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In attesa delle elezioni francesi il mercato prezza al 100% la vittoria di Macron

Lampi di Colore 609

Ieri sera, il passaggio alla House of Representatives US del progetto di riforma della sanità US ha lasciato abbastanza indifferenti i mercati. Come accennato ieri, sulla possibilità che Camera e Senato si accordino in tempi brevi su un progetto da mandare alla firma regna lo scetticismo generale, e si teme che la discussione rubi tempo alla riforma fiscale.
La rotta di oil e commodities, proseguita nella primissima parte della seduta odierna, ha imposto dazio alle borse asiatiche, principalmente perchè largamente percepita come un effetto dell’inasprimento della politica monetaria cinese, e accentuazione del controllo sul credito. Numerosi report rilevano che l’ regolamentazione dello shadow banking system sta producendo un ritiro della liquidità in Cina, e la PBOC ha sottolineato la determinazione delle autorità monetarie saltando  nuovamente  le open market operations. Cosi oggi l’Iron Ore ha perso un altro 6% e i mercati cinesi sono nuovamente calati (con lo HSCEI tornato sotto quota 10.000, e ai minimi da febbraio) contagiando gli altri principali indici dell’area (Tokyo riapre lunedi). Solo a seduta europea inoltrata oil e commodities hanno dato segnali di stabilizzazione, il che ha contribuito a ridare supporto al future sugli emergenti.

L’azionario europeo, per contro, ha nuovamente mostrato di essere impermeabile alle bad news, restando più o meno ancorato alla parità per tutta la mattina, nonostante la volatilità asiatica e l’incombere del labour market report US (per tacere del ballottaggio francese, giudicato scontato).
Tra i punti di forza delle borse continentali c’è sicuramente l’earning season, che, con il 60% delle aziende che ha già riportato, vede il 70% battere le stime di EPS (massimo dal 2010) in media di un 27% anno su anno (dati di Deutsche Bank). Aggiungiamoci il rischio politico percepito in calo nell’Eurozone, visto che in Francia l’esito sembra scontato, in UK le elezioni dovrebbero dare supporto ai moderati, in Grecia l’accordo è vicino e in Italia il rischio elezioni anticipate è sceso, ed ecco che l’euforia è giustificata.

Perchè parlo di euforia? In un certo senso lo spiega la price action odierna.
L’azionario continentale è rimasto a consolidare il buon progresso di ieri fino all’uscita del labour market report US di Aprile. Dopodichè ha preso il volo, a fronte di un report che ha lasciato indifferenti tassi,  azionario US, e Dollaro. In altre parole, l’impressione è che il rally avrebbe avuto luogo praticamente con qualsiasi tipo di dato. Allargando il campo la performance settimanale dell’Eurostoxx ammonta al 2.8% mentre quella dell’S&P per esempio a 3 ore dalla chiusura mostra un +0.3%, e la scorsa settimana abbiamo rispettivamente 3.47% vs 1.5%.
Sissignore, dal primo round delle presidenziali Francesi l’Eurostoxx ha outperformato l’S&P 500 di un sonoro 4.5%.

Parte di quest’euforia è da ascrivere alla fattorizzazione della vittoria di Macron. Gli ultimi sondaggi lo danno vincente 62% a 38% e poichè questi si son rivelati affidabili al primo turno non vi è motivo di attibuire una significativa probabilità alla le Pen. La fretta dei mercati di prezzare al 100% un esito positivo si è vista sull’azionario come sui bonds, con il primo che ha “squeezato” tutto il pomeriggio senza tregua, mentre sui secondi si è vista una robusta underperformance del bund a fronte di forte domanda per la periferia, BTP in testa.
Ovviamente anche la divisa unica si è giovata del sentiment, andando a sfiorare 1.10 vs un biglietto verde che continua a faticare, alle prese con l’opacità del quadro politico. L’impatto sul cambio avviene anche indirettamente tramite il movimento del differenziale tassi tra Germania e US, che di recente ha  mostrato una correlazione quasi perfetta col cross. Perche il $ ritrovi spunto serve che il differenziale treasury bund sui 10 anni si riporti sopra i 200 basis points.

Lampi di Colore 608

Su queste basi, sembra sensato attendersi, coeteris paribus, lunedi, con Macron presidente, un po’ di “sell the fact” sull’azionario europeo, che comincia a essere bello ipercomprato, e magari anche su btp e periferia. Sull’€, dipende anche dal clima a Wall Street e sui tassi US: un caso di un mood risk adverse la salita potrebbe anche continuare.
Se vincesse per caso la Le Pen…. beh, non credo che i mercati siano in alcun modo pronti a quest’evento, nonostante la piccola salita della volatilità implicita sull Eurostoxx di oggi. Diciamo che non mi aspetto una reazione alla post Trump (ovvero una debolezza che dura solo ore).

Tornando, per finire, al labour market report US di aprile, direi che non c’è molto di cui parlare. La sorpresa nei nuovi occupati (211.000 vs 190.000 attesi) è annullata dalle revisioni al dato di marzo. Il calo della disoccupazione a 4.4% vs attese per 4.6% è principalmente dovuto ad un calo della forza lavoro. Il ridimensionamento dei salari orari è deludente, ma il calo dei sotto occupati all’8.6% (a gennaio era 9.4%) lascia ben sperare. Direi che si conferma lo stato di quasi piena occupazione per l’economia US. D’altronde, i dubbi non risiedono attualmente nel settore occupazionale, ma nei consumi e nella tenuta della ripresa del manifatturiero.