La seduta asiatica ha avuto un tono decente, nonostante la scivolata finale di Wall Street ieri sera, e il tono dimesso degli earnings di Alcoa. Il gigante dell’alluminio ha ceduto in aftermarket i guadagni della seduta, avendo annunciato profitti meglio delle attese ma revenues basse e guidance in calo sulla domanda 2016.
Contrariamente al recente passato, a trainare il gruppo è stata Tokyo, aiutata da uno yen finalmente in calo vs $. Unici indici in controtendenza, i mercati cinesi, che però ieri avevano outperformato alla grande. D’altronde da stanotte (trade balance) parte un ondata di dati macro e un po’ di nervosismo è normale. Intanto, a mercati cinesi chiusi, è stato pubblicato il Foreign Direct investment di Marzo, in forte salita (+7.8% anno su anno, da prec + 1.8% e vs attese per +2.4%). Sperando che sia di buon auspicio.
L’apertura europea è stata caratterizzata dall’ormai consueto nervosismo, coi principali indici protagonisti di una rapida discesa nella prima ora, seguita da un altrettanto rapido recupero, senza catalyst ovvii. Senz’altro la crescente forza delle commodities ha prodotto un altra buona performance dal settore Basic resources, che ha contribuito al rimbalzo.
Ma il piatto forte della giornata erano i primi dettagli ufficiali sul veicolo organizzato per supportare il settore bancario italiano.
In uno stringato comunicato stampa, l’SGR incaricata di gestirlo, Quaestio (Fondazione Cariplo 37,65%, Locke Srl 22%, Cassa Italiana di Previdenza ed Assistenza dei Geometri Liberi Professionisti 18%, Direzione Generale Opere Don Bosco 15,6% e Fondazione Cassa di Risparmio di Forlì 6,75%) ha annunciato il lancio del fondo Atlante, finanziato da un buon numero di Banche, Assicurazioni, Fondazioni, con la partecipazione di CDP. Le finalità sono di assicurare il successo degli aumenti di capitale in arrivo, e sottoscrivere le tranche junior delle cartolarizzazioni di non performing loans, agevolando lo sgravio dei bilanci bancari. Le numerose indiscrezioni comparse indicano un ammontare di 6 bln, di cui la meta dalle banche (1 bln a testa Intesa Sanpaolo e Unicredit e 1 il rwsto del settore) e il resto diviso tra assicurazioni, fondazioni CDP e SGA. La partecipazione di CDP si ferma ad un livello tale da non compromettere, agli occhi dell’ EU, la natura privata del fondo.
A ciò si aggiunge l’impegno del governo a riformare la legge, per snellire l’iter di escussione delle garanzie dei loans, portandole più vicine alla media europea (2/3 anni contro gli 8 della media italiana).
Una sorta di mutualizzazione delle pendenze di alcuni istituti.
Le news sono state accolte bene dai mercati, con il settore bancario italiano inizialmente in forte denaro, ed un buon impatto sull indice Eurostoxx banks.
Successivamente, hanno fatto la loro comparsa le prime prese di beneficio selettive, prese di beneficio che sono diventate torrenziali, quando ha iniziato a circolare la bozza del documento riservato relativo all’istituzione del fondo Atlante.
Il documento non ha modificato in maniera significativa il messaggio circolato in mattinata. Ammesso che il turn around del mercato sia da attribuire effettivamente alla comparsa di questa bozza, mi pare che gli aspetti che hanno impattato sulla percezione degli investitori siano i seguenti:
** vi è contenuta la ripetuta ammissione che gli aumenti di capitale delle banche venete sarebbero andati deserti (…. molto probabile che una quota rilevante degli € 2.5 mld annunciati complessivamente dalle 2 banche venete non venga sottoscritta…). Si trattava di un segreto di Pulcinella, ma diverso è trovarlo scritto in una comunicazione ufficiale.
** Vi è l’indicazione che la, prima trance dei fondi raccolti (3 bln) è dedicata ai predetti aumenti, e l’eventuale incremento di AUM in fasi successive (sic!) verra raccolto a fronte di disponibilità di opportunità di investimento e possibilità di attrarre nuovi investitori.
E’ evidente che la capienza del fondo, già non esaltante in partenza, è sembrata ancora più inadatta al compito. Particolarmente penalizzate le principali contribuenti al veicolo (Intesa Sanpaolo e Unicredito) a causa di quel che gli anglosassoni chiamano “throwing good money after bad” (gettare denaro buono dietro a cause perse).
Gli indici europei, affossati dal settore bancario italiano, sembravano indirizzati verso una chiusura mesta, quando, grazie all’ ennesima indiscrezione di un accordo tra russi e Sauditi per un freeze al meeting di Doha, il petrolio ha accelerato ulteriormente, giungendo a segnare i massimi da novembre.
La forza dell’oil ed uno yen in ulteriore indebolimento hanno bilanciato la correzione sulle banche, permettendo agli indici europei di chiudere in positivo. In lieve recupero il $, mentre i rendimenti sono saliti sui principali mercati obbligazionari, per il secondo giorno a fila.
Personalmente, ritengo che i dettagli mancanti e le parti in movimento di questo piano siano ancora troppi per definirne l’efficacia. Ciò detto, provo a fare alcune considerazioni personali.
Il profilo dello schema mi ha un po’ deluso. Le caratteristiche di alcune scelte e l’indeterminatezza di alcuni dettagli denunciano l’urgenza con cui è stato predisposto, e la size, dimensionata su misura per gli impegni di breve, mostra le evidenti limitazioni di budget a cui è sottoposto.
Ciò detto, non mi sembra sussistano minimamente gli elementi per decretarne il fallimento a priori.
Il fine dichiarato di Atlante (e della normativa sul fallimento che sperabilmente lo accompagnerà) è di “..eliminare l’elevato sconto al quale il mercato valuta le istituzioni finanziarie italiane..” assicurando il successo degli aumenti di capitale e risolvendo il problema del deconsolidamento delle sofferenze dai bilanci bancari.
Vale la pena di ricordare la genesi del problema (ho arrotondato i numeri per esigenze di esemplificazione).
Esiste un gap tra il livello medio di copertura delle sofferenze bancarie sui bilanci delle banche italiane (60% circa) e la valutazione che delle stesse da il mercato (meno del 20% al momento). La presenza di questo gap (40% scoperto – 20% valutazione = 20% )
1) scava, in alcuni istituti più fragili, un deficit di capitale che va coperto.
2) porta l’intero settore a quotare in media una frazione molto bassa del book value
La copertura degli aumenti di capitale risulta difficoltosa, perchè impone in alcuni casi una valutazione superiore a quella di mercato (i sottoscrittori pagherebbero la banca più della valutazione media del settore bancario italiano). In generale la raccolta di capitale risulta un impresa per l’intero settore.
Il nocciolo della questione mi pare, più che soccorrere questo o quell’istituto, trovare il modo di coprire questo gap, stabilizzando la richiesta di nuovo capitale del settore e facendone crescere la valutazione. In questo senso mi pare cruciale, come e più della dimensione del fondo, l’intervento normativo sull’iter di escussione delle garanzie, che è in grado di aumentare di parecchio il valore dei non performing loans.
Chiarito questo, mi pare che il successo o il fallimento di quest’iniziativa si giochi sul valore che il mercato darà di questi NPL, una volta messo in conto
a) lo snellimento della procedura di escussione (la palla è a Renzi)
b) l’impatto della Garanzia statale sulle cartolarizzazioni (GACS), ovvero il costo di finanziamento dei NPL
c) la circostanza che c’è un veicolo in grado di acquistare le tranche junior (almeno una parte di esse)
Se queste circostanze riusciranno a far salire la valutazione dei NPL su livelli sufficienti a ridurre significativamente il gap, allora la funzione di “backstop” del veicolo sarà efficace, ed è possibile che le sue risorse non vengano interamente spese, perchè, per effetto della salita delle valutazioni, le shortfall di capitale si ridurranno, e compariranno investitori interessati a coprirle.
Viceversa, il veicolo farà la fine della SMP, ovvero sarà insufficiente a contenere le pressioni in vendita, e vedrà le sue risorse esaurirsi senza aver assolto il compito.
Si tratta di una valutazione per la quale occorrono molti più dettagli (a cominciare da quelli giuridici) e un po’ di tempo.
Personalmente, non sono così pessimista. Ancher perchè la bozza può subire modifiche ed eventualmente attirare risorse maggiori, una volta che la situazione si chiarisce.
Vedremo.