Sentori Europeisti dal week end elettorale in EU. La Commissione EU riprende le ostilità

Il week end (lungo) elettorale è infine alle spalle.
Tralasciando i riusultati, chee sono su tutti i media, personalmente, farei le seguenti considerazioni:
1) a livello europeo, la consultazione ha sostanzialmente confermato le attese della vigilia, ma con un sentore più “europeista”, dato dall’avanzata dell’ALDE e dei Verdi, schieramenti decisamente pro EU. Come atteso, la vecchia coalizione tra Popolari e Socialisti non ha più la maggioranza, e deve cercare alleanze (presumibilmente con i Liberali). Ma, in aggregato, le forze pro EU, pur perdendo un po’ di terreno, restano con circa i 2/3 dell’assemblea. Gli schieramenti euroscettici si rafforzano, ma non in maniera tale da poter impattare significativamente sulle politiche EU. La loro capacità di influenza dipenderà dalle aggregazioni che faranno tra di loro. In generale, il Parlamento risulta più frammentato, il che non ne favorirà il funzionamento (ne l’elezione del Presidente della Commissione e delle altre cariche). Ma l’ondata sovranista, nonostante il grosso risultato in Italia e la vittoria di misura della Le Pen in Francia, non c’è stata, come peraltro previsto.

2) In Italia il risultato rende la situazione assai fluida. Salvini è il vincitore assoluto, perchè la percentuale ottenuta gli offre sulla carta una maggioranza diversa (previe elezioni anticipate), rifondando il centrodestra con Forza italia e FDI. Ma anche restare nell’attuale esecutivo, da dittatore, può risultare allettante. Viceversa, Di Maio ha alternative assai più povere. Restare a fare la stampella al Governo assecondando il volere dell’alleato, o levare il supporto. Il fatto è che, allo stato attuale, se rompe, con ogni probabilità l’esperienza al Governo dei 5 stelle termina, per un bel po’. E per molti esponenti scatta la non elegibilità, in quanto sono al secondo mandato. Se resta nel governo, il rischio è di erodere il poco consenso che gli è rimasto, dovendo cedere su tutti i fronti a Salvini, che già sta mettendo i paletti (Tav, etc). Ne consegue che entrambi possono avere motivi per continuare o rompere.
Volendo votare a luglio, i tempi sonoi strettissimi. In autunno sarebbe più comodo, ma c’è la nuova legge di stabilità da produrre, con i problemi che sappiamo (aumento IVA etc)

3) In UK la situazione resta più incerta che mai. Farage ha effettivamente fatto il colpaccio, anche se le sue percentuali non sono così buone come ipotizzato da alcuni sondaggi dell’ultim’ora (vedi figura, courtesy of The Guardian)

La devastante sconfitta dei Conservatori produrrà con ogni probabilità una radicalizzazione del Partito verso una “hard Brexit”, perfettamente rappresentata dalla probabile ascesa di Johnson, o un altro euroscettico, a Downing Street. Il dialogo con Bruxelles si annuncia difficoltoso, anche se forse l’ascesa dei liberali o dei Verdi lo faciliterà un po’ da parte EU. Ciò detto, i partiti pro Brexit, mettendoci dentro, insieme a Brexit party e UKIP, anche i Tories, hanno preso cumulativamente attorno al 44%. Quelli favorevoli al Remain, oppure a una “soft brexit” (Libdem, Labour, Verdi, SNP, Change UK, Plaid)hanno preso il 54/55%. La strategia ambigua di Corbyn sulla Brexit ha prodotto una perdita di consensi a favore dei Libdem, al loro miglior risultato. E’ possibile che il capo dei laburisti a questo punto decida di tentare un recupero imboccando con maggior decisione la strada moderata. Potrebbe abbracciare ufficialmente l’idea di un secondo referendum, anche se per ora si è limitato a dire che servono nuove elezioni, e un accordo col l’EU che dopo deve essere confermato con un nuovo referendum.
Vedremo i prossimi giorni che piega prende la situazione.

I mercati inizialmente hanno reagito bene ai risultati con l’azionario in recupero, l’€ che continuava il movimento di venerdi, e tassi e spread stabili. Al buonumore hanno contribuito i) una seduta asiatica con le “A” shares cinesi in moderato rimbalzo, ii) la tranquillità della price action con USa e UK chiuse per festività, e iii) infine l’impatto positivo sul settore auto delle news sulla possibile operazione Fiat – Renault.
Successivamente, il sentiment positivo si è progressivamente stemperato. Infine, nel primo pomeriggio, il catalysast che ha fatto invertire la marcia agli asset italiani e contribuito a ridurre le ambizioni di progresso della seduta: hanno ripreso a circolare indiscrezioni che è in arrivo da Bruxelles una lettera a Roma, contenente richieste di chiarimenti sulla salita del debito. La missiva, che dovrebbe arrivare anche in altre 4 capitali europee, sarebbe il primo passo per l’apertura di una procedura di infrazione che potrebbe costare all’Italia l’accantonamento di uno 0.2% del GDP (3.5 bln € circa) su un conto infruttifero.
Le news erano già circolate 10 giorni fa. Nondimeno, l’impatto sul BTP si è notato eccome (+14 bp di allargamento a 281) con inevitabili riflessi sulle banche italiane e su Piazza Affari. A esaltare gli effetti delle news probabilmente la scarsa liquidità del mercato, con molti operatori internazionali a casa per le citate festività.
La richiesta di accantonamento non ha precedenti in Eu e quindi sembra improbabile. Ma l’arrivo della lettera (previsto per Venerdì) sembra costituire la riapertura delle ostilità tra l’italia e l’EU dopo la pausa elettorale.
Così, in chiusura, il progresso dell’Eurostoxx si riduce al balzo delle auto, e poco altro, Milano e l’€ cancellano i guadagni, e lo spread torna sopra 180.
Domani, con il ritorno sui mercati dei pesi massimi UK e USA, ne sapremo di più.