Lampi di Colore – 10 Settembre 2015

NB: oggi altro pezzo stringato, causa impegni improvvisi. 

Un blogger finanziario che seguo da anni (Macro Man) affermava in questi giorni che, se uno non gradisce la price action sui mercati, tutto quel che deve fare è aspettare qualche ora, per vederla cambiare. La trovo una perfetta definizione dell’attuale contesto, in cui le varie fasi di sentiment si esauriscono nello spazio di ore.

Ieri sera, Wall Street ha proseguito la discesa, arrivando ad accumulare oltre un punto percentuale di perdita dalla chiusura del cash europeo. Come catalyst, si è parlato di debolezza del settore energy, una motivazione tutto sommato labile, visto che alla fine tra i vari settori c’era poco da scegliere. In ogni caso l’oil, insieme con i mercati cinesi, continua a influenzare il sentiment globale ben oltre i suoi meriti/demeriti.

Ulteriore tegola sul mood è stato stanotte il downgrade del rating del Brasile (a high Yiled) da parte di Moodys, evento perfetto per stroncare la tiepida ripresina degli emergenti che era stato uno degli ingredienti del recupero delle ultime ore.

Ovviamente la seduta asiatica ne ha risentito, anche se in misura tutto sommato inferiore alle mie attese. Merito forse della Cina che ha prodotto il primo dato migliore del consenso, il CPI di agosto (+2% da prec +1.6% e vs +1.8% atteso) ai massimi da un anno. In realtà il grosso dell’incremento è dovuto al cibo. Insolitamente scarsa attenzione è stata dedicata al rimbalzo del Foreign Direct Investment in agosto. Il prossimo scoglio sono gli aggregati monetari cher dovrebbero essere pubblicati domani.
Dati a parte, ulteriore supporto agli umori è venuto dal rally dello Yuan offshore, che ha recuperato oltre un punto percentuale riallineandosi al fixing ufficiale. Anche le dichiarazioni del parlamentare giapponese Kozo Yamamoto per cui ottobre sarebbe una buona occasione per la BOJ per aumentare l’easing hanno giovato, indebolendo lo Yen.

Su queste basi, l’apertura europea è stata tutto sommato ordinata, ed anzi gli indici hanno messo a segno un tentativo di recupero, nonostante la delusione dei dati di produzione industriale francese di luglio, assai sotto attese. E’ durato poco, e poi l’ansia per l’apertora dei mercati brasiliani si è impadronita dei mercati.
In realtà il downgrade ha impattato soprattutto sulla divisa, che ha aperto a – 3% (ora è a -1.8%), mentre i tassi sono saliti relativamente poco, e ilk Bovespa per il momento cede moderatamente. Ma la reazione ordinata non ha particolarmente tranquillizzato i mercati europei, presumibilmente per 2 motivi. Il primo è il consueto nervosismo pomeridiano legato alla performance serale di Wall Street. Il secondo è il balzo dell’€ che, complici una robusta serie di stop loss di chi aveva comprato $ in seguito alla performance di Draghi, è tornato in area 1.13 vs $. D’altronde, il protrarsi della volatilità sta impattando sulle attese per il FOMC della prossima settimana, con il risultato che il $ oggi perde terreno con tutte le principali divise ad eccezione del Real e del Dollaro neozelandese (la RBNZ ha tagliato i tassi stanotte). Ovviamente l’azionario continentale non ha gradito l’€ forte.
Volendo cercare elementi positivi in una giornata davvero poco ispirata, segnalerei :

  • Il pronto rimbalzo dell’oil e la tenuta del rame e delle commodities industriali.
  •  Il fatto che nonostante il downgrade del Brasile il complesso emergenti è positivo (MSCI emerging +1.1%).
  • L’impegno dei cinesi nel sostenere lo Yuan, che dovrebbe progressivamente attenuare le attese di svalutazione.

Sul  moderato rimbalzo di Wall Street, meglio pronunciarsi dopo la chiusura, di questi tempi.