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Primi accordi USA – Cina allontanano il rischio di una trade war

Lampi di Colore 619

Come da copione, Wall Street ieri sera ha continuato il recupero, chiudendo con una perdita marginale, a dimostrazione che la cultura del “buy the dip” (compra la mini-correzione) è un full swing attualmente. Se il record di sedute con variazione contenuta in un +/- 0.2% è stato mancato di un soffio (ieri S&P 500 -0.22%), il numero di sedute consecutive senza una perdita superiore allo 0.3% è arrivato a 19 (quasi un mese).

La seduta asiatica ha avuto nuovamente un andamento contrastato. La tenue risk aversion di ieri ha impattato sul $/Yen, il che ha causato un po di prese di beneficio a Tokyo. Il Nikkei, dopo un ottimo recupero (il 9% circa da metà aprile), da qualche giorno si misura con la resistenza in area 20.000 punti, massimo di novembre 2015.
Shanghai, per contro, ha inanellato la seconda seduta positiva a fila, in controtendenza col resto degli indici. Tra i potenziali motivi la notizia che Cina e US hanno annunciato di aver raggiunto alcuni accordi commerciali, risultanti in una maggiore apertura dei mercati cinesi all’export US su alcune categorie merceologiche. Si tratta di primi risultati del piano varato dopo il meeting tra Trump e Xi di oltre un mese fa. Deutsche Bank sottolinea che i progressi segnalano collaborazione tra le parti e allontanano il rischio di una trade war, ma che il loro impatto resterà limitato ai singoli settori interessati, e non modificherà granchè l’entità dello sbilancio commerciale tra i 2 colossi. Il Segretario del Commercio US Ross ha salutato l’accordo (*ROSS: CHINA FX MANIPULATION QUESTION FOR NOW HAS BEEN RESOLVED).
Altre news importanti sono uscite a mercati cinesi chiusi. I dati sugli aggregati monetari di Aprile hanno mostrato new loans in accelerazione e sopra attese (1.1 trilioni da prec 1 trln e vs attese per 800 bln), e total social financing in calo ma meno delle attese (1.39 trln da prec 2.trl e vs attese per 1.15 trln). Oltre a ciò, la PBOC ha nuovamente saltato le open market refinancing operations, ma ha erogato un finanziamento a medio termine in sostituzione di quelli che scadono a maggio. Nel complesso, le news tendono ad attenuare le crescenti preoccupazioni che le autorità stiano inasprendo eccessivamente le condizioni finanziarie. Non sorprende che i mercati abbiano respirato.

In attesa dei dati macro US nel pomeriggio, la mattinata europea ha avuto un tono tranquillo. E’ stata la volta della trimestrale del Banco BPM di supportare il settore bancario italiano. Sul fronte macro, il GDP tedesco ha confermato le attese, accelerando da  +0.4% a +0.6% grazie alla forza degli investimenti. Meno brillante la produzione industriale italiana di marzo, ma le revisioni a febbraio aiutano. Lo Spiegel ha gettato altra benzina sul fuoco del possibile cambio di stance ECB di giugno ( ECB Could Start Mid-Year to Signal Policy Shift, Spiegel Reports ).

Nel primo pomeriggio, le retail sales US di Aprile non hanno granchè cambiato il quadro dei consumi US. Sotto attese sia il dato headline (0.4% vs 0.6% atteso) che quello ex auto e gas (0.3%vs 0.4%) che il control group (0.2% vs 0.4%) ma le revisioni a marzo pareggiano il conto, e forse causeranno una revisione al rialzo del magro GDP del primo trimestre.
La delusione autentica è il CPI di aprile, con il dato core che ha mostrato un rimbalzo inferiore alle attese, dalla debolezza di marzo. Il recupero di 0.1% (arrotondamento di 0.07) lascia il dato anno su anno a 1.9%, minimo da ottobre 2015, e non fosse stato per un aumento del tabacco, il dato sarebbe uscito flat. La recente perdita di momentum dei prezzi in US, se si protrae, rischia di creare qualche difficoltà alla FED. Yellen & C. hanno chiaramente segnalato l’intenzione di alzare i tassi al FOMC di giugno (e infatti il mercato vi attribuisce una probabilità prossima al 100%), ma i recenti dati sembrano mettere alle corde la loro previsione sul PCE deflator per il 2017 (1.9%). Se non cambia la musica, a giugno i nostri eroi si troveranno a dover scegliere tra lasciare i tassi dove stanno, o alzarli mentre sono costretti a downgradare significativamente il loro scenario inflattivo.
Sorprende poco che nel pomeriggio i rendimenti dei bonds siano calati di una manciata di basis points più o meno ovunque, e che il biglietto verde abbia perso terreno conto i principali cross ad eccezione della sterlina. Meno percettibile la reazione sull’azionario con l’Europa capace di un colpo di reni finale (grazie però a settori difensivi come telecoms, utilities e pharma), mentre Wall Street sembra meno ispirata ma mostra sempre variazioni marginali, in un trading tranquillo.
Sul fronte tecnico, i principali indici restano consolidativi nei pressi dei massimi, senza fornire particolari segnali direzionali nel breve (col caveat della chiusura US di stasera).