Lampi di Colore – 22 Settembre 2015

NB: Lampi va in pausa da domani a venerdi, causa business trip

Il ciclone VolksWagen si abbatte sui mercati.
La notizia  che la discrepanza tra le emissioni in sede di test e quelle su strada riguarda non solo i 480.000 mezzi venduti in US ma 11 milioni di veicoli demolisce la reputazione del marchio, getta una luce sinistra sul settore intero, e, apparentemente arriva a impattare addirittura le aspettative di crescita del paese, e la domanda di alcune commodities.

La seduta asiatica aveva avuto anche un buon tono, favorita dalla tenuta di Wall Street, e dal conference board leading index cinese di Agosto, a +1% dopo il +0.9% di luglio e il + 0.5% di giugno. I prestiti erogati e nuovi cantieri hanno costituito il grosso della crescita dell’indice. Domani l’assai più importante PMI Markit manifatturiero di settembre, atteso in marginale miglioramento, fornirà segnali più affidabili.

All’apertura europea, si è ben presto capito che qualcosa non andava. I mercati hanno preso ad affondare progressivamente, senza catalyst apparente, guidati dai settori auto e basic resources. Ovviamente il newsflow su Volksvagen non era incoraggiante, con le azioni annunciate da Australia e Sud Corea, ma solo in tarda mattinata si è capita la portata del problema, quando il costruttore tedesco ha dichiarato l’entità degli accantonamenti, e i numero di veicoli interessati dall’escamotage.
Ovviamente l’impatto, su un mercato già, fragile, è stato enorme.  E chiaro che se uno tra i primi produttori mondiali si fa pescare a perpetrare una truffa cosi vasta, la confidence sul settore non può che subire danni enormi.
Per cominciare, la spesa per richiamare o indennizzare un numero cosi vasto è difficile da calcolare (non a caso l’accantonamento è provvisorio). Poi c’è il danno reputazionale, le multe, l’impatto sul fatturato e sui margini.
Passando al settore intero, vi è l’incognita di una caccia alle streghe, quella legata ai  maggiori costi per i costruttori per sostenere i test e eventualmente migliorare l’impatto ambientale dei motori. I danni all’indotto. Per non parlare di un effetto contagio sulla reputazione di altri produttori, tedeschi in primis.
Infine ci si interroga su un impatto macroeconomico per la Germania. Il settore automobilistico vale circa un 5% del GDP tedesco, un peso non eccessivo. Ma si temono effetti indiretti, quali un un danno reputazionale per il “made in Germany”, un bel guaio per un economia cosi export led.
Timori eccessivi, con ogni probabilità. Ma l’impossibilità di quantificare il danno rende la situazione assai incerta e grava come un macigno sul sentiment.

Considerata la fragilità del quadro tecnico, non c’è da stupirsi che la seduta si sia risolta in una disfatta. Insieme col settore auto europeo (-7.5%), sono stati attaccati i fornitori, e i settori e titoli più deboli di questa fase (vedi basic resources). In generale non si è salvato nessuno. E Wall Street segue a distanza.

Interessante la reazione delle divise:

  • L’€ perde ulteriore terreno, mettendo a segno la terza giornata di significativo calo a fila. La correlazione negativa con l’azionario è ormai un ricordo. Il motivo è che è evidente che questo stato di cose aumenta la probabilità di un estensione del quantitative easing da parte dell’ECB. Tra l’altro essendo stati i Tedeschi i principali oppositori del QE, c’è da scommettere che, viste le circostanze, il Governing Council virerà sull’accomodante, nel prossimo periodo. Tra l’altro, domani Draghi terrà un discorso al parlamento Europeo.
  • Discorso simile per lo Yen, che capitalizza solo moderatamente la risk adversion, andando a scontare la possibilità di un incremento del QQE gia al prossimo meeting BOJ del 7 ottobre.
  • Offerte ovviamente anche le divise emergenti, che soffrono la risk adversion, ed anche la correzione di tiro dei membri FED delle ultime ore.

I bonds,  comprensibilmente, vedono i rendimenti comprimersi ulteriormente, prezzando, oltre a ulteriore easing (in Europa) , la fiammata di risk adversion e un impatto sulla crescita.
In generale, la price action odierna evidenzia in toto la crisi di confidence in cui versano le banche centrali, con tassi e cambi che prezzano ulteriore stimolo straordinario ed equity e commodities che non ne risentono in maniera apprezzabile. Tra i compiti che spettano alle autorità monetarie, direi che prioritario è quello di ripristinare la loro credibilità con azioni forti e ben comunicate.

E’ evidente che questa vicenda, che forse aleggiava già da qualche giorno (apparentemente si sta consumando in incognito da luglio) è arrivata ad esacerbare una situazione tecnica già pericolante, e che a questo punto un test dei minimi di agosto sembra l’ipotesi più plausibile, con il downside scenario che vede una loro temporanea rottura.
Ciò detto, osservo che il sentiment è davvero negativo, e di conseguenza vulnerabile a catalyst positivi come ad esempio potrebbero essere ulteriori segnali di stabilizzazione macro, in Cina, o indizi seri di una rottura degli indugi da parte dell’ECB o della BOJ.
Inoltre noto che con oggi l’azionario europeo torna negativo da inizio anno, su livelli osservati già a fine 2013, quando tra l’altro l’€ era in area 1.35, il petrolio intorno a 100 $ e il QE non era nemmeno in predicato. Su queste basi, mi pare di poter dire che l’azionario continentale prezza, se non una recessione, una stagnazione di crescita e di utili.
Saranno capaci Cina e Volkswagen di produrre tanto?