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Lampi di Colore

Lampi di Colore 101

Venerdi sera, Wall Street ha chiuso poco distante dai  massimi di seduta, nonostante un oil decisamente pesante (-4%) e delle vendite d’auto per  la  prima volta da  mesi assai deludenti (tasso annuale di vendita a 16.45 mln pezzi, vs attese per 17.3 mln). E’ la prima volta che il tasso di vendite mostra una contrazione rispetto allo stesso mese dell’anno scorso. Se non altro le vendite del primo trimestre superano ancora quelle del medesimo periodo del 2015 di un 3%.

Eventualmente, il mercato US continua ad essere allettato dai segnali di accelerazione provenienti dal manifatturiero nazionale e globale, e guarda con ottimismo al dato non manifatturiero in uscita domani. A parte ciò, l’azionario americano ottiene supporto dalla recente stance FED, e dala conseguente debolezza del dollaro, che rimuove un ostacolo alla crescita per i prossimi mesi. I massimi storici, segnati ormai quasi un anno fa (maggio 2015) distano appena un 3%.
Tutt’altra la musica in Europa e Giappone, che si trovano al momento tecnicamente in un bear market (hanno perso oltre 20 punti percentuali dai rispettivi massimi, segnati rispettivamente in aprile  e in giugno 2015). Difficile non attribuire, ameno in parte, la sottoperformance allo stallo nella svalutazione delle rispettive divise.

Nonostante il buon tono in US, la settimana è iniziata in sordina in Asia, principalmente a causa di rilevanti chiusure per festività (Cina, Hong Kong e Taiwan). La perdurante forza dello Yen ha impedito a Tokyo un significativo rimbalzo dopo la disfatta di venerdi (-3.5%).
Il prossimo meeting BOJ è tra poco più di 3 settimane (28 aprile), ma al di la della distanza temporale, il mercato sembra alquanto scettico sulle opzioni in mano a Kuroda per ridare morale ad economia ed assets. Le misure già erogate dalla BOJ sono massicce, e comprendono acquisti di Equity e Società immobiliari. I tassi negativi non sono più popolari, e comunque il recente gentlemen’s agreement di Shanghai prevede che ci si astenga da perseguire apertamente la svalutazione della divisa, per quanto, con lo Yen ai massimi da 18 mesi, forse Abe e Kuroda potrebbero reclamare il diritto di attenuarne un po’ il recupero.
Personalmente, osservo che ai Giapponesi non fa difetto la determinazione,  per cui mi attendo che, in linea con quanto messo in atto recentemente da altre Banche Centrali, il 28 i nostri mostrino un immaginazione superiore a quella che gli viene generalmente riconosciuta. Ma forse è presto per andare a giocarsi lo scenario.
In accelerazione anche il PMI manufactoring indiano (52.4 da prec 51.1) e quello di Singapore (49.4 da prec 48.5 e vs attese per 48.9) a ulteriore dimostrazione del recupero in atto a marzo nell’area.

La seduta Europea è iniziata col consueto clima fragile, e in men che non si dica, il modesto rimbalzo causato dalla forza di Wall Street venerdi sera è stato dilapidato, con le banche ancora a zavorrare i listini, guidate dagli istituti italiani. Con la redditività percepita ai minimi termini a causa dei tassi bassi, degli interventi dei regulators, e di inefficienze varie, il settore bancario europeo trova  difficoltà ad attrarre capitali privati, una difficoltà che diventa estrema per alcuni istituti italiani, a cui questi servono in tempi brevi.
Personalmente ritengo che la view sui tassi sia troppo radicale (presto o tardi saliranno, quelli a lunga prima di quanto ci si attenda), e la confidence sulle misure ECB troppo bassa.

Difficile dire cosa abbia causato l’inversione di tendenza a metà mattinata. Il petrolio, che ha messo a segno un rimbalzo intraday su indiscrezioni di una partecipazione dell’Iran al al meeting di Doha del 17 aprile, vi ha sicuramente avuto una parte. Non a caso, quando il movimento è rientrato, l’azionario ha perso la sua baldanza, riducendo alquanto i progressi. Sul fronte freeze della produzione, l’Iran ha confermato l’intenzione di partecipare ai colloqui, ma ha chiarito di prenderlo in considerazione solo una volta che la sua produzione è tornata a 4 milioni di barili al giorno. Al momento abbiamo appena superato i 2 milioni, per cui sembra che il catalyst per porre termine alla correzione dell’oil debba venire da altre parti.

Nel pomeriggio, alcuni dati minori in US.
L’ISM New York è stata la prima survey regionale a deludere (50.4 da 53.6 e vs attese per 54.1), ma essendo capace di oscillazioni di 21 punti da un mese all’altro, la sua rilevanza è assai ridotta. In calo anche i factory orders di febbraio (-1.7% da prec +1.2% e in linea con attese), ma questo dato è forse un po’ superato dalle ultime survey. Confermata anche la debolezza dei durable goods di febbraio

Qui il piatto forte lo  abbiamo domani con l’ISM non manufactoring (85% dell’ economia US) visto in accelerazione dal consenso degli analisti, a 54.2 da 53.4, minimo da febbraio 2014. PMI servizi anche in Cina, più la  revisione dei dati flash europei.
Le minute FOMC in pubblicazione mercoledi offriranno un quadro del dissenso interno al Committee, anche se risultano superate dalla recente testimonianza della Yellen. Su questo fronte, la settimana è piena di discorsi di vari membri, tra cui un panel della stessa Yellen con i precedenti presidenti (Bernanke, Greenspan e Volcker ) giovedi sera. Anche il fronte ECB è movimentato, con Praet e Constancio, seguiti da Draghi a Lisbona Giovedi sera.

La seduta odierna si è chiusa in Europa con un tono incolore e guadagni marginali (Milano negativa a causa, al solito, del settore bancario). Modesti i movimenti su divise, mentre i rendimenti sono marginalmente calati sui bond core e saliti sui periferici. Il tutto con volumi modesti.
Domani, con il ritorno della Cina sui mercati, l’attività dovrebbe riprendere a ritmi regolari.