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Lampi di Colore

Lampi di Colore 143

Le minute FOMC, pubblicate ieri in serata, si sono rivelate tutt’altro che banali. La pietra dello scandalo è stata l’indicazione che “la  maggioranza dei membri ritiene che se i prossimi dati confermeranno l’accelerazione della crescita nel secondo trimestre, il miglioramento del mercato del lavoro, e i progressi dell’inflazione nei confronti del target del  2%, sarà  appropriato che il Committee alzi i tassi a Giugno.
Si tratta di un mini shock,  per un mercato che appena una settimana fa attribuiva un 4% di probabilità ad una mossa al  prossimo FOMC, e a ieri,  dopo un fuoco  di fila  di dichiarazioni di vari membri  era giunto faticosamente ad un 14%.
L’aggressività delle minute è stata un po’ mitigata dalla notazione che “diversi membri sono preoccupati che il flusso di dati non permetta di farsi una sufficiente idea entro giugno dell’opportunità di un rialzo” ,  che contribuisce a spiegare perchè un riferimento così preciso al prossimo meeting non abbia lasciato traccia nello  statement emesso il  27 aprile  scorso. Interessante anche la  parte in cui si è  espressa la  preoccupazione di alcuni membri che il mercato non stesse valutando correttamente la probabilità  di un rialzo,  preoccupazione che ha presumibilmente condotto alla retorica osservata negli  ultimi giorni.

In soldoni,  le ultime informazioni pervenute (retorica + minute) indicano che all’interno del  FOMC non vi  è  consenso sull’opportunità  di alzare i tassi prima  dell’estate, ma è opinione diffusa che le condizioni per  una mossa potrebbero presentarsi. Poichè le recenti regole non scritte di gestione della politica monetaria sconsigliano di procedere a politiche restrittive, quando queste sono totalmente inattese, occorre crearsi il margine di manovra necessario preparando il mercato  alla mossa. Ed è, quello che il  FOMC sta  facendo.

Ovviamente, la  pubblicazione ha avuto un impatto significativo  sui livelli degli assets. Il dollaro ne ha largamente beneficiato (Dollar index +0.7%), mentre i bonds, già  deboli,  hanno ceduto  ulteriore terreno. L’azionario è  girato  in negativo, e Emergenti e  commodities hanno pagato dazio. Le  probabilità di una mossa scontate dai futures sui fed funds sono balzate al  29% su giugno e  al  49% su luglio, tutta un altra storia rispetto a pochi giorni fa. Spettacolare la reazione del  settore bancario che ha accelerato, in totale  controtendenza col resto. D’altronde è tra i pochi business a giovarsi della possibile fine del periodo di “tassi eccezionalmente bassi”, per dirla  con la Fed.

La giornata di oggi è  passata interamente a digerire le novità.
La seduta asiatica ha tenuto assai meglio delle attese. Naturalmente Tokyo ha retto bene (per quanto in giornata abbia smarrito l’euforia dell’apertura), grazie  alla  ritrovata debolezza dello  yen, tornato in area 110. D’altronde era stata la  pausa della  Fed a mettere nei guai Abe e Kuroda. Contenuta la reazione dei mercati cinesi, che invece subiscono in toto il ritorno di fiamma della Yellen col concetto di normalizzazione. Va detto che di recente hanno performato davvero maluccio. Secondo alcuni report lo scoperto  sulle H-shares (le azioni cinesi quotate ad Hong Kong) è ai massimi dal ’98.

La  seduta europea ha avuto un inizio tranquillo, cui ha fatto  seguito una discesa ordinata. Il settore bancario è rimasto  in significativa controtendenza, finchè sui bonds governativi  non è comparso un rimbalzo,  con focus sulle parti lunghe, che ne ha attenuato l’appetibilità. Ma è restato il miglior comparto dell’Eurostoxx.
Sui cambi il movimento è proseguito, con l’€  a tratti sotto 1.12 vs $. Le  commodities hanno ovviamente corretto.

Nel pomeriggio, i dati macro US in uscita non hanno offerto spunti preziosi alla FED in vista di giugno. Il Chicago FED ha sorpreso in positivo (0.1 da prec -0.55 e vs attese per -0.2) mostrando attività economica sopra trend. Il Philly Fed per contro ha marginalmente deluso (-1.8 da prec -1.6 e vs attese per +3). Rientrati nei ranghi i jobless claims a 278.000 unità.
Quanto all’atteso discorso di Dudley, la parte interessante è venuta nella sezione Q&A, in cui l’influente presidente della Fed di NY ha chiarito che una mossa a giugno è definitivamente possibile, e dipende da come si evolverà il quadro macro. Si è  detto  sorpreso che i mercati fino a poco fà non abbiano dato peso alle comunicazioni della Fed e convinto che le  probabilità  attribuite ad un rialzo fino a ieri fossero troppo basse. Ora è  soddisfatto del  quadro prezzato. Insomma, il messaggio è totalmente coerente con le minute (che più che il resoconto di un meeting di 20 giorni fa, sembrano un pezzo scritto appositamente per essere commentato da Dudley)

La  seduta europea si chiude con perdite sull’azionario, che pero resta nel recente range, euro in ulteriore marginale calo e rendimenti poco mossi.
Diversa è la  situazione a  Wall Street dove l’S&P sta lavorando sotto la  neckline del ormai preclaro testa e spalle. Prima di trarre conclusioni vale  la  pena di osservare la chiusura di  stasera e l’eventuale follow through,  ma il quadro inizia ad essere esplicitamente correttivo. Il  VIX sta tentando di emergere da un range che lo ha contenuto per un paio di mesi. Dovessero confermarsi queste 2  rotture, almeno a  livello tecnico il  quadro  sarà  chiaro.

Lampi di Colore 142