Ieri la presa di beneficio ha preso decisamente momentum a Wall Street, con l’S&P 500 a segnare il peggior calo da agosto scorso (e la peggior performance in 2 sedute da maggio). La giornata non è stata tenera nemmeno con gli altri asset statunitensi, visto che il dollaro ha continuato a perdere terreno e i tassi treasury sono saliti per il terzo giorno a fila (2.74% mentre scrivo) e oggi potremmo avere il quarto, anche se con il FOMC stasera il quadro potrebbe cambiare repentinamente.
Lo State of Union di Trump è stato meno aggressivo delle attese, e in generale, scarso di dettagli sul piano di infrastrutture.
La seduta asiatica ha avuto un andamento contrastato. Una produzione industriale di dicembre sopra attese e il segnale da parte della Bank of Japan, che è determinata a proseguire con l’attuale stance ultra ease (ha comprato più bonds delle attese alla reverse auction a 3 e 5 anni) non hanno consolato Tokyo, che ha, con il calo odierno, praticamente cancellato il rialzo di inizio anno (manca un 1%).
Più arzille le borse cinesi (con al solito le “H” shares quotate a Hong Kong a outperformare), dopo la pausa di ieri. I PMI ufficiali di gennaio hanno rispettato la volontà delle autorità, mostrando un moderato calo del manifatturiero (a 51.3 da 51.6) compensato da un rialzo dei servizi (55.3 da 54.9), della serie l’economia continua il ribilanciamento. Vedremo domani se i PMI markit, più focalizzati sulle aziende private di medie dimensioni, confermeranno o meno il quadro. L’indice Chinext delle small cap (-2.6% oggi e -1% da inizio anno contro il +5% dell’indice generale e il + 15% delle big cap quotate nello HSCEI) dice che dovrebbero rivelarsi peggiori.
Consolidamento di scarsa rilevanza per gli altri indici.
Anche se questo FOMC dovrebbe presentare poche sorprese, la mattinata europea è trascorsa con la tipica price action che precede i grandi appuntamenti, con gli indici a oscillare intorno alla parità. Sul fronte macro, alle scadenti retail sales tedesche di dicembre hanno fatto da contraltare i brillanti dati di disoccupazione in Germania (-25.000 disoccupati), Italia e EU. Sul fronte prezzi, notizie migliori di ieri, con il CPI francese assai più alto delle attese, che ha contribuito ad una sorpresa positiva sul dato flash europeo per gennaio (1.3% da 1.4% e vs attese per 1.2%) quanto mai in attesa dopo il dato tedesco di ieri. Stabile a 1% il dato core. Col mese prossimo gli effetti base negativi dovrebbero terminare, e diventare positivi da marzo in poi.
L’€ ha preso nota, ed ha iniziatoi a salire, contribuendo a temperare le ambizioni dell’azionario europeo in particolare nel pomeriggio,quanto l’apprezzamento si è fatto significativo.
In attesa della FED, il calendario macro US era bello pieno:
** L’ADP survey è uscita assai sopra attese (234.000 nuovi occupati privati a gennaio vs 185.000 attesi) il che depone a favore di un buon dato di payrolls venerdi, che faccia dimenticare il flop di dicembre. L’employment cost index del quarto trimestre però continua a segnalare costo del lavoro che sale lentamente.
** il Chicago PMi di gennaio ha sorpreso in positivo, ritracciando marginalmente e mantenendosi e su livelli elevati (65.7 da prec 67.8 e vs attese per 64). Ancora accelerazioni nei sottoindici dei prezzi.
** le pending home sales di dicembre sono uscite in linea col consenso.
Tutto ciò ha lasciato abbastanza indifferenti gli asset, con Wall Street partita in rimbalzo, i tassi stabili e il dollaro in ulteriore indebolimento. La faccenda è un po’ cambiata a metà pomeriggio quando, vuoi per l’incombere del FOMC, vuoi perchè il Tesoro US ha annunciato la tabella di emissioni per il trimestre, aumentando i quantitativi in emissione per la prossima settimana di 3 bln (un assaggio della musica che si suonerà quest’anno, col deficit in aumento, e la balance sheet reduction FED).
I tassi US hanno ripreso a salire (facendo invertire la marcia anche a quelli europei) e il Dollaro si è un po’ ripreso. Ciò ha ridato un minimo di supporto all’azionario europeo, permettendogli di recuperare le modeste perdite del pomeriggio.
A breve abbiamo l’ultimo FOMC presieduto dalla Yellen. Come accennato ieri, non ci si attende nessuna mossa, ma il focus sarà sulle modifiche a scenario macro e soprattutto quello inflattivo, in particolare alla luce delle misure fiscali varate da Trump.