Lampi di Colore – 15 Giugno 2015

Un altro vertice Grecia – Creditori si conclude con un nulla di fatto, e gli investitori cominciano a dubitare che si arriverà ad una soluzione pacifica.

In realtà, era stato Junker ad alimentare attese su un vertice che sembrava solo interlocutorio in vista dell’Eurogruppo di Giovedi.  Il Presidente della Commissione Europea aveva dichiarato di cercare una soluzione prima dell’apertura dei mercati oggi, invece apparentemente la distanza tra le posizioni era tale da causare la sospensione dei colloqui ieri dopo appena 45 minuti di meeting. Al di la della delusione, a disturbare il mercato è stato l’apparente irrigidimento delle posizioni dopo la rottura. Volendo riassumere  le centinaia di headline, il Governo Greco ha dichiarato di essere pronto a riprendere le negoziazioni non appena le proposte dei creditori diventeranno “meno assurde”. La Troika ha dichiarato che la palla è nel campo greco e sta a loro decidere se vogliono l’assistenza oppure preferiscono un altra strada.
Il tutto condito da decine di indiscrezioni secondo cui ormai l’EU si starebbe preparando al default greco e ad un eventuale Grexit (argomento a cui hanno fatto riferimento diverse autorità EU tra cui Weidmann  e Gabriel), mentre in Grecia l’ala oltranzista di Syriza starebbe approntando un piano per l’uscita dall’€, con nazionalizzazione del sistema bancario etc.

La seduta è comunque partita composta in Asia. Se gli indici cinesi hanno pagato l’infondatezza delle indiscrezioni sul taglio alla riserva obbligatoria, il resto degli indici ha mostrato variazioni modeste, comprese tra il +0.4 di Mumbai e il -0.5% di Seul.
Anche l’apertura europea è stata meno pesante di quanto avrebbe suggerito il sentiment, con gli asset che hanno tentato un recupero in mattinata.
Sul fronte macro, il trade balance Eurozone di aprile ha fatto segnare il nuovo record (24.3 bln da 19.9  e vs attese per 19 bln). E’ vero che il balzo è principalmente dovuto a contrazione delle importazioni. Ma queste erano salite di quasi 4% a marzo ed era auspicabile un ritracciamento, mentre le esportazioni hanno continuato a salire. Buone notizie per il GDP del secondo trimestre e l’impatto sul ciclo dell’€ debole. Ma certo non il tipo di informazione che cattura l’occhio di questi tempi.

Nel primo pomeriggio, con l’arrivo degli USA, c’è stato un incremento della risk adversion. Lo spread BTP (visto come proxi dei bond periferici) ha rotto quota 150, l’azionario europeo ha raggiunto quota -2%, complice una Wall Street nuovamente poco ispirata. Non ha aiutato una produzione industriale US di maggio deludente (-0.2% da prec -0.5% e vs attese per +0.2%). Il settore energy continua a pesare sul manifatturiero (oil & gas -51% anno su anno). Di fatto al momento la “ripresina” US è trainata da servizi e immobiliare, come si nota dal sentiment degli homebuilders di giugno (59 da 54 vs attese per 56) tornato sui massimi recuperando 7 punti nel giro di 3 mesi.

Il Discorso di Draghi, insolitamente snobbato dagli operatori, ha ottenuto di arrestare la slavina, ma non di invertire il sentiment, in questa occasione. In un audizione al Parlamento Europeo, il Presidente ECB ha dichiarato tra l’altro:

  • L’economia europea sta progressivamente migliorando e i rischi di stabilità finanziaria sono ridotti
  • L’inflazione resterà moderata nei prossimi mesi
  • L’ECB deve continuare a implementare con mano ferma le misure decise, e sta monitorando attentamente le condizioni dei mercati finanziari
  • La Banca Centrale Europea non è un istituzione politica e deve seguire le regole, e sta facendo di tutto per per mettere una soluzione della questione greca.

Su queste dichiarazioni, i bond periferici hanno ritrovato un po’ di supporto, ma la giornata si è comunque chiusa con aumenti dei rendimenti dell’ordine di 12/15 basis points su più o meno tutte le scadenze delle curve periferiche, dal 2 anni compreso in su . E meno male che Draghi ha detto che la parte breve è ancora “ben ancorata”. Il 2 anni italiano è più  che raddoppiato di rendimento in appena 2 sedute. Decisamente uno sviluppo che dovrebbe preoccupare la Banca Centrale.
Mesta la chiusura dell’azionario europeo, con perdite parenti del 2% per i principali indici ( Eurostoxx -1.8%, Milano -2.4%). Dopo esser partito debole, l’€ chiude in rialzo contro $, in aperta contraddizione con la teoria che vorrebbe denaro in fuga dall’Europa. Ma ormai conosciamo la dinamica.

Difficile dire qualcosa di nuovo sulla questione greca.
Apparentemente Tsipras e  C. restano convinti di poter ricattare l’Europa con lo spettro di un default greco, e quindi si rifiutano di capitalizzare quanto già ottenuto, continuando a mirare al bersaglio grosso. Effettivamente nessuno sa con precisione quali possono essere le ricadute di una deriva greca (Default, controlli dei capitali, divisa parallela, uscita dall’€), e la loro resistenza sta convincendo il mercato che siano in una posizione di forza. E’ davvero cosi?
Onestamente, è difficile valutare le effettive ricadute di un default greco sull’ Eurozone. Di fatto, si tratterebbe di un precedente pericoloso, in grado di minarne la stabilità, senza parlare delle perdite che si concretizzerebbero su quanto già erogato alla Grecia.
Detto questo l’Eurozone al momento è in una fase di miglioramento del quadro macro, fatto che ne riduce le spinte centrifughe, ed ha il supporto del QE ECB, pronto ad ammortizzare eventuali squilibri nei mercati (lo ha detto Draghi, che se le condizioni monetarie cambiano interverranno). La Grecia, per contro, senza un accordo, vedrà il collasso del proprio sistema bancario, la nascita di una divisa parallela, e il progressivo isolamento. Ed eventualmente pagherà anche la scelta di abbracciare la Russia, una potenza geopolitica al momento commercialmente assai debole, e crescentemente isolata dalla questione ucraina..
Ma soprattutto, Tsipras e il suo partito si curano dei desideri del loro elettorato? In base a uno degli ultimi sondaggi (Proto Thema) il 61% dei greci disapprova la tattica negoziatoria del governo, il 76% vorrebbe un accordo e quasi il 50% accetterebbe le proposte attuali, pur di non uscire dall’€, mentre solo il 27% preferirebbe una Grexit
Indiscrezioni parlano di 400 milioni di € di fuga di depositi oggi, contro 200-250 milioni dei giorni scorsi.
Continuo a credere che alla fine vi sarà un accordo. Ma ricordo bene di aver creduto a dicembre che il Parlamento uscente avrebbe votato il Presidente della Repubblica ed evitato elezioni anticipate (chissà cosa farebbero se potessero tornare indietro).
A questo punto, il focus è sull’Eurogruppo di Giovedi, in cui, con la presenza speciale della Lagarde, i contendenti incroceranno nuovamente le armi. Ma mercoledi, l’ECB deve decidere circa l’estensione della ELA. La settimana si preannuncia lunga (c’è anche il FOMC mercoledi sera, con conferenza della Yellen).