Lampi di Colore – 5 Giugno 2015

La giornata dei payrolls è iniziata con un sentiment alquanto pericolante.

La trovata di Tsipras & c. di richiedere in extremis l’accorpamento dei pagamenti all’ IMF ha messo di cattivo umore i mercati. Intanto ha dato l’impressione che il cash nelle casse greche sia assolutamente finito (sai che novità). E in secondo luogo l’erraticità dell’atteggiamento greco (negli ultimi giorni erano state date ampie rassicurazioni che il pagamento all’IMF sarebbe stato fatto) ha spiazzato i vertici EU. La Merkel e Hollande hanno convocato il Premier greco per una teleconference a mezzanotte, dove apparentemente si son sentiti dire che la proposta EU non può essere una base per una contrattazione, e non riflette i progressi nelle trattative. 

Aggiungiamoci la brutta seduta ieri a Wall Street (S&P -0.85%) e si è capito che chiusura della settimana non sarebbe stata facile. In Asia, solo gli indici cinesi, notoriamente scorrelati dal resto, hanno messo a segno progressi. Ma i cali degli altri indici sono stati marginali.
Diversamente, in Europa siamo partiti subito pesanti, con un occhio ai bonds greci in robusto calo (2 anni +250 bps), e chi se ne frega se i factory orders tedeschi di aprile hanno accelerato (+1.4% da prec +1.1% e vs attese per +0.5%). Tra l’altro, la Bundesbank ha alzato le stime di crescita a +1.7% per il 2015 e 1.8% per il 2016 da rispettivamente 1% e 1.6%, citando buone condizioni del mercato del lavoro e redditi in aumento.
L’azionario è partito in negativo per fare i minimi a fine mattinata sul -2%, e i bond periferici hanno perso  progressivamente buona parte del recupero di ieri pomeriggio. La divisa unica è stato l’unico asset europeo ad avere la tipica performance erratica che precede i payrolls US, oscillando un po’ intorno al livello di chiusura di ieri.

Il Labour market report US è uscito assai migliore delle attese:

  • 280.000 nuovi occupati a maggio, vs consenso di 220.000 e con revisioni ai 2 mesi precedenti di +32.000. Con questo dato la media a 3 mesi torna sopra 200.000 (207.000) e quella da inizio anno sale a un rispettabilissimo 217.000.
  • La disoccupazione è salita a 5.5% da 5.4%, ma questo è un prodotto di un rimbalzo del tasso di partecipazione da 62.8% a 62.9%. In altre parole il numero di nuovi occupati della household survey (ben 272.000, in linea con i payrolls) è stato bilanciato da 397.000 nuovi individui entrati nella forza lavoro.
  • Le paghe orarie sono salite più delle attese (0.3% vs 0.2% atteso e la salita a 2.3$% del tasso anno su anno mostra una lieve accelerazione dei salari.

Guardando nel dettaglio, si nota che i guadagni sono discretamente distribuiti nelle varie categorie, ma il grosso incremento dei servizi segnala nuovamente una domanda domestica robusta, che bilancia la debolezza del canale estero e del settore energia. E i vistosi guadagni del settore retail e  leisure, oltre a confermare che il clima ha avuto un impatto sulla serie come sul resto dell’economia US (e quindi è sensato attendersi un rimbalzo congiunturale), forniscono indizi che i consumi potrebbero essere in fase di accelerazione. Vedremo se le retail sales di maggio ,in pubblicazione giovedi prossimo, confermano il quadro.

In generale un dato forte, che riporta la creazione di posti di lavoro in linea con il trend e nel complesso, alla luce della robustissima household survey e della moderata accelerazione dei salari, dipinge un mercato del lavoro US in salute. Dopo i dati sull’ immobiliare e i durable goods orders di aprile, questo è un altro segnale che l’economia US è in fase di accelerazione dopo la pausa invernale.

Immediato l’impatto sul $, che guadagna l’1% (dollar index) e a tratti ha superato le 2 figure di guadagno contro l’€, prima che la risk adversion di natura greca ridesse, grazie all’ormai noto meccanismo, un po’ di supporto alla divisa unica. Comprensibilmente pesanti i bonds statunitensi, che scontano un’economia US più arzilla delle attese e una FED marginalmente più aggressiva. Wall Street, dopo un iniziale scarto, ha recuperato e tende a viaggiare sull’invariato, con un occhio in Grecia, e incerta se festeggiare l’accelerazione ciclica o temere i rialzi e il dollaro forte.

Impatto positivo inizialmente in Europa, con i bonds invariati rispetto ai livelli pre dato, e l’azionario che riusciva a dimezzare le perdite. Reazione comprensibile tutto sommato. L’Eurozone ha bisogno di un economia US forte, che traini l’economia globale alimentando la domanda di beni e servizi europei, e mantenga intatta la divergenza di politica monetaria necessaria e con essa l’€ debole. uno dei motori del QE. In questo senso il dato odierno è una notizia decisamente buona per l’Eurozone.

Successivamente, gli asset europei sono tornati succubi delle tensioni greche. Alle 18, a mercati europei chiusi, era in programma il discorso di Tsipras al Parlamento greco, e c’era da scommettere che, con 3 settimane di tregua sul fronte pagamento davanti, i toni sarebbero stati duri, vista anche la sede.
E poi c’è il week end, col suo potenziale distruttivo a mercati chiusi. Cosi la chiusura è stata mesta, con l’Eurostoxx giuù di oltre l’1% e lo spread BTP in allargamento di 9 bp  a 139 contro un bund pressoche invariato. Milano (-2.1%) ha pagato particolarmente il clima, restituendo parte dell’overperformance dell’ultimo periodo.

Con la deadline spostata a fine mese, sembra sensato attendersi ancora una o 2 settimane di schermaglie prima di capire dove si va a parare, se verso un accordo, oppure verso un default, controlli di capitali etc etc. Un buon indicatore dell’evoluzione potrebbe essere il trend del consenso del governo tra l’elettorato. L’opposizione sta già cominciando ad attaccare l’esecutivo sostenendo che le condizioni offerte alla Grecia sono peggiori di quelle che sarebbero state ottenute se le elezioni anticipate non avessero portato Syriza al governo (per non parlare delle condizioni dell’economia e del sistema bancario). Un sondaggio Alco oggi ha riportato che il 47% dei Greci è in disaccordo con la tattica di negoziazione governativa.
Un accordo di qualche tipo sembra sempre la soluzione più sensata, ma il rischio di in incidente sta crescendo vistosamente.