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Giornata tranquilla, complici festività in Asia ed Eurozona

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La seduta  asiatica oggi si è  svolta ancora a scartamento ridotto (chiusure a Shanghai e Seul), ma  il tono non ne ha particolarmente risentito.
Tokyo è balzata a nuovi massimi, in parte grazie ad un attenuazione dell’incertezza politica. Come noto,  l’esito delle  elezioni anticipate indette da  Abe si era complicato,  stante l’ascesa del nuovo partito  formato dalla governatrice di Tokyo Mrs Koike.  Una sua vittoria renderebbe incerta la  prosecuzione degli  Abenomics (politica monetaria inclusa).  Ma la  spinta unificatrice dell’opposizione si  sta già  arenando, con l’ala  liberale del Partito Democratico che ha rifiutato di coalizzarsi col  nuovo “Partito  della  Speranza”. E’ evidente che se l’opposizione rimane disunita Abe ha il  gioco più facile.  Inoltre, Mrs Koike deve decidere se candidarsi alla  Camera o meno (dovrebbe lasciare il  suo posto) e al  momento sembra che non correrà.
Robusto balzo dello  HSCEI alla riapertura di Hong Kong, in seguito al  taglio della  riserva obbligatoria  deciso nel Week end (l’indice ha una larga percentuale  di banche). Vedremo come reagirà   Shanghai lunedi prossimo,  ma gli ETF quotati all’estero che investono in “A shares” stanno salendo.
Unica eccezione, tra gli altri mercati aperti, è  il  calo  di  Sydney, eventualmente dovuto ad ad accenni alla  necessità di contenere l’esuberanza del mercato  immobiliare australiano fatti dalla  RBA a termine del  suo meeting (in cui ha lasciato  la  stance invariata).

Stamattina anche l’Europa  era a mezzo servizio, causa la  chiusura per  festività  (unificazione) della borsa tedesca. Un euro sui minimi di periodo in apertura di seduta ha contribuito sicuramente al buon tono iniziale, ma,  complice forse un attenuazione dell’ effetto   Spagna,  la divisa  unica è  rimbalzata e in mattinata ha scambiato sopra i livelli di ieri. l’effetto  si è  notato anche sui tassi core,  con il  bund in marcato calo,  anche se i periferici hanno continuato a mostrare spreads  in allargamento o al  massimo stabili.
In una giornata scarica di dati macro (l’unico di peso è  stato   il pessimo PMI Construction UK di settembre , a 48.1 da 51.1 e vs attese di stabilità),  la  forza del  dollaro  è  andata via  via scemando,  minata da  una progressiva discesa  dei rendimenti dei treasuries tra il  2  e  il  10 anni. Difficile  trovare una causa specifica  per questo ritracciamento della debolezza mattutina dei bonds US. Si è parlato del  fatto che i 2  principali contendenti per il  posto della  Yellen sarebbero Warsh e Powell,  con una preferenza del  Segretario del  Tesoro Mnuchin per il secondo (che è più  dovish). Avendo imparato a  conoscere Trump, mi fiderei molto poco  in generale  di questa ridda di indiscrezioni.
A parte  ciò,  e  stato  dato  un ampio risalto  sui media finanziari all’ultima pubblicazione della survey tenuta da JPMorgan sulla  sua  clientela, la  quale  ha riportato il massimo livello di corto da oltre 10  anni.

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Qualunque sia il  motivo la discesa dei rendimenti ha levato  supporto al  biglietto verde e prodotto  un recupero anche dei bonds europei, i cui rendimenti a fine giornata  conservano però  una lieve tendenza a salire.

Circa il positioning, osservo che  l’ultimo Commitment of traders report (un report di natura diversa, beninteso) non mostra un positioning cosi estremo sul tresury, sebbene gli hedge funds mostrino in aggregato un discreto corto (dati di Deutsche Bank)

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Peraltro, la  recente tenuta dei treasuries a fronte della forza dei dati US (il Citi US Surprise index ha rivisto la luce dopo 6 mesi – grafico) è  rimarchevole.

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Per le  borse europee è un altra giornata di incrementi marginali in regime di volatilità  ridotta (una condizione che a Wall Street si nota da settimane). Sulle banche, in particolare italiane,  hanno pesato le  anticipazioni del  documento ECB sul  trattamento delle  sofferenze,  che richiederà  accelerazione delle svalutazioni. I nuovi criteri non sarebbero obbligatori,  ma le  banche dovranno spiegare eventuali deviazioni. Moderato  impatto  sul listino milanese.
A 2 ore dalla chiusura Wall Street oscilla poco  sopra la  parità,  ostentando la ormai consueta price action super tranquilla.
Restando in tema di fenomeni rari, devo controllare,  ma  il fatto che un crollo di quasi 140 punti del  Citi surprise index US (nel  secondo trimestre) non abbia prodotto una correzione degna di questo nome nell’azionario US mi pare un evento assai raro.  Probabilmente vi ha giocato il  rientro delle enormi aspettative create all’indomani dell’elezione di Trump,  aspettative che ora stanno cominciando a ri-formarsi, almeno sul fronte fiscale.

Sempre  in tema di record,  Deutsche Bank oggi è  intervenuta con un suo contributo, osservando che, se si considerano i dividendi, nel  2017 l’S&P ha avuto  ritorni positivi in tutti i mesi (unico  precedente il 1995) e considerando anche la coda dell’anno scorso,  i mesi a ritorni positivi diventano 11,  ad un passo dal  record  di 12 mesi ottenuto 2 volte in 90  anni, a cavallo tra il 1949 e il 1950 e nel 1934-35. Le 2 serie si chiusero con un -3.6% e un -7.7%. conclude DB.

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