, un fenomeno evidente anche stamattina in Europa. Prevedo parecchio nervosismo fino a mercoledì.